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La favola di villa Flaminia

Una dimora piena di preziosi e raffinati tesori un giardino meraviglioso dove giocare e fantasticare

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

23 Luglio 2013 - 18:07

La favola di villa Flaminia

La Lancia Fulvia Gt appartenuta alle sorelle Tonghini

Per chi era bambino dei primi anni Sessanta, villa Flaminia rappresentava una sorta di scatola magica, un sogno irraggiungibile, un giardino dell’eden in miniatura. A pochi era dato privilegio di accedervi, ammirare lo scalone e il pianoforte a coda posto nell’ingresso poi salire fino al primo piano, dove campeggiava, incombente, l’enorme ritratto del colonnello Tonghini, padrone di casa. I più si limitavano, afferrata con le manine la robusta cancellata, ad ammirare quelle meraviglie, a fantasticare sugli abitanti, a invidiare quei pochi fortunati bimbetti della buona società che vi avevano accesso accompagnando mamme e nonne al rito del tè o ai pomeriggi in cui, in un clima cordiale seppure di grande formalità, le sorelle Tonghini ricevevano le amiche. Pensiamo come potevano apparire, agli occhi dell’infanzia, l’enorme voliera di uccelli rari e coloratissimi, la serra coperta piena di piante rigogliose e preziose, le gabbie di canarini e pappagalli. E poi l’immenso parco, che degradava fin quasi ad affacciarsi sul Cavo Cerca, rigoglioso e curatissimo dal personale di serviziomasoprattutto da Luisa. Molto d’effetto anche l’arredo, ‘pieno’ ma di gran gusto: un’infilata di salotti e salottini, grandi e piccoli sofà, tappeti preziosi che spiccavano sul pavimento di cotto screziato. Insomma, un posto magico e di grande atmosfera senza mai risultare lugubre. Le sorelle avevano ricevuto un’educazione quasi militaresca. Cristina alta e magra, lunga gonna grigia e camicetta bianca, sempre impeccabile. Luisa più volitiva, suonava il piano, dipingeva, calzava gli stivali di gomma e andava nell’orto. Forse sapeva delle incursioni notturne dei piccoli vicini di casa che facevano man bassa di noci, nocciole, castagne. Non li colse mai sul fatto, o almeno così ancora oggi si racconta. 
Villa Flaminia è una meravigliosa dimora costruita nei primi anni del Novecento, immersa in un grande parco, dimora padronale del vicino podere il Ceppo (i cui ‘resti’, il portale della cascina, sono ancora visibili in via Natali) così denominata in onore della madre delle due ultime proprietarie, Cristina e Luisa Tonghini, scomparse da alcuni anni. Oggi l’intero complesso è divenuto proprietà del Mutuo Soccorso Clero. Le sorelle Tonghini erano molto religiose, anche se potevano usufruire della cappelletta privata in villa, non mancavano mai alla prima messa domenicale accompagnate dall’autista in livrea. Prima alla guida di una Fiat 1100 poi, dal 1967, di una Lancia Fulvia gt berlina di stampo quasi vescovile, interno in velluto grigio (il cosiddetto panno Lancia) dalle immancabili tendine abbassate sul lunotto posteriore. Tre gli autisti storici: Ciatti, Chiari e Gerevini, tutti educatissimi e devoti aprivano la portiera dell’auto spinta fin sul sagrato. Facevano a gara con le amiche a chi fosse la più generosa con la parrocchia, ma alla fine, pare per uno screzio col parroco, lasciarono alla curia la loro eredità.
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