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L'EMERGENZA CARO ENERGIA

Ecco come le fonti rinnovabili possono garantire autonomia

Forum con A2A e The European House - Ambrosetti: Italia fra i Paesi più virtuosi, la spinta decisiva

Mauro Cabrini

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mcabrini@laprovinciacr.it

03 Settembre 2022 - 09:04

Ecco come le fonti rinnovabili possono garantire autonomia

CREMONA - Lo scenario di partenza: l’Italia è oggi quintultima in Europa per autonomia energetica ma seconda per disponibilità di risorse rinnovabili sul proprio territorio. E sfruttando le sue materie prime — acqua, vento, sole e rifiuti –, oltre che agendo su elettrificazione dei consumi ed efficientamento, può raggiungere il 58,4% di autonomia energetica, quasi triplicando gli attuali livelli. Il «nota bene»: è ottenibile una crescita di potenza installata di 105,1 GW di solare, 21,1 GW di eolico e 3,3 GW di idroelettrico dall’attivazione delle fonti di energia rinnovabili e circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti possono essere avviati a recupero energetico producendo elettricità per oltre 7 TWh. Ancora: la valorizzazione del biometano può attivare circa 6,3 miliardi di m3. È partendo da qui, analizzando la scena economica e geopolitico mondiale e la conseguente, obbligata, riflessione rispetto al tema della dipendenza delle forniture energetiche e della necessità di accelerare il percorso di decarbonizzazione e di transizione energetica, che ieri, nell’ambito del Forum di The European House – Ambrosetti, è stato presentato a Cernobbio lo studio «Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti le nostre materie prime», realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con A2A.

Al tavolo c’erano Marco Patuano, presidente di A2A, e Renato Mazzoncini, amministratore delegato e direttore generale. «La ricerca ha l’obiettivo di qualificare come la valorizzazione delle fonti energetiche disponibili sul territorio italiano possa contribuire all’autonomia energetica del Paese — hanno spiegato —. Abbiamo quantificato le opportunità di sviluppo dei territori a partire da uno studio approfondito delle loro caratteristiche e per garantire la concretezza dell’analisi le opportunità di sviluppo sono state identificate in ottica di rapida attivazione e alla luce di tecnologie correnti e vincoli normativi e strutturali in essere. La possibilità di ottimizzare ulteriormente la produzione a seconda delle peculiarità delle singole regioni italiane, delle relative risorse disponibili e degli impianti già presenti, consentirebbe di attivare il pieno potenziale dell’Italia e di renderla meno soggetta a dinamiche esogene».


Mazzoncini è stato chiaro: «Veniamo da un’estate caratterizzata dal perdurare degli effetti di una crisi geopolitica ed economica e da quelli sempre più evidenti del climate change. Uno scenario che sta favorendo la consapevolezza della necessità di utilizzare al massimo le fonti energetiche rinnovabili per rendere il Paese quanto più possibile autonomo e per accelerare il processo di decarbonizzazione e transizione ecologica. Oggi, secondo l’indicatore elaborato da Ambrosetti, l’Italia è quintultima in Europa per autonomia energetica ma è seconda per disponibilità di risorse rinnovabili sul proprio territorio». Ed è proprio il pieno sfruttamento delle nostre fonti autoctone — acqua, vento, sole e rifiuti — che permetterebbe di triplicare l’indipendenza italiana dall’approvvigionamento energetico estero: «Con un incremento di quasi quattro volte rispetto a quello rilevato negli ultimi 20 anni, a vantaggio di cittadini e imprese» ha definito la forbice Mazzoncini.

Secondo l’indice realizzato da The European House – Ambrosetti, l’Italia è uno dei Paesi con la più bassa autonomia energetica in Europa, producendo nel proprio territorio solo il 22,5% dell’energia consumata, a fronte di una media europea del 39,5%. In termini comparativi, l’Italia è quintultima in UE davanti solo a Malta (2,7%), Lussemburgo (5,0%), Cipro (7,2%) e Belgio (22,4%). Allo stesso tempo, tuttavia, è tra i Paesi più virtuosi in termini di miglioramento dell’autonomia energetica, avendo aumentato il proprio livello di 9 punti percentuali tra il 2000 e il 2019. Una crescita principalmente riconducibile allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili presenti sul territorio e ulteriormente sfruttabili. Secondo l’indice composito elaborato da The European House – Ambrosetti, che considera la fruibilità di acqua, sole e vento sul territorio, l’Italia è seconda in UE per disponibilità di fonti energetiche rinnovabili. Così, adottando una logica di rapida attivazione delle fonti energetiche sui territori, lo studio evidenzia come il potenziamento della produzione autoctona di energie rinnovabili consentirebbe di aumentare l’autonomia energetica. Relativamente al fotovoltaico, l’opportunità di sviluppo in Italia risulta pari a 105,1 GW addizionali, quasi 5 volte la capacità installata odierna. Di questi GW incrementali, circa il 40% è legato agli impianti installati sui tetti, mentre il 60% agli impianti a terra.

In particolare, Lombardia, Sicilia e Puglia valgono insieme il 32% della potenza addizionale. Per quanto riguarda l’eolico, la valorizzazione delle opportunità di sviluppo nei territori del Paese – a tecnologie correnti e vincoli normativi e strutturali in essere – abilita un incremento di potenza di 21,1 GW rispetto ad oggi, ovvero quasi 2 volte la capacità attuale installata. Infine, la valorizzazione dell’idroelettrico attraverso il repowering di impianti esistenti e lo sviluppo di impianti di mini-idroelettrico abiliterebbe un incremento della potenza di 3,3 GW concentrata in Lombardia, Trentino e Piemonte, oltre il 20% della capacità idroelettrica oggi installata.

Una quarta risorsa presente nel territorio, che si affianca alle fonti energetiche rinnovabili, sono i rifiuti. Una corretta gestione, tramite anche il ricorso al recupero energetico, consente infatti sia di abbattere il ricorso alle discariche sia di contribuire ad accrescere la produzione nazionale di energia elettrica. Nel complesso, l’Italia presenta oggi un’opportunità di recupero energetico da rifiuti (urbani e speciali) e da fanghi di depurazione che ammonta a oltre 8 milioni di tonnellate. Valorizzare una simile opportunità può abilitare una generazione elettrica di oltre 7 TWh, pari a circa il 2% dell’attuale fabbisogno annuale di generazione elettrica italiana. «Un’efficace gestione di rifiuti e scarti di produzione può inoltre creare le condizioni per lo sviluppo della filiera del biometano — hanno spiegato i vertici di A2A —. Nello specifico, considerando la riconversione degli impianti di biogas oggi esistenti, la valorizzazione della FORSU e delle biomasse di integrazione, l’Italia può produrre circa 6,3 miliardi di m3 di biometano, circa il doppio della produzione nazionale di gas, l’8% del consumo nazionale di gas e il 22% delle importazioni di gas dalla Russia».

Ha tirato le fila del confronto Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti: «Il mutato contesto geopolitico mondiale ha messo al centro delle agende europee e nazionali il tema dell’autonomia energetica — ha definito il quadro —. L’Italia è il secondo Paese dell’Unione Europea per disponibilità di fonti energetiche rinnovabili e queste risorse devono essere attivate il prima possibile, attraverso un forte coinvolgimento dei territori. La valorizzazione di acqua, vento, sole e rifiuti – attivabili rapidamente alla luce di tecnologie e vincoli correnti - può aumentare la nostra autonomia energetica di quasi 36 punti percentuale, contribuendo in modo sostanziale a garantire gli attuali livelli di consumo e raggiungere i più importanti traguardi di sostenibilità e decarbonizzazione». Autonomia? Possibile. Ma quando?

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