L'ANALISI
26 Agosto 2017 - 04:00
IL CASO
Abito a Soncino, paese e anziani abbandonati a se stessi
Signor direttore,
sono un cittadino di Soncino, le scrivo perché trovo il mio paese abbandonato a se stesso! I giardini di via Zanardi (unico ritrovo per i numerosi anziani del paese) sporco, il prato secco, le piante idem. Serve solo come bagno per cani. Panchine rotte e sporche.
Capisco, si dirà inciviltà della gente. Questo è sicuro. Ma se alcuni sono incivili si faccia qualcosa, per esempio si multino i proprietari ché non raccolgono i bisogni dei loro cani. Premetto amo gli animali.
Le strade sono sporchissime. Le macchine parcheggiano dove hanno voglia (e i vigili dove sono?).
Per gli anziani, e mi creda sono molti che d'estate cercano un po' di fresco. Come le dicevo c'è questo giardino tenuto in piedi solo grazie agli alpini volontari ché fanno il possibile quando possono.
Vicino al naviglio che attraversa il paese sotto le scuole elementari, c'è un bellissimo percorso di 300/400 metri, anche quello bagno privato di cani e orinatorio di ragazzini. Mettere qualche panchina lì visto che di pomeriggio c'è sempre ombra sarebbe una bella cosa!
Perciò signor sindaco o chi per esso oltre che pretendere come giusto le tasse dovute al Comune, faccia pulizia e qualcosa in più per i nostri anziani perché la casa di riposo non deve essere l’unica via!
Carlo Magnoni
(Soncino)
Pubblico con evidenza la sua lettera-sfogo e mi auguro che l’amministrazione risponda chiarendo alcune problematiche che lei solleva.
L'OPINIONE
Politica malata di trasformismo e mancanza di proposte
Signor direttore,
«Questa o quella per me pari sono» canta il libertino Duca di Mantova nel verdiano ‘Rigoletto’, asserendo che tutte le donne sono ugualmente attraenti per la sua libera concezione dell’amore.
Quest’aria è stata richiamata alla mia mente, guardando allo svolgimento delle vicende politiche di questi tempi (prossime elezioni siciliane e preparazione dell’appuntamento alle «politiche» del prossimo anno). Mi sono reso conto che non pochi esponenti politici (?) potrebbero ugualmente cantarla, non discriminando — dovendo compiere scelte per le alleanze — fra contenuti programmatici che dovrebbero orientarle verso la destra piuttosto che a sinistra, e viceversa.
L’elemento dominante, che conta, è la convenienza (vera o presunta) a raccogliere voti, in ragione dell’acquisizione di posizioni di potere, accordandosi con una parte piuttosto che con l’altra. Ciò mi appare grave e preoccupante, ove si intendesse veramente governare nell’interesse della collettività.
Allo stato delle cose, non avrei la pretesa che ci si confrontasse, ci si collocasse in ragione di orizzonti ideali da assumere come riferimento (delineare, in sostanza, un’idea di società). Mi basterebbe che si mettessero in campo reali confronti (prima ancora delle scelte dei candidati, della formazione di liste e coalizioni) su opzioni programmatiche relativamente alle problematiche che interessano la vita nazionale ed internazionale per verificare le possibilità di alleanze o l’esistenza di differenze fra politiche di sinistra e di destra (che esistono ancora, eccome!).
Ma è proprio su tale terreno che si palesano macroscopiche carenze di elaborazioni, surrogate da manovre di potere, di giochi che ho perfino difficoltà a definire politici. Su questo piano non constato soltanto i negativi comportamenti della destra, ma anche le carenze, le reticenze della sinistra a proporre un progetto di cambiamento della società, realistico ma in senso autenticamente riformatore.
E’ lecito — tanto per fare un esempio — che si possa dissentire sulle scelte proposte dal ministro Minniti in materia di immigrazione, ma non ci si può limitare a dire dei ‘No’. Bisogna mettere in campo altre proposte realistiche che sappiano tenere assieme diritti e sicurezza. Diversamente, i ‘No’ appaiono aprioristici e ciò non va bene. Si capirà quali sono le mie difficoltà, oggi, ad avere un positivo rapporto con la politica, che continuo ad immaginare di altra qualità. (...) Mi accontenterei di poter vedere una politica non dominata dal trasformismo (oggi a livelli inaccettabili) ma esercitata con dignità, onestà, lealtà, passione e generosità.
Perché una tale politica non soddisferebbe tanto o soltanto un mio desiderio (che sarebbe poca cosa) ma contribuirebbe a dare prospettive più rassicuranti al Paese Al cui futuro — così come per la situazione internazionale — guardo con tanta apprensione.
Evelino Abeni
(Cremona)
Polemica a Casalbuttano
Chi si deve dimettere? L’assessore non c’è
Gentile direttore,
quale risposta alla lettera del dottor Mondini: è sufficiente leggere l’allegato alla delibera C.C n .18 del 9 /6/2014 che non riporta affatto ‘Esiste l’assessore... per la frazione, figura tanto decantata nella prima seduta dell’insediamento del consiglio comunale’. Lo scrivente non ha mai attribuito ad alcun assessore tale incarico. L’utilizzo delle parole deve rispondere a verità. L’intento programmatorio era di avere un consigliere interlocutore ma poiché nessun comitato si è formato ed ogni singolo cittadino si è fatto portatore di richieste e bisogni contattando personalmente i vari Amministratori o venendo in Comune, non capisco quale Assessore dovrebbe dimettersi: ah sì... un fantasma. Il rifacimento del campo sportivo rappresenta una scelta importante per la Comunità e non di ‘nascondimento’ per i richiedenti asilo che sono gestiti dalle cooperative: ‘Ippogrifo’ e ‘Dharma onlus’.
Riguardo alla pista ciclabile avevo già risposto nell’intervista.
Gian Pietro Garoli
(Sindaco di Casalbuttano ed Uniti)
Attentato a Barcellona
I sogni spezzati dei nostri giovani
Caro direttore,
l’attentato di Barcellona che ha coinvolto mortalmente anche un giovane ingegnere veneto, mi dà lo spunto per aprire un ‘dibattito’ che esula dall’argomento attentato, ma che altrettanto deve far ripensare come valorizzare certe risorse umane, soprattutto di giovani, all’interno di una azienda, di un gruppo industriale, finanziario. (...) Ahimè, veniamo a Barcellona, ai quei due ragazzi italiani morti nell’attentato, uno appunto era un giovane ingegnere. Beh, una frase riportata anche in maniera distratta dalle agenzie di stampa e ripresa da un conduttore televisivo durante una recente trasmissione, ne esalta i contenuti. Questa la dichiarazione dell’azienda veneta specializzata in deumidificatori: ‘Era un giovane ingegnere, molto stimato, professionalmente preparato. Stavamo investendo su di lui, e tanto, volevamo farlo crescere’. Capisci direttore? Un’azienda che prende per mano un ragazzo, cerca di farlo crescere professionalmente, investe su di una risorsa all’interno della propria azienda, magari di garantirgli una famiglia, ma quando mai?
Eppure così stava avvenendo. E monsignor Galantino, segretario generale della Cei ospite di quella trasmissione televisiva, così commentava: ‘Innanzi tutto dico che fa onore a questa azienda aver fatto questa affermazione, semplicemente perché non esistono tante aziende che fanno questi ragionamenti con e per i nostri giovani’. Siamo convinti (così come non lo siamo!) che presto vedremo il sorgere sempre più frequente di così lodevoli iniziative?
Giorgino Carnevali
(Crema)
In Grecia
Cinture di sicurezza e caschi sono optional
Signor direttore,
come ormai da molti anni, vado sempre a trascorrere le vacanze su un’isola greca. Come clima e alimentazione e anche come sistemazione devo esprimere il mio giudizio positivo.
Devo però ammettere di aver constatato alcune irregolarità:
1) dal balcone dell’abitazione ho potuto constatare che nelle autovetture che passano nella strada, più della metà dei conducenti guida l’auto senza le cinture allacciate e, cosa più inaspettata, nessun conduttore di taxi porta la cintura allacciata (e questo è ancora più grave se consideriamo che sono dei professionisti).
2) ogni tanto passa qualche moto con rumore assordante, ed il conducente non ha indossato il casco.
A questo punto ho un dubbio: questi greci non hanno l’obbligo di indossare dispositivi di sicurezza come i caschi e le cinture?
maurizioperticara@alice.it
Omogenitorialità
Contro la dittatura del desiderio
Egregio direttore,
l’opinione del signor Giacobbi è condivisibile in tutto. Non la risposta alla sua lettera che sottende invece un giudizio negativo sulla società e positivo sulla omogenitorialità. Il problema non è la società che non è pronta, altrimenti è come dire che i paesi ‘civili’ sono quelli che hanno già approvato tutto l'approvabile. È invece necessario un giudizio su ciò che è bene e su ciò che non lo è. Proprio per questo Giacobbi, immagino, puntualizza sul desiderio, su questa nuova assurda dittatura del desiderio secondo la quale questo è sufficiente per motivare la sua necessità di soddisfazione. Quanti anni passeranno prima che un rapporto con un minorenne consenziente sia considerato un desiderio ‘legale’? E la poligamia? E il matrimonio fra consanguinei? Se il criterio è che conta solo il sentimento, prepariamoci ad una deriva. Per ora preferisco la certezza del giudizio, capace di distinguere ciò che è buono da quello che non lo è in assoluto. Senza condannare nessuno se non i fatti.
Sergio Chiodi
ilgurzo2003@libero.it
L’ideologia fascista
Ne parlano in tanti. Pochi la conoscono
Egregio direttore,
mi riallaccio alla mia, pubblicata il 13 agosto, per ribadire come certi intellettuali facciano di tutto per cancellare, nella cultura di portata media, la conoscenza della ideologia fascista unitamente ai suoi ricordi di concretezza positiva, che riaffiorano nelle menti degli italiani. Più o meno accortamente, essi usano argomentazioni simili a quelle che venivano opposte al comunismo sottolineando analogie che, nel triangolo religione, comunismo e fascismo ci sarebbero tra queste ultime due. Mettere in evidenza l’erroneità di queste affinità non è facile tanto più che — come un tempo, fece presente Marcello Veneziani — tra gli storici e i filosofi più autorevoli si andava facendo strada l’opinione che il fascismo fosse uno dei figli della rivoluzione francese, in particolare di derivazione giacobina (estremismo e radicalismo): conseguentemente, il fascismo si qualificherebbe, accanto al comunismo, tra le religioni laiche e secolari alla ricerca degli «assoluti terrestri». Smentire queste interpretazioni richiederebbe un’analisi di carattere filosofico e storico, cosa ostica non solo per ragioni di spazio, ma soprattutto da rendere di facile comprensione. Bisogna così, pazientemente, tornare a leggere attentamente la storia e, in questo caso, accennare a qualche «banalità storiografica». Non si dimentichi, dunque, che con il fascismo tornano nelle scuole il crocefisso e l’insegnamento della religione; vengono firmati i Patti Lateranensi; viene promossa la crociata cattolica e anticomunista di Spagna; finisce in soffitta lo «svaticanamento» sostenuto da Marinetti e dal primo Mussolini; furono venerati i santi e i martiri del cristianesimo. (...)
Claudio Fedeli
(Cremona)
Con un vecchio amico
Mi sono vergognato dei giardini pubblici
Caro direttore,
trovandomi a passeggiare per la città con un amico di vecchia data di Genova che non rivedevo da tempo, davanti allo scenario «raccapricciante» dei giardini di piazza Roma lo provocai con la domanda: «Che te ne pare?». «Rivivo — mi rispose sconvolto — i momenti cruciali della mia nostalgica infanzia quando non riuscivo a togliermi di dosso l’ossessione degli immondi e adorati carrugi della mia ‘Zena’: nulla da invidiare alla sciatteria della mia città natale con la miseria dei suoi luridi intrichi d’angiporto». Da tempo non ricordavo descrizione più cruda e impietosa dei nostri giardini dei quali, orgogliosamente, andavo vantandomi con chiunque non conoscesse la nostra deliziosa cittadina. Che vergogna!
M. R.
(Cremona)
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