L'ANALISI
12 Dicembre 2020 - 07:00
Questa notte ci ricorda...
S. Lucia 1962, puntuale, come ogni anno, questa notte farà il suo "giro" per le case di grandi e piccini. Purtroppo non per tutti la gioia sarà completa. Molti desideri saranno rimasti tali anche domani, allo spuntar del giorno. Questa fiaba, bellissima, umana e tanto cara a tutti i bimbi, l'abbiamo assaporata anche noi. Ed è tanto bella e sublime che è altrettanto difficile poterla tradurre in parole.
Abbiamo scritto anche noi, per alcuni anni, letterine a S. Lucia. La mano tremante sulla carta rigata per il desiderio e l'ansia di potere avere il giocattolo preferito, o un pacchetto di dolciumi prelibati. Poi, un certo anno, la piccola e nello stesso tempo immensa delusione... La bella favola dell’arrivo dal cielo dei doni, finì. Forse per ogni bimbo questa è la prima grande delusione. O almeno lo fu per noi. Rimane però sempre quel desiderio sottile e fanciullesco, l’attesa di ricevere un dono per Santa Lucia. Lo desideriamo anche se sappiamo che forse nessuno penserà a noi in questo giorno.
Parlare di S. Lucia nell'anno 1962, con gli «Sputnik» che volano sulla testa, con le guerre fredde e calde e tiepide, sembra fare dell'ironia. Sembra di essere fuori dal mondo. Eppure tutti desideriamo ricevere magari un piccolo dono per sentire quel calore che penetra tra noi quando lo stiamo scartando, quando le mani con un tremito quasi impercettibile slegano il nastrino e lacerano la carta.
E per chi, malauguratamente, non ha più alcuna persona cara vicina, il giorno di S. Lucia è triste. Il ricordo va ai giorni felici in cui il babbo, la mamma, i nonni avevano preparato ogni cosa sul comodino o nella stanza accanto. Il ricordo va al mazzolino di fieno trepidamente legato, all'acqua per l'asinello, al... caffè approntato per S. Lucia.
La biciclettina rossa, il fucile, il meccano, sono ancora nel nostro cuore. Intatti così come li abbiamo ricevuti dai nostri genitori, dai nostri nonni. Ed ogni anno ritornano alla nostra mente, così come ritorna invariabilmente un volto caro ormai passato al Cielo.
Ricordi ai quali siamo legati perché ci riportano agli anni più spensierati e più belli della nostra fanciullezza. Le voci dei ricordi: «Ti raccomando, non aprire gli occhi se senti scampanellare, sta arrivando S. Lucia. Ti verrà accanto al lettino e se ti troverà sveglio lascerà al posto dei doni il carbone». E poi ancora «Devi essere buono perchè altrimenti S. Lucia non verrà».
Giorni «terribili» quelli che precedono la festa. E tutti, anche noi, lo abbiamo fatto, promettono che ubbidiranno alla mamma e al babbo e che studieranno. Il timore di non ricevere il dono desiderato è reale, vivo, tanto che per qualche giorno, si riesce a stare proprio buoni, a farsi lavare e pettinare al mattino senza strillare e bere la medicina senza protestare.
Poi gli anni passano e la nostra gioia, l'infantile desiderio svanisce come la neve al sole. Ma ci sono altri bimbi che ci seguono ed è ad essi che infondiamo, come hanno fatto i nostri genitori, la stupenda favola di S. Lucia. Una favola a volte fatta anche di lacrime. Non solo del bimbo che non ha ricevuto nulla, ma anche quella dei genitori che nulla hanno potuto fare per il loro bimbo.
Vorremmo veramente che per tutti i bambini indistintamente fosse una S. Lucia come essi desiderano. Vorremmo utopisticamente che S. Lucia riuscisse, con l'aiuto di chi potrebbe, ad essere uguale per tutti. Purtroppo invece su molti comodini quando il bimbo si sveglierà non troverà ciò che aveva tanto sognato. La sua mamma, il suo babbo forse racconteranno che «S. Lucia non aveva più doni», forse in un attimo di scoramento e trattenendo le lacrime gli diranno che è stato cattivo. Piccole bugie per nascondere la realtà dei fatti: l'impossibilità del bilancio familiare di spendere.
È la storia di tanti piccoli innocenti che vorremmo in questo giorno abbracciare simbolicamente. Un abbraccio che vuole significare comprensione e solidarietà con l'augurio che questa notte S. Lucia possa portare a tutti un dono.
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