L'ANALISI
09 Dicembre 2014 - 13:20
Cremona - CineChaplin, ore 21
CREMONA — Giovedì alle 21 al CineChaplin sarà proiettato il film Enzo Tortora, una ferita italiana. Alla presentazione sarà presente anche il regista Ambrogio Crespi. Il film è un documentario che ripercorre la vicenda — tragica e surreale — che nel 1983 coinvolse Enzo Tortora, uno dei più amati conduttori televisivi. Accusato di associazione per delinquere di stampo camorristico, Tortora subì anche un’ oltraggiosa gogna mediatica, al punto da essere mostrato in manette, esposto al pari di un ‘t ro f e o’. Giornalista colto e raffinato, volto popolarissimo della Rai grazie a Portobello, ma soprattutto uomo perbene, Enzo Tortora fu vittima di un clamoroso errore giudiziario.
Dopo sette mesi tra carcere e arresti domiciliari e un lungo iter processuale, l’i n n ocenza di Tortora fu riconosciuta senza ombre. Il processo evidenziò, oltre alla falsità delle accuse di un presunto pentito, anche una serie di errori madornali e imperdonabili leggerezze compiuti da chi aveva il compito e il dovere di indagare e fare verifiche. Memorabile l’appello di Tortora in aula ai giudici che lo stavano processando: «Io grido: ‘Sono innocente’. Lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti che sono emersi da questo dibattimento! Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi». E la sua dignità nel dire: ‘Dunque, dove eravamo rimasti?’ al rientro in tv, quattro anni dopo l’arresto, segnò una pagina indimenticabile della recente storia italiana. Il ‘caso Tortora’ portò, sempre nel 1987, al referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. Responsabilità civile che oggi è disciplinata dalla cosiddetta ‘legge Vassalli’ del 1988.
Crespi mescola con abilità il materiale di repertorio a interviste fatte ad amici e familiari di Tortora, a giornalisti e avvocati, fornendo molti spunti inediti. «Il caso Tortora — spiega il regista — è una ferita ancora aperta, troppo spesso una bandiera sventolata sulle barricate degli opposti schieramenti. A trent’anni dal suo arresto e venticinque dalla sua morte è necessario ricostruire, attraverso i protagonisti e testimoni, una vicenda che è un archetipo tutto italiano sia da un punto di vista umano sia storico ». Un anno dopo essere stato riconosciuto innocente, Tortora morì, ucciso da un tumore. (b.c.)
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