L'ANALISI
10 Marzo 2023 - 18:42
Alessandro Pasini in uscita dalla Corte d'Assise d'Appello di Brescia
BRESCIA - "Aiuto, aiuto, noooo!", ha urlato Sabrina all’alba di Ferragosto di tre anni fa. Poi, il silenzio. Omicidio volontario: 18 anni e 8 mesi di carcere anche per distruzione del cadavere e danneggiamento dell’auto.
Per la Corte d'Assise d’appello di Brescia, Sabrina Beccalli, 39 anni, mamma di un ragazzino di 15, è stata uccisa da Alessandro Pasini, 47 anni, l’amico con cui, quella notte, aveva consumato cocaina nell’appartamento in via Porto Franco , nel quartiere San Bernardino. Qui l’avrebbe ammazzata, sferrandole un colpo violento dal basso verso l’alto con il manico di una roncola, causandole una emorragia. Pasini ha poi caricato il corpo sulla Fiat Panda di lei, ha abbandonato l’auto nella campagna di Vergonzana e appiccato il fuoco.
I resti sono stati scambiati per quelli di un cane e in gran parte smaltiti nell’inceneritore, in minima parte recuperati nell’auto: 910 grammi di una vita distrutta. Vent’anni di carcere li aveva chiesti il Pg Rita Anna Emilia Caccamo. La sentenza è stata emessa alle 18.30. Dopo tre udienze e quattro ore e mezza di camera di consiglio. E cancella l’assoluzione arrivata per Pasini nel processo di primo grado in abbreviato, quando si era preso sei anni di reclusione per distruzione del cadavere e per il danneggiamento della macchina.
La corte d'Assise d’appello (presidente Giulio Deantoni, giudice consigliere Massimo Vacchiano e sei giudici popolari) ha fissato in 90 giorni il termine per depositare la motivazione della sentenza.
Pasini non era in aula alla lettura del dispositivo. C’erano , invece, i tre fratelli di Sabrina: Teresa, Simona e Gregorio, che si sono costituiti parte civile con l’avvocato Antonino Andronico. E dall’aula si è sentito un applauso. La prima ad uscire è stata Teresa: “Sìììì, sìììì" . E poi Gregorio: “In galera, in galera, va". Si sono sciolti in un lungo abbraccio, i fratelli di Sabrina.
“Per me è sempre poco per quello che ha fatto, ma a me interessava che fosse condannato per omicidio volontario, risultato che con fatica siamo riusciti ad ottenere”. “Siamo proprio scoppiati - aggiunge Gregorio - , è stata proprio una sofferenza in questi anni. Un ringraziamento a chi ci è stato vicino, l’avvocato Andronico, i nostri consulenti, il generale Luciano Garofano ed Edi Sanson. Speravamo, non eravamo proprio certi, ma quando abbiano sentito l’articolo, io mi sono proprio sfogato, io stavo esplodendo. Sabrina non tornerà più con noi, ma ci tengo a dire che oggi qui eravamo in quattro e non in tre”. Gregorio mostra il volto di Sabrina che si è tatuato sull’avambraccio sinistro.
Teresa ci tiene a ricordare una frase “molto bella” detta dal Procuratore generale Caccamo: “ Anche se il corpo di Sabrina per la maggior parte è stato smaltito , quello che resta ha parlato, si è difeso”. “Una gran bella frase che ha ripetuto più volte. Speriamo che resti così”, sottolinea Teresa.
“E’ stata fatta giustizia, finalmente - commenta l’avvocato Andronico - perché gli errori durante le indagini e in primo grado sono stati tanti. La procura generale ha profuso molto impegno, molta attenzione a questo caso e finalmente siamo arrivati alla giusta condanna e alla giustizia, per lo meno in grado d’Appello e questo ci ha restituito ragione di quanto sapevamo già da tempo. L’elemento fondamentale è stata la retta lettura della consulenza tecnica svolta dalla dottoressa Cristina Cattaneo e dal suo staff in contraddittorio tecnico con il consulente tecnico della difesa. Contraddittorio che ci era stato negato in primo grado apoditticamente, ponendo sullo stesso piano due studi scientifici che non hanno la stessa valenza. La dottoressa Cattaneo ha evidenziato che Sabrina è morta per lesività meccanica e non per epistassi o per altre cause che non sono mai state provate dall’imputato“.
Così il magistrato Domenico Chiaro, Avvocato dello Stato presso la Procura generale di Brescia: ”Quello che è stato riconosciuto dalla Corteoghi era un errore giudiziario a favore dell’imputato. Gli elementi erano comunque idonei a una sentenza di condanna già in primo grado. Sono stati rafforzati anche dallo sviluppo dell’istruttoria da dibattimentale in appello e la conseguenza è stata inevitabile. Bisogna dare atto anche del lavoro che è stato fatto sia dal sostituto Pg che ha seguito il processo in Appello sia dall’avvocato che ha sostenuto le ragioni della parte civile”.
“No comment" da parte degli avvocati Stefania Amato e Paolo Sperolini, difensori di Pasini che resta comunque in libertà.
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