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LE GIORNATE DEL FAI

Libera, la sede come un museo

Per gli 80 anni dalla nascita l’associazione ha aperto le porte del palazzo che si affaccia su piazza del Comune. Soddisfatto il presidente Soldi: «Le nostre stanze e il salone meritano di essere visitate». E domani si replica

Fulvio Stumpo

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redazione@laprovinciacr.it

11 Ottobre 2025 - 17:27

Libera, la sede come un museo

Un gruppo durante le visite guidate nel palazzo della Libera Agricoltori in piazza del Comune

CREMONA - Per gli 80 anni dalla sua nascita, la Libera Agricoltori apre le porte del suo palazzo di piazza del Comune ai volontari del FAI e alle loro visite guidate. Una scelta culturale sotto tutti i punti di vista: artistica, il palazzo è uno dei migliori esempi di architettura novecentesca e contiene al suo interno capolavori dell'arte cremonese, e sociale, considerata la valenza che la Libera Agricoltori ha avuto nello sviluppo della società cremonese.

Già nella giornata di oggi centinaia di visitatori si sono messi in coda per ammirare le sale interne e gli affreschi di Guido Bragadini, non da ultimo quello che sembrava perduto, ‘Virgilio tra i pastori’, invece ritrovato dall'attuale Consiglio, dopo un'indagine storica e artistica, e riportato nel palazzo.

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«Sono molto soddisfatto, e con me tutto il Consiglio, di questa collaborazione con il FAI, una delle associazioni più autorevoli nel campo culturale, che ha il grande merito di far conoscere palazzi e luoghi altrimenti poco conosciuti - afferma il presidente della Libera, Cesare Soldi -. Il nostro palazzo non è sconosciuto, i cremonesi lo vedono giornalmente affacciato com’è sulla splendida Piazza Grande, ma forse non è mai stato considerato una piccola opera d’arte, come certifica l’interesse del FAI. Le nostre stanze e il bellissimo salone non sono mai state visitate come fossero un museo, un luogo da visitare, e dunque porte aperte. Questa iniziativa si inserisce nelle celebrazioni dell’ottantesimo della nostra Associazione, che continueranno quest’anno e anche il prossimo. Celebrazioni che non guardano solamente al passato, al ruolo che gli agricoltori hanno nella storia di questa provincia di cui facciamo tesoro, ma sono anche proiettate verso il futuro, verso quelle sfide che il mondo dell'agricoltura deve affrontare, per rafforzare il suo ruolo» conclude il presidente Soldi.

La storia del palazzo – Sede della Libera

La decisione di costruire un palazzo per ospitare l’Unione fascista degli agricoltori matura attorno al 1926-27. Gli agricoltori non hanno una loro sede, sono in affitto in alcuni locali di palazzo Schicchi, sede della Banca Popolare di Cremona.

Innanzitutto viene individuata la zona: l’angolo tra piazza del Comune e via Solferino, dove operano alcuni vecchi negozi che vendono i locali alla Federazione dei sindacati Fascisti degli Agricoltori. Una scelta non casuale: il palazzo sorgerà tra la cattedrale, simbolo del potere religioso, e il municipio, simbolo del potere laico: il nuovo palazzo rappresenterà un terzo potere, quello agricolo.

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L’incarico viene affidato all’ingegnere Nino Mori, fedelissimo del ras di Cremona, Roberto Farinacci. Mori, dopo essersi consultato con lo stesso Farinacci e soprattutto con Tullo Bellomi, nume culturale del fascismo cremonese, appronta i progetti e il 27 febbraio del 1929 chiede la licenza di costruzione al podestà Giovanni Bellini, allegando i progetti e pagando i diritti di segreteria comunale: due lire e 50 centesimi. La licenza viene rilasciata il 25 aprile dello stesso anno.

Sono abbattuti i vecchi negozi e inizia la costruzione che viene terminata in appena due anni. Mori prevede tre piani e un sottotetto: a quello terreno troverà posto la filiale della Banca Popolare di Cremona, al primo il salone del Consiglio, la sala d’attesa per il pubblico e vari uffici, al secondo e terzo piano gli uffici del personale e di servizio agli associati.

Il progettista e Bellomi dedicano un’attenzione particolare al salone e danno il compito a Guido Bragadini, pittore in voga ed esperto in affreschi, di decorare il salone che deve rappresentare l'agricoltura, dagli albori alla modernità. Il giovane pittore soddisfa i desiderata sulle pareti laterali, con scene agresti di aratura con il vecchio aratro a versoio o di semina con il contadino e il sacco di grano che sparge tra i solchi.

E poi ecco la modernità: il trattore che sembra fare tutto da solo, l’uomo è ridotto a un’ombra, quasi inutile. Passando dal periodo d'oro della storia cremonese, il mercato dei bozzoli. Bragadini rende onore anche ai braccianti dipingendo una fanciulla che dà da bere ai contadini stanchi e sudati, un soggetto ricorrente nelle sue opere, riflesso della sua profonda conoscenza del mondo contadino.

Per Guido i problemi nascono per la facciata principale, sulla quale dipinge un Virgilio tra i pastori nell'atto di leggere le sue opere agricole, Bucoliche e Georgiche, riprendendo un vanto di Cremona: Virgilio visse e studiò in città per qualche tempo. L'affresco non ha però nulla di marziale come vorrebbero Farinacci e Mori e riceve molte critiche: è da rifare.

Bragadini vorrebbe distruggerlo, ma Belloni lo ferma e salva l'affresco, che però scompare. Il pittore si rimette ai pennelli e dipinge l’opera che attualmente campeggia nel salone: un carroccio, simbolo di guerra, con i trombettieri che annunciano battaglia; Cremona nel Medioevo combatte contro tutte le città vicine, cambiando alleanze secondo i propri interessi. Il carroccio è scortato da due guerrieri in primissimo piano, le cui cotte di ferro mostrano i ritratti di Farinacci e Mori, e sullo sfondo si intravede Cremona. Subito dopo la Liberazione, ai due guerrieri verrà applicata una barba per cercare di nascondere i ritratti, ma i volti restano riconoscibili.

Gli 80 anni della Libera Associazione Agricoltori

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La Libera nasce il 30 aprile 1945, cinque giorni dopo la Liberazione. Un gruppo di agricoltori si consulta con il prefetto (di nomina partigiana), con i rappresentanti del Comitato di liberazione nazionale, con quelli del Partito socialista e con l’Alto Comando Alleato, ottenendo l'autorizzazione a costituire la nuova Associazione Agricoltori, chiamata Libera.

Alla Libera vengono restituiti i propri beni, compreso il palazzo di piazza del Comune e quello della sede di Crema. Non a tutte le altre associazioni venne riservato questo trattamento, alcune dovettero ricomprare le sedi, perché assegnate arbitrariamente dal regime farinacciano.

Un luogo di storia, lavoro e scelte, e ancora domani il palazzo della Libera è aperto al FAI e a chi vorrà visitarlo.

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