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Comunicato Stampa: Presidente Ciambetti: “La Pala del Carpaccio ritorna a Pirano nel segno della Serenissima”

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10 Settembre 2025 - 16:51

Comunicato Stampa: Presidente Ciambetti: “La Pala del Carpaccio ritorna a Pirano nel segno della Serenissima”

(Arv) Venezia 10 set. 2025 - “Concordo con chi definisce un errore parlare di “restituzione” della pala di Vittor Carpaccio “Madonna col Bambino, i santi Ambrogio, Pietro, Francesco, Antonio, Chiara, Giorgio e due angeli musicanti” che l’artista veneziano dipinse nel 1518 per l’altare della chiesa francescana di Pirano”. Così il Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti che spiega: “Come ha già ben notato Ettore Beggiato, non v’è restituzione alcuna, ma ritorno o, meglio, ricollocazione nella sua sede originale per la quale era stata concepita dal Carpaccio e dalla quale era stata spostata per essere messa in sicurezza durante, e dopo, la Seconda Guerra Mondiale. Dopo la rivoluzionaria pittura tonale di Giorgione e la progressiva affermazione del giovane Tiziano, Carpaccio trovò importanti committenze in Istria. Opere della tarda maturità, di straordinaria coerenza e forza, che proprio la recente mostra veneziana ha valorizzato, a partire dal capolavoro più significativo di questa fase, la Pala di Capodistria realizzata nel 1516 per il Duomo della città, all'epoca fiorente capoluogo dell'Istria veneta. Di due anni più tardi, 1518, la Pala per la chiesa francescana di Pirano oggi al centro di una “querelle” che ha trovato spazio persino nel Times di Londra non a caso nei giorni in cui l’autorevole quotidiano inglese annuncia i risultati di un sondaggio sui fregi del Partenone da cui emerge che “Oltre la metà dei britannici ritiene che i marmi di Elgin debbano essere restituiti”. Come è noto, il dibattito sui marmi di Elgin, più della metà di quello che oggi resta della decorazione scultorea del Partenone oltre ad altri pezzi provenienti da altri edifici dell’Acropoli ateniese oggi custoditi nel British Museum, da anni sviluppa una riflessione complessa, e di straordinaria attualità, sul tema delle restituzioni di opere e reperti sottratti durante i periodi coloniali o nelle razzie di guerra”. “Ma non è questo il caso della pala di Carpaccio - prosegue Ciambetti - che casomai testimonia la venezianità delle terre d’Istria, di gran parte della Dalmazia o del Quarnaro, il loro profondo legame con la Serenissima e il legame che univa le due sponde di quello che per secoli fu chiamato Golfo di Venezia. I francescani di Padova, ai quali era stata affidata la Pala nel 1943 perché i proprietari legittimi, i frati di Pirano, erano stati arrestati dalla SS e incarcerati a Trieste, oggi restituiscono ai loro confratelli e ai fedeli piranesi un’opera che avevano custodito negli anni terribili della fine del Secondo Conflitto Mondiale, dell’esodo istriano, delle foibe e delle pulizie etniche. Anni in cui, non ci si faceva scrupolo nel distruggere le inconfutabili testimonianze della venezianità, al fine di cancellare l’identità e la memoria collettiva per sostituirla con la nuova realtà. Il caso della pala piranese è ben diverso dalle spoliazioni colonialiste, dai bottini di guerra o dalle pulizie etniche e casomai testimonia ben altro, a iniziare dal rapporto strettissimo tra Venezia, il Carpaccio l’Istria e la società dalmata per la quale il grande pittore nel pieno della sua fama aveva realizzato proprio a Venezia lo straordinario ciclo per la Scuola di San Giorgio degli Schiavoni. Legami profondi suggeriti dal suo stesso cognome, Scarpaza, cementati dalla sua profonda connessione con la comunità dalmata di Venezia e confermati dalla sua attività artistica nell'Istria veneta, terra che oggi, con questo ritorno, ritrova un tassello non piccolo della sua identità e storia”.

La responsabilità editoriale e i contenuti di cui al presente comunicato stampa sono a cura di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

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