L'ANALISI
Dalla Casa Natale del Maestro sabato 20 luglio
12 Luglio 2013 - 11:20
Nell'anno delle Celebrazioni del Bicentenario della Nascita di Giuseppe Verdi il Comune di Busseto presenta "Echi notturni di incanti verdiani" il progetto artistico di Ravenna Festival, per la regia di Cristina Mazzavillani Muti, che vedrà Violetta, Leonora, Gilda, Il Conte di Luna, Sparafucile... rivivere, in una nuova dimensione di sogno.
Non si può riassumere Verdi in una singola opera e allora, per celebrarlo facendo risaltare tutto l'incanto della sua inarrivabile invenzione musicale e drammaturgica, meglio affondare le mani nell'intero catalogo e chiamarne a raccolta i personaggi più amati. Come le eroine della cosiddetta "trilogia popolare": farle incontrare in una notte di luna piena per abbracciare con loro nella sua casa natale il grande maestro creatore.
Tutto prende vita nello spazio che separa appunto, l'antica osteria-stazione di posta dove Giuseppe Verdi è nato e la chiesa che l'ha visto, prima chierichetto, poi organista, muovere i primi passi di musicista. Lì sarà raccolto il pubblico, come in una sorta di anfiteatro affacciato sullo stesso prato di allora e sulla facciata di quella umile dimora. E mentre sotto i raggi della luna, la casa tornerà ad animarsi di luci e voci, il cupo rintocco delle campane suonate "a morto" punteggerà, riprendendone i versi introduttivi, una delle più significative pagine corali verdiane, "Patria oppressa" dal "Macbeth". Un coro che sembra riassumere la difficile stagione che il mondo sta attraversando - "O figli, o figli miei! Da quel tiranno tutti uccisi voi foste" -, un mondo appunto tiranno e pieno di indifferenza, di solitudini egoistiche, e dimentico del buono e del bene che pur continuano ad esistere.
Una visione onirica del mondo verdiano, che nasce dall'oscurità del pianto del popolo oppresso per chiudersi con il canto di speranza di un altro popolo, quello ebreo del "Va pensiero", in un percorso lungo il quale i personaggi verdiani si intrecceranno tra loro, ombre affettuose che si aggirano lievi tra le stanze di quella casa, evocando l'anima verdiana, scolpita per sempre nel severo e paterno profilo di quel bellissimo monumento posto all'entrata. Che si fa anch'esso scenografia, insieme al camino che torna a fumare e alle finestre di nuovo aperte: una casa che canta, sospira, vive.
Il cast di giovani, ma già affermatissimi cantanti, è frutto della riuscita esperienza del progetto operistico che ha concluso con grande successo di pubblico e di critica l'edizione 2012 di Ravenna Festival, la messa in scena, sullo stesso palcoscenico, e nel giro di una manciata di giorni della cosiddetta "trilogia popolare" verdiana: Rigoletto, Trovatore e Traviata. Tre titoli, tra i più amati dal pubblico di tutti i tempi, che Giuseppe Verdi compose nell'arco di soli tre anni (tra il 1851 e il 1853) in un irripetibile empito creativo, che sono stati presentati al Teatro Alighieri l'uno dopo l'altro, in tre serate consecutive, realizzando una sorta di imperdibile "maratona" lirica. Una "trilogia d'autunno", che per Ravenna Festival ha segnato l'approdo di molti anni di sperimentazioni e di produzioni realizzate secondo dinamiche laboratoriali e affidate alla più innovativa e vitale dell e risorse: i giovani. È infatti coinvolgendo giovani talenti che si è affrontata questa sfida: capace da una parte di offrire ad essi l'opportunità di formarsi misurandosi con il grande repertorio, dall'altra di indicare possibili vie per il futuro sviluppo del teatro in musica, strategie produttive che sappiano conciliare le esigenze di contenimento dei costi e la necessità di allestimenti agili e funzionali con l'irrinunciabile qualità interpretativa e il rigoroso rispetto del dettato musicale.
L'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini sarà diretta dal Maestro Nicola Paszkowski, mentre il coro, accompagnato dal Maestro Corrado Casati, sarà quello del Teatro Municipale di Piacenza. Ad interpretare alcune tra le arie più note Macbeth, Il Trovatore, La traviata, Rigoletto e Nabucco saranno: Rosa Feola (soprano), Anna Kasyan (soprano), Irina Dubrovskaya (soprano), Antonio Corianò (tenore), Isabel de Paoli (mezzosoprano), Francesco Landolfi (baritono), Alessandro Luongo (baritono), Andrej Zemskov (basso). I costumi sono di Alessandro Lai, le luci sono firmate da un poeta dell'illuminotecnica come Vincent Longuemare.
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