L'ANALISI
07 Luglio 2023 - 17:39
(ANSA)
CREMONA - Sette anni fa ha aperto un negozio di frutta, verdura e alimentari allo Zaist, con l’intento di offrire alle molte persone anziane del quartiere un servizio ‘vecchio stile’: la bottega vicino o sotto casa, un ambiente più intimo rispetto alla «confusione» di un grande supermercato.
L’attività va «molto bene». Il commerciante ha un bel giro di clienti, la consegna a domicilio è la sua prerogativa. Il 22 ottobre del 2018, in negozio squilla il telefono. Il fruttivendolo prende l’ordine: ortaggi per il pinzimonio e sei bottiglie di pregiato rosso francese. Tra un banco di carote e uno di finocchi per il pinzimonio, va in scena il primo atto della 'truffa del Bordeaux'.
Storia di un vino «pessimo» e di 550 euro finiti nelle mani del truffatore.
Secondo la Procura, sarebbe Gennaro Vilardi, 57 anni, napoletano di Afragola, casa a Blevio (Como), accusato in concorso «con persone rimaste ignote», cioè con la «spalla», una donna che, spacciandosi per tale Paola Ferrari, alle 10.30 del 28 ottobre telefonò in negozio. Una telefonata «cordiale», dirà poi il fruttivendolo al carabiniere che prese la sua denuncia.
«Buongiorno, sono Paola Ferrari, la nuora di una sua cliente». Il negoziante non mette a fuoco, del resto di signore anziane che comprano da lui ne ha diverse. Il cognome lo trae in inganno «perché Ferrari è tipico cremonese», anche se la sedicente Paola «ha una leggera inflessione piemontese».
«Devo fare una festa con un pinzimonio. Ho bisogno di una serie di ortaggi e del vino. Prepari tutto». Il commerciante annota sul block-notes. Paola gli spiega che durante la festa deve fare anche un regalo importante: ho bisogno di un vino molto costoso, francese, un Bordeaux». Lo informa di aver contattato il fornitore, «ma mi ha detto che non può vendere il vino ai privati. Può farmi da intermediario? Ecco il numero del rappresentante. Si chiama Fabio».
Il negoziante chiama, Fabio risponde. «Il vino costa 550 euro con un prezzo di rivendita imposto di 840 euro, per un totale di 6 bottiglie». Il rosso non è proprio a buon mercato. Il fruttivendolo ricontatta la fantomatica Paola, che gli conferma l’acquisto. «Prontamente e contento per un guadagno di 290 euro», il negoziante fa l’ordine al fornitore, che gli dà le indicazioni. «La consegna viene fatta da un mio garzone, lei paghi pure in contanti». Alle 11.30 il garzone è lì. Nella denuncia, il truffato lo descrive come «un ragazzo italiano, vestito male, sono in grado di riconoscerlo».
Il garzone consegna il cartone con le sei bottiglie di rosso. Dopo aver controllato la merce, «reputandola idonea», il fruttivendolo gli dà i 550 euro cash, confidando che fattura e bolla gli vengano inviati successivamente.
Il commerciante chiama la cliente Paola. Lei gli spiega di essere a Milano e si mette d’accordo per la consegna: ortaggi per il pinzimonio e cartone di vino Bordeaux vanno recapitati in via Ruggero Manna, civico 30. Il negoziante carica tutto sul furgoncino. Ma al civico 30 c’è lo studio di un commercialista. Telefona alla cliente Paola, che lo rassicura.
«Adesso dal balcone si affaccia mia suocera che le indica dove andare». E lui resta sotto il palazzo uno, due, tre, venti minuti. Richiama Paola una, due, tre, venti volte. Ma il telefono è sempre spento. Il negoziante non contatta neanche il fornitore. Capisce di essere cascato nella rete.
Al carabiniere che prende la denuncia, racconta che in due anni di attività non ha mai «ricevuto dispetti», di avere lei sei bottiglie «in custodia» e che «per amara consolazione» una l’ha aperta: «Il vino era pessimo».
L’avvocato Raffaella Parisi, difensore del napoletano, ha chiesto al giudice un rinvio «per preservare l’opportunità di riti alternativi o di far rimettere la querela alla persona offesa».
La ‘truffa del Bordeaux’ tornerà in aula il prossimo 8 settembre.
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