L'ANALISI
20 Settembre 2022 - 05:15
CASALBELLOTTO (CASALMAGGIORE) - È calato il silenzio sul caso irrisolto di Arianna Zardi, trovata senza vita all’età di 25 anni sotto il ponticello di una chiusa, a Torricella del Pizzo, nel tardo pomeriggio del 2 ottobre 2001. Un anno fa la sorella, Sara, assistita dall’avvocato Giovanni Bertoletti, nel corso di una udienza davanti al giudice per le indagini preliminari, chiese di non archiviare la vicenda. «Da allora — riferisce Sara — non ho più saputo nulla, non ho ottenuto alcuna risposta. Gradirei sapere, però, a questo punto, a distanza di tanto tempo, che intenzioni hanno. A una situazione di attesa così lunga e di incertezza come questa, preferirei avere una risposta netta. Ovviamente io auspico fortemente che le indagini possano continuare. Ma mi dicano qualcosa: o sì, o no».
I fatti sono conosciuti. Domenica 30 settembre 2001 Arianna, studentessa alla facoltà di Teologia di Brescia, uscì di casa e scomparve, per poi essere rinvenuta senza vita. Da quei giorni tragici, quello di Arianna è diventato un cold case. Si sa che la ragazza cadde dal ponticello, ma non è chiaro che cosa sia avvenuto prima e resta pertanto il giallo sulla dinamica dei fatti. A luglio 2021 la Procura chiese di chiudere la questione e archiviarla, ma la parte offesa si è opposta sin dall’inizio, con determinazione. La questione, dopo gli ultimi sviluppi con le richieste della famiglia di Arianna, è rimasta in sospeso, perché un tempo certo per il pronunciamento del gip non c’è.
Sara continua a interrogarsi su alcune questioni su cui «non ci sono state date delle risposte», come «alcune ferite che non si giustificano con la caduta dal muretto, la torsione di un polso, impronte di una scarpa e di uno pneumatico. Ci sono circostanze indicate nel primo referto che non sono state poi prese in considerazione». I famigliari non hanno mai creduto all’ipotesi di disgrazia o di suicidio. L’unico sospettato di essere l’autore del delitto venne scagionato dalle accuse più pesanti: ammise solo di aver trovato la borsetta della studentessa sul muretto del ponticello e di aver preso il portafogli e il telefonino. Nel 2004 ottenne il perdono giudiziale. A gennaio 2016, poi, il cadavere venne riesumato per altri accertamenti autoptici.
Vennero indagati anche i dna di amici e coetanei di Arianna, ma niente da fare, non emersero elementi che potessero indirizzare in una direzione precisa. Sara è convinta che qualcosa si possa ancora fare con le strumentazioni e le tecniche del giorno d’oggi. Il suo timore più grande è che non si riesca più a capire com’è morta la sorella. Questo mistero che aleggia da oltre due decenni è per lei fonte di frustrazione e di mille domande: «Io non dimenticherò mai mia sorella, comunque, sarebbe impossibile. E continuerò a chiedere che sia fatta luce su quel che è avvenuto 21 anni fa».
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