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CREMONA

«Macché razzismo, una banale lite da ballatoio»

A processo una anziana professoressa di 83 anni, proprietaria di un prestigioso palazzo in città. È accusata di stalking

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

07 Luglio 2023 - 19:32

«Ma che razzismo, una banale lite da ballatoio»

Il tribunale di Cremona

CREMONA - La definisce «una banale lite da ballatoio». Ritiene «assolutamente esagerato e disdicevole l’averla portata agli onori delle cronache come un episodio di razzismo». Spiega: «Si tratta di una vicenda estremamente spiacevole, che è stata inspiegabilmente resa ipertrofica a fronte di interventi mediatici di televisione pubblica, la trasmissione ‘La Vita in Diretta’ o comunque di altre amministrazioni comunali e che, secondo me, non merita tutto questo clamore».

Rimasto zitto nei giorni del «processo mediatico», perché «il processo si celebra nelle aule», oggi in Tribunale ha parlato l’avvocato Luca Curatti, il difensore di una anziana professoressa di 83 anni, proprietaria di un prestigioso palazzo in città. È accusata di stalking, di aver perseguitato «perché meridionali» marito, moglie e figlia, famiglia originaria di Bari che abita nella casa presa in affitto dalla prof da più di 22 anni. Ventuno anni di rapporti «cordiali», dal 2022 la rottura. «Tornatevene nella vostra Beri»; «Meridionali di… meglio affittare ai cinesi, ai romeni o regalarlo».

curatti

L'avvocato Luca Curatti

carletti

L'avvocato Paolo Carletti

Nel processo, la famiglia si è costituita parte civile con l’avvocato Paolo Carletti.

È la storia di un presunto stalking impastato, secondo l’accusa, con i pregiudizi che si sarebbe consumato tra panni stesi, citofonate, blitz nell’appartamento, presunte minacce e tirate di capelli.

Prima udienza della «guerra» tra inquilini e proprietaria: il processo si annuncia lungo, almeno a giudicare dal numero di testimoni. Il pm ne ha in lista 10, la parte civile uno per episodio (il capo di imputazione è lungo), la difesa 17.

Il 12 gennaio prossimo si comincerà sentendo marito, moglie e figlia. Marito, moglie e figlia non erano in aula. Non c’era nemmeno l’anziana imputata. Su consiglio del difensore, la prof. 83enne è andata a stare per un po’ dalla sorella che vive altrove.

Troppo «clamore mediatico» intorno alla metà di maggio sul caso finito persino a Bari, sulla scrivania del sindaco Antonio Decaro, al quale (lo riportò La Gazzetta del Mezzogiorno) la famiglia, anzi la moglie «fiera di essere di Bari», inviò una mail.

Trentadue righe di sfogo: «Non è tollerabile, oggi giorno, che si continui con il pregiudizio, si denigrino e discriminino persone solo perché meridionali, venga disprezzata la città d’origine di una famiglia sempre ‘puntuale’ nell’adempimento dei propri doveri e disponibile per qualsiasi cosa».

E ancora: «La nostra Bari è incantevole. Sentire sfregiare il suo nome in modo sprezzante da chi non la conosce ed al solo scopo di ferirci, perché ci sentissimo diversi è stato davvero devastante... ».

Da Roma risalì a Cremona la troupe de La Vita in Diretta che per alcuni giorni si piazzò davanti al palazzo: l’intervista in casa alla figlia in lacrime davanti alla telecamere; l’inseguimento per strada dell’anziana e spaventata prof per sentire anche la sua campana; le telefonate all’avvocato Curatti.

«Mi sono veramente stupito e la linea difensiva sino ad oggi è stata proprio quella di non accettare alcun tipo di contraddittorio che fosse sul piano mediatico o di pubblicità che, lo ribadisco, non merita questo processo. Il processo si celebra nelle aule», ha sottolineato l’avvocato Curatti. Che «l’interesse è quello di approfondire e di fare chiarezza su un reato che, a parere di questa difesa, appare davvero oltre quella che è stata una reale dinamica dei fatti».

La professoressa si difenderà. «Ho chiesto l’esame della signora e voglio rimarcare che, a mio avviso, è stata sin troppa disturbata dal clamore mediatico e anche da una pressante richiesta di informazioni o di contatti che la stessa non ha mai voluto accettare e che più volte è stata costretta a subire». Quindi, «il luogo dove tutto questo verrà discusso è l’aula del Tribunale: non sono le reti televisive. Ho sempre voluto rifiutare anch’io ogni contatto con i giornalisti de La Vita in Diretta, proprio perché l’interesse mio è quello di tutelare una signora di 83 anni, alla quale ho preferito consigliare di allontanarsi dal palazzo, di andare dalla sorella che vive da un’altra parte proprio per evitare il più possibile ogni contatto, perché anche in questo periodo, a mio giudizio la mia assistita non vive in un ambiente sereno».

Oggi il difensore ha prodotto al giudice il contratto di affitto «giusto per dare il senso del rapporto tra proprietaria e inquilini».

Come potranno convivere nello stesso palazzo proprietaria e affittuari? «Quel contratto - ha chiuso Curatti — seguirà le regole del codice civile in materia di locazione e ciascuna delle parti si riserverà ogni migliore azione».

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