Non dirmi che hai paura
di Giuseppe Catozzella
pagine 236, euro 15, Feltrinelli
'Non dirmi che hai paura'
di Giuseppe Catozzella
pagine 236 - €15
Feltrinelli
Ci fu un intero stadio ad applaudirla mentre—ultima della sua batteria — tagliava il traguardo dei 200 metri alle Olimpiadi di Pechino, nel 2008. Ci fu il buio del mare a inghiottirla, nella primavera del 2012, durante il naufragio — uno dei tanti — di un barcone di migranti che dalle coste libiche cercava di raggiungere l’Italia. Samia Yusuf Omar era una giovane promessa dell’atletica leggera, ‘nata per correre’, anche se in casa i soldi erano pochi, anche se gli allenamenti consistevano solo nel macinare chilometri di corsa su strade dissestate, con ai piedi scarpe rotte e inadatte. Anche se — soprattutto — Samia era nata a Mogadiscio nel ’91 e la guerra era «la sua sorella maggiore», compagna da sempre di una vita difficile, ombra lunga su un’esistenza segnata. Giuseppe Catozzella, scrittore e giornalista, racconta la storia di Samia in Non dirmi che hai paura, racconto autentico seppure in forma di romanzo in prima persona, frutto dei lunghi dialoghi intercorsi tra l’autore e Hodan, sorella della sventurata atleta. E’ quindi Samia a parlare, a raccontare i suoi sogni: è una bambina prima e poi un’adolescente a sgranare i suoi occhi su un mondo che lei non vuole credere cattivo, neppure quando la situazione precipita. Gioca, Samia, mentre i miliziani intorno a lei si sparano, uccidendo chi è di un clan diverso. Studia, Samia, perché la sua è una famiglia povera che ci tiene all’istruzione dei figli — e alla loro libertà — e non fa differenze tra maschi e femmine. Corre, Samia, che fin da piccolissimasa che arriverà alle Olimpiadi. Corre, Samia, anche quando i taliban diventano i padroni di Mogadiscio e alle donne impediscono ogni cosa. Il tono di Catozzella è leggero, ha un tocco di ingenuità, ed è tanto più stridente se confrontato con la realtà che aspetta Samia e le migliaia di migranti scomparse in mare e a cui nessuno ha mai restituito un nome, un volto, una vita. La speranza di libertà e il sogno di correre a Londra 2012 sostengono Samia nell’affrontare il ‘Viaggio’: mesi di incertezza e di cammino, di sfruttamento, di dolore, di annientamento fisico e psicologico in balia di mercanti di uomini e di donne. Fino all’ultimo, fino a quel finale atroce che tutto cancella, che annienta i sogni e la voglia di correre di una ragazzina somala.
Barbara Caffi
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