L'ANALISI
20 Novembre 2014 - 15:30
Roberta de Falco
‘Il tempo non cancella’
Sperling & Kupfer
312 pagine, € 16.90
«Dopo tanti anni passati a scrivere sceneggiature per altri, l’idea di poter finalmente inventare una storia senza che nessun produttore, regista o funzionario televisivo ci potesse mettere le mani costringendomi a cambiarla, mi attirava molto. Non sono più giovane, e lo spettro di una vecchiaia inoperosa e sempre più ripetitiva nei suoi riti e nelle sue abitudini mi atterriva. Sentivo il bisogno di non mandare la mia testa in pensione, metterla ancora alla prova, farla lavorare». Con questo spirito Roberta Mazzoni, autrice e sceneggiatrice cinematografica, ha scelto lo pseudonimo Roberta de Falco e ha creato il commissario Benussi, sbirro letterato, commissario della squadra mobile di Trieste, ora alla sua quarta storia dopo il fortunato esordio in ‘Nessuno è innocente’. In polizia da molti anni, Benussi conosce bene il suo mestiere. Sa che può regalare grandi soddisfazioni e gigantesche rotture di scatole. Ma tutto sommato non si può lamentare, dal momento che, qua e là, gli lascia il tempo di dedicarsi alla sua vera passione: la scrittura. Ora che ha finalmente terminato il suo romanzo, non può credere al colpo di fortuna che gli è capitato. Rhoda Wallace, uno dei più importanti agenti letterari, è a Trieste in occasione di un evento prestigioso. L’università si prepara infatti a coronare con la laurea honoris causa la lunga carriera di Ivo Radek, famosissimo scrittore di origini istriane da lei rappresentato. Per Benussi è un’occasione perfetta per incontrarla di persona e convincerla a leggere il suo testo. Qualcosa però va storto e Radek viene ritrovato in fin di vita tra gli scaffali della biblioteca di facoltà. La ferita alla testa fa da subito pensare a un’aggressione, ma chi poteva desiderare la morte dell’anziano scrittore? In realtà, avviando le indagini, a Benussi e alla sua squadra basta poco per capire che intorno alla vittima si dipana una fitta rete di rancori. Tra grandi editori che si contendono furiosamente le sue opere, familiari delusi e rivali invidiosi sono in molti quelli su cui potrebbero cadere i sospetti. Ma è dove l’odio ha radici profonde che la colpa si annida più facilmente. In una Trieste affascinante e malinconica, un giallo dalle tinte delicate che getta uno sguardo intelligente e critico sul mondo dei libri. Un’avventura che si snoda, come da manuale, tra umane debolezze e amore per la scrittura. E’ stata una bella avventura anche per l’autrice: «La voglia di scrivere l’ho sempre avuta e qualche tentativo negli anni c’è stato, ma non è mai arrivato a superare la soglia della pubblicazione. Erano tutte opere traballanti, lagne autobiografiche, fumosità stilistiche. No, la Letteratura con la L maiuscola non faceva per me. Per questo ho aspettato tanti anni a cimentarmi di nuovo con la narrativa: non avevo fiducia nella mie capacità. Poi, un giorno, un’amica, vedendomi inquieta e insoddisfatta della mia vita, mi ha detto: ‘Scrivi sceneggiature da sempre, ti piacciono i gialli, perché non provi a scriverne uno?’ E così, una mattina di gennaio del 2012 mi sono messa a scrivere». E ora non si ferma più. Per fortuna.
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