SOS ACQUA
MUSICA A CREMONA
02 Giugno 2022 - 09:29
I Maestri Bruno Giuranna, Salvatore Accardo, Antonio Meneses e Franco Petracchi
CREMONA - Snocciola cifre, Paolo Petrocelli, per raccontare la soddisfazione del primo anno accademico alla guida della Stauffer come direttore generale. Tira le fila degli incontri fatti e dei laboratori che verranno nelle prossime settimane, conferma l’attesissima stagione estiva nel giardino del palazzo, lavora ai corsi del prossimo anno, e poi dice: «Lo scorso anno abbiamo avuto richieste di ammissione da oltre 450 candidati da tutto il mondo e 250 allievi effettivi, divisi in percentuale tra un 60 per cento di italiani e il 40 per cento di stranieri. Si tenga conto - aggiunge - che siamo partiti in piena pandemia, nell’incertezza totale di se e come ci si sarebbe potuti spostare». Tante e ormai note le novità, che hanno arricchito l’offerta didattica tradizionale. Oltre al corso per primo violino di spalla, che ha visto convergere su Cremona dieci tra i migliori Konzertmeister europei, si sono susseguiti seminari, talk, masterclass per approfondimenti a 360 gradi su temi musicali, e concerti nella piccola e preziosa sala Stradivari che il pubblico ha potuto seguire in streaming. E sempre in streaming si è potuto assistere ai concerti che hanno chiuso l’anno accademico e che, con questa formula rinnovata, hanno raccolto il testimone di Omaggio a Cremona. In chiusura c’è stata anche la cerimonia di consegna dei diplomi: è successo per la prima volta, in un clima festoso e amicale. Lo stesso clima che, peraltro, si è avvertito nelle aule e nel backstage prima dei concerti.
Tante novità - sostenute dal Cda della Fondazione presieduta da Alessandro Tantardini - non sembrano aver sconcertato i Maestri dei corsi storici, anzi. «Qui si respira un good feeling», afferma Antonio Meneses, virtuoso del violoncello, mentre Salvatore Accardo lo prende affettuosamente in giro: «Si ostina a parlare in inglese, ma parla l’italiano meglio di noi». «Suonare e insegnare on line ovviamente non è la stessa cosa anche se a distanza c’è il vantaggio di rimanere a casa - spiega il musicista brasiliano -. Questo Centro è una meraviglia, è unico e mi rende orgoglioso il farne parte. Ho trovato anche ottimi studenti, non posso che essere soddisfatto». «Le lezioni on line sono state una necessità - interviene Accardo -, ma il contatto fisico e la vicinanza con gli studenti sono necessari. È una questione di suono, ma non solo: per correggere una posizione, lo studente lo devi proprio toccare». Per non dire della bellezza di suonare insieme, «di imparare ad ascoltare gli altri che sono con te e sentire nel modo giusto - sostiene -, è una regola che si dovrebbe seguire nella vita e che dovrebbe essere obbligatoria nei talk show televisivi dove tutti si parlano addosso e prevale chi urla più forte». Promossa - e non avrebbe potuto essere altrimenti - la nuova sede a palazzo Stauffer dove «ogni aula ha un’acustica ottimale», promossi gli allievi, quest’anno particolarmente talentuosi «e ce ne sono di giovanissimi, tre o quattro hanno solo 14 anni».
Piace ad Accardo l’idea che gli studenti possano seguire altri insegnamenti oltre al suo: «Non sono mai stato geloso, è giusto che un giovane metta a confronto più campane prima di trovare una propria strada. Ciò che non deve mai venire meno è il rispetto nei confronti del compositore». Bruno Giuranna è ancora in aula, sta finendo la lezione a due giovani violisti. C’è un passaggio da perfezionare, lo si ripete più e più volte e c’è anche il tempo per una battuta sui violini. «Ho sempre detto che gli studenti sono come il vino - dice aprendosi in un sorriso -, questa è un’ottima annata». È stato tutto complicato, tra lezioni a distanza, mascherine e incertezza. Ora però si vive l’attesa del concerto. «Quasi nessuno - spiega Giuranna - immagina che per prepararsi un musicista suona per ore da solo, da solo, da solo. E finalmente arriva il momento del concerto, il contatto con il pubblico e con i colleghi, e questo è importantissimo». Con Accardo, Franco Petracchi e il compianto Rocco Filippini, Giuranna ha vissuto anche gli inizi - ormai mitologici - della Stauffer, quando le lezioni si facevano in piazza Lodi, tra mille difficoltà logistiche. «Possiamo definirci reduci - dice -, ci sono passato di recente e ho visto che è tutto puntellato. Per noi è anche una grande responsabilità, se penso a quello che siamo riusciti a fare lavorando in quelle condizioni. Adesso siamo in questo palazzo bellissimo, è davvero un sogno».
«Ormai non sono più il papà dei miei allievi, sono il bisnonno: ci sono allievi di miei allievi che mi mandano qui i loro allievi»: Franco Petracchi scherza sull’età e sul suo strumento. «Devi essere in forze per suonare il contrabbasso - dice -, a chi mi critica perché vorrei passare alla direzione d’orchestra, suggerisco di venire con me in viaggio. Il contrabbasso non ci sta sull’aereo, non ci sta in treno e sul taxi non lo vogliono perché è troppo grosso». Quest’anno ha avuto diciotto allievi «e se gli devo dare un voto, do a tutti tra il 9 e il 10, gli undici che hanno suonato nell’Omaggio a Bottesini sono stati eccellenti. Questa è stata un’annata importante per qualità e quantità, forse complessivamente la migliore in trentasei anni che insegno qui. Molti di questi allievi potrebbero vincere dei concorsi, qualcuno anzi lo ha già fatto. Certo, la Stauffer è unica nel suo genere, da qualche parte, magari a Filadelfia o a New York danno delle borse di studio, qui invece è tutto gratuito».
Il Quartetto di Cremona fa storia a sé: genovesi, sono arrivati alla Stauffer da allievi ognuno per il proprio strumento, e qui hanno deciso di formare un ensemble, considerato oggi tra i migliori a livello internazionale. Era il 2000 e solo undici anni dopo sono diventati docenti, sempre in seno alla Stauffer, del primo corso di quartetto dell’Accademia, in un passaggio di testimone generazionale e artistico. «In un contesto internazionale instabile come quello degli ultimi anni siamo felici di aver creato per i nostri ragazzi un ambiente positivo, in cui la ricerca di una crescita e di una qualità sempre maggiore sia stata invece una sicurezza - spiega Cristiano Gualco, violino -. Come Quartetto di Cremona il nostro impegno e il nostro affetto per la nostra classe è rimasto come sempre massimo, quest’anno supportato dal grande lavoro fatto dalla Fondazione Stauffer e dal direttore generale dello Stauffer Centre for Strings Paolo Petrocelli nel creare una nuova sede e importanti aperture e relazioni internazionali. Numerosi premi e crescenti opportunità concertistiche ottenute dai nostri gruppi sono l’espressione di un’ottima sinergia tra Fondazione, Accademia, docenti e allievi, nella cornice di una sempre splendida Cremona che ci ospita tutti».
«Dopo oramai dieci anni in questa accademia - interviene Paolo Andeoli, violino - abbiamo vissuto tante belle emozioni: sapere, ad inizio anno, che tutto si sarebbe svolto in una nuova sede, con una veste rinnovata e lanciata verso un futuro musicale a 360 gradi, da un lato mi ha emozionato e caricato e dall’altro mi ha messo un po’ di timore dovuto al rinnovamento. Sono rimasto invece stupefatto di come tutto abbia funzionato alla perfezione e di come questa accademia sia cresciuta velocemente mantenendo un profilo altissimo. Non c’è bisogno di dire che è un onore ed un privilegio per me far parte di questa grande famiglia, perché sì, per me questa è una famiglia; mi sento a casa quando vengo a fare lezione e si è creato un bellissimo rapporto tra tutti i componenti, dai colleghi musicisti a tutti quelli che si occupano di mandare avanti questa macchina meravigliosa. Adoro i nostri allievi e da quest’anno, grazie anche alla nuova struttura, penso si sia creato un legame più forte con tutti loro, anche con i ragazzi degli altri corsi, che prima non si incontravano quasi mai, per via delle differenti sedi. Lavorare con giovani musicisti è sempre stimolante ed è una crescita continua per entrambe le parti. Il livello dei gruppi si alza sempre di anno in anno e grazie a questa nuova veste dell’Accademia si ha l’opportunità di lavorare serenamente e intensamente. La dimostrazione che questa macchina funziona alla perfezione sono stati i concerti di fine anno, dove i gruppi e gli allievi delle altre classi hanno avuto il privilegio di esibirsi di fronte ad un pubblico molto qualificato, noi insegnati e non solo, dimostrando un altissimo livello professionale e soprattutto musicale rendendomi fiero e orgoglioso di aver fatto parte della loro crescita».
Entusiasta anche Giovanni Scaglione, violoncello, che promuove tutto, anche l’aria condizionata: «La consegna dei diplomi ha contribuito in parte a creare ma soprattutto a dimostrare un senso di appartenenza comune a tutti, staff, studenti, direzione, docenti. Il concerto ha dimostrato inequivocabilmente quanto di meraviglioso si possa ottenere in pochi mesi se si lavora bene remando tutti nella stessa direzione». «Meraviglioso» e «splendido» sono gli aggettivi che ricorrono maggiorente nel commento di Simone Gramaglia, viola. «Questo è stato un anno strepitoso per me e per il Quartetto anche perché sono dieci anni che abbiamo il corso di quartetto e di musica da camera - ammette - e questo ha coinciso con l’inaugurazione del palazzo e dello Stauffer Center for Strings. Tutti hanno cercato di farci stare bene e di poter pensare solo alla musica, all’arte, a migliorarci. È stato organizzato tutto molto velocemente, ma davvero molto bene».
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