Traduzione di Hado Lyria
Pagine 158, euro 10
Edizioni Feltrinelli
di Barbara Caffi
L’atmosfera può ricordare la malinconia di una milonga in disarmo, la giovinezza che sfugge, la memoria che si fa dannazione. Ci sono le ombre lunghe di due dittature— il franchismo in Spagna e il regime militare in Argentina — che la democrazia neppure prova a offuscare, ci sono la speculazione edilizia, l’arroganza di una borghesia arricchita. C’è una città — Barcellona — che si regala un volto moderno, rinnegando il suo lato più povero, e più vero. E infine Pepe Carvalho e il suo mondo, l’amore per la buona cucina, le ammaccature della vita, i libri bruciati nel cambino, Biscuter e Charo. Ne La bella di Buenos Aires, insomma, c’è tutto Manuel Vázquez Montalbán. Il romanzo viene pubblicato da Feltrinelli a quasi dieci anni dalla morte dello scrittore catalano. E’ un inedito per l’Italia, una gemma preziosa per chi ha amato il detective e il suo autore. Nato come testo da cui trarre una sceneggiatura per la tv e pubblicato a puntate nel ’97 su «El País», il romanzo può essere considerato una sorta di prologo al Quintetto di Buenos Aires. Lo si ammette: la struttura è imperfetta, la finalità del racconto è causa di un’inevitabile frammentarietà. Eppure La bella di Buenos Aires sa regalare personaggi indimenticabili, a cominciare dalla figura della fantasmatica protagonista del titolo, descritta in assenza da chi la conosceva bene. Era bellissima, Helga, e poteva diventare l’Emmanuelle argentina. Eppure quando finisce ammazzata in una stazione della metropolitana di Barcellona nessuno la chiama più Helga: è diventata la Palita, barbona sfatta e litigiosa, che raccoglie spiccioli cantando tanghi. Investigando su di lei, Carvalho compie un viaggio a ritroso nel tempo, sulle tracce della donna in fuga dai militari e dalla polizia politica del suo paese. E’ un passato oscuro e misterioso, il suo, ed è un passato destinato a riemergere perché «il passato è il luogo dove abitano le cause, vale a dire i colpevoli. Per questo i colpevoli insistono tanto sull'inutilità del passato. Vogliono un mondo senza colpevoli ma quando la cosa risulta impossibile, quando il passato resuscita la colpa, i colpevoli tornano a uccidere, tornano ad essere quello che sono sempre stati. Assassini».
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