Altre notizie da questa sezione
Più letti
Ricerca sulle origini del palazzotto di Duemiglia
Bruciati vivi due figli di un dirigente del MSI a Roma
Haven, bomba ecologica a Genova
Inizio del processo Moro tra proteste e gazzarre
Un film su Guarneri del Gesù sarà girato a Cremona
Trovato il vaccino contro la poliomielite
Blog
di luca puerari
Le sconfitte fanno crescere: per Sinner l’unico rischio è la fretta
di Nicola Arrigoni
di Fabio Guerreschi
Luppolo in Rock, Katatonia e Moonspell ultimi colpi
26 febbraio 2003
ROMA — Alberto Sordi è morto l'altra notte nella sua villa di piazza Numa Pompilio, a Roma, assistito dalla sorella Aurelia. Tutta l'Italia si è svegliata un po' più triste. L'attore aveva 82 anni, da circa sei mesi era stato colpito da una grave forma di bronchite. I funerali si svolgeranno nella Basilica di San Giovanni, e saranno trasmessi in diretta da Raiuno e dal Tg4.
Tra i primi a rendere omaggio al grande attore, il presidente della Repubblica. «È stato un grande dolore— ha detto Carlo Azeglio Ciampi— veramente Sordi ha interpretato i sentimenti degli italiani, soprattutto nei momenti più difficili e duri».
Ma alla camera ardente allestita al Campidoglio sono arrivate migliaia di persone comuni. In poco più di cinque ore oltre 50mila romani hanno visitato la salma del grande attore. I romani, un fiume in piena di tristezza e incredulità, sono andati in Campidoglio per salutare Alberto, figlio di Roma, artista, di più, un amico, «uno di noi», dicono. E lo dicono portandosi dietro mazzi di fiori, rigorosamente giallorossi, sciarpe della Roma, facce sbigottite e bigliettini vergati anche e soprattutto in romanesco.
Un imperatore, dice qualcuno, un discendente della Lupa, romano nel carattere ma anche nei tratti decisi e netti, ora ancora di più nell'immobilità. Sono qui per lui i romani, sono qui per salutare chi più di tutti tra gli attori li ha saputi rappresentare, ha saputo restituire all'Italia, al mondo quel cinismo, quell'indolenza, quell'ironia corrosiva e pigra scovata nei vicoli di Trastevere, di Testaccio, di Campo de' Fiori e diventata patrimonio globale. Ecco che davanti quella bara coperta da un velo trasparente sfilano mille Nando Moriconi, ragazzi con sogni più grandi di loro e l'ingenuità di portarsi dietro figli piccoli, vessilli della Roma e lacrime nascoste.
Passa qui nell'Aula Giulio Cesare anche il vigile irreprensibile, il medico della mutua, il vitellone, il tassinaro, il vetturino, il borghese piccolo piccolo, immagini di una geografia che non è solo e non è più capitolina. C'è la Roma degli ottantenni, «perchè Alberto è stato il percorso della nostra vita, dal dopoguerra al boom economico», ma sono presenti anche tantissimi ragazzi e ragazze, arrivati dalle borgate, dalle periferie con il piercing, i tatuaggi e l'incrollabile convinzione «lui era Roma e basta».
Il pellegrinaggio del popolo di Roma era iniziato già alla mattina davanti quella casa, la casa di Alberto Sordi, che per i romani è un luogo imprescindibile e quasi tutti conoscono. Lì, davanti quella villa che domina Caracalla e più giù il Circo Massimo i romani erano andati a salutarlo, alla spicciolata, quasi increduli e assonnati. Poi pian piano la città si è svegliata e alle 16, quando il feretro è uscito per raggiungere il Campidoglio, un mare di gente lo ha accolto applaudendo.
25 Febbraio 2021
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Direttore responsabile: Marco Bencivenga
Lascia il tuo commento A discrezione della redazione il tuo commento potrá essere pubblicato sull´edizione cartacea del quotidiano.
Condividi le tue opinioni su La Provincia