L'ANALISI
11 Ottobre 2014 - 16:43
Simonetta Agnello Hornby
‘La mia Londra’
Giunti
265 pagine, € 16
Una città e una donna s’incontrano un giorno, senza conoscersi per niente s’innamorano: come in ogni vera storia d’amore, anno dopo anno, non smettono mai di stupirsi. Così Simonetta Agnello Hornby e la «sua» Londra, che racconta in un delizioso volume che è un po’ romanzo, molto autobiografia, guida per viaggiatori curiosi, manuale per italiani saggi che vogliono scrollarsi di dosso un pochino di provincia, pamphlet che dovrebbero studiare amministratori e politici alla ricerca di ricette per far funzionare le loro città. Ma anche un manuale per viaggiatori nella vita, esploratori dell’esistenza per imparare a perdersi un pochino tutti i giorni sulla strada delle abitudini. E poi chi ha amato i romanzi ‘siciliani’ di questa raffinata autrice ritroverà in queste pagine vecchi sapori e novità. È il libro di una donna che dovrebbero leggere tutte le donne, tutte quelle che non hanno avuto come Simonetta il coraggio e la fortuna di prendere un aereo da Punta Raisi nel settembre del 1963 e volare in una Londra in pieno, straordinario fermento culturale. Ovviamente la siciliana doc non sarebbe più tornata indietro, avrebbe vissuto il suo passaggio da adolescente a donna, in una città che è l’essenza stessa della crescita, della ricerca, dello sviluppo. E conosciuto l’amore vero e messi al mondo due figli, diventata avvocato prima nella City poi in un quartiere ad alto tasso di cittadini stranieri e scarso reddito, solo nella maturità avrà trovato la forza di scrivere un libro che parla di case, di ponti e di strade, di pub e di mercati, ma che è decisamente e profondamente intimo. «Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco anche di vivere; perché Londra offre tutto ciò che la vita può offrire», diceva Samuel Johnson nel 1777, alla soglia dei settant’anni parlando con il suo biografo. Johnson è un po’ la guida spirituale della Agnello Hornby, la sua patente di consanguineità con la Londra alla quale vuole appartenere, perché nonostante il primo capitolo del libro si chiami «Un’aliena a Londra», veramente aliena non si è sentita che per pochi istanti. Che passi da una casa all’altra da Underhill Road ad Ashley Gardens, o si aggiri per la City, o ancora vada alla ricerca di vestiti usati, o ancora pratichi il vagabondaggio tra i parchi come il meraviglioso giardino botanico di Kew, o le spedizioni a Greenwich, il suo sguardo è quello luccicante del viaggiatore appagato.
Elisabetta Stefanelli
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