L'ANALISI
19 Febbraio 2022 - 09:22
Nicolò Govoni e la foto postata su Facebook dall'attivista cremonese
CONGO - "Siamo l’UNICA voce internazionale che possa denunciare le multinazionali minerarie a Kolwezi, ma ancora una volta un articolo sul Congo sta circolando pochissimo. Il fatto che si tratti di una denuncia rende il fenomeno ancor più grave. Ma noi ormai sappiamo cosa fare!". Lo scrive, senza mezzi termini, in un post su Facebook l'attivista cremonese Nicolò Govoni, scrittore e attivista per i diritti umani, presidente e direttore esecutivo dell'organizzazione non-profit Still I Rise, nata per offrire istruzione e protezione ai minori profughi e vulnerabili. Una denuncia forte la sua, una denuncia che non può lasciare indifferenti.
E qui di seguito pubblichiamo integralmente le parole scritte da Govoni.
"PRESUNTO OMICIDIO IN CONGO.
I boia delle multinazionali minerarie internazionali SEPPELLISCONO i minatori congolesi per OCCULTARE gli infortuni. Accade a Kolwezi, dove abbiamo aperto la nostra Scuola di Emergenza.
Si tratterebbe di omicidio involontario e omissione di soccorso, ma trovare conferme è impossibile tra la corruzione delle istituzioni, l’assenza dei media e il silenzio assordante delle realtà internazionali. Ma pare esista il video di una recente sepoltura, insieme a una denuncia trasmessa alla procura, un’ispezione effettuata e persino un corpo riesumato. Eppure nulla è trapelato, nessuna conseguenza per la società internazionale che gestisce il sito minerario. È questa la realtà di Kolwezi, città nell’estremo sud del Congo, la cosiddetta “capitale mondiale del cobalto” - per alcuni addirittura la “capitale del mondo” - da cui origina il cuore del dispositivo che hai in mano: da qui pochissime voci si levano e quasi nessuna valica i confini del Paese.
Su questo caso, per esempio, a denunciare a livello internazionale siamo solo noi.
Erano mesi che desideravo divulgare questa notizia. Non l'abbiamo fatto prima per permettere al nostro progetto di fortificarsi, ma ora che abbiamo ottenuto i permessi necessari e siamo operativi, possiamo dedicarci all’altra metà del lavoro di Still I Rise. Sì, perché se da una parte siamo riconosciuti per portare l’istruzione migliore nei contesti più difficili, dall’altra siamo temuti per le nostre opere di denuncia, ed è nostro dovere portarle avanti, sempre. E a chi ci chiede se non ci spaventi esporci allo sguardo di chi, queste realtà, vorrebbe tenerle nascoste, noi rispondiamo: certo che sì. Certo che ci spaventa. Ma come potremmo sperare di cambiare il sistema che opprime, brutalizza e uccide i nostri studenti se non abbiamo il coraggio di guardare negli occhi le superpotenze IMPERIALISTE che, questo sistema, lo perpetuano?
In più, abbiamo la fortuna di avere oltre 600.000 paia di occhi puntati che ci seguono da tutto il mondo, e questo ci protegge, ovunque siamo. Il nostro scudo più grande sei tu.
Continueremo, insieme al nostro dipartimento di Advocacy, a cercare giustizia. Nel frattempo è a te che affidiamo questa denuncia: condividi, se puoi, e unisci la tua voce alla nostra. Perché? Per scrutinare le compagnie di estrazione. Per chiedere conto ai colossi della tecnologia dei loro controlli di filiera. E, soprattutto, per costruire insieme un mondo in cui comprare un telefono cellulare non significhi più spargere sangue oppresso in quelle terre ormai da secoli violentate.
È un mondo possibile, checché ne dicano. Noi ci crediamo.
E lo costruiamo, ogni giorno."
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