Egregio direttore, le scriviamo in merito ad alcune notizie apparse a proposito della scarsa affluenza di pubblico alla mostra su ‘la legione garibaldina nella prima guerra mondiale’in corso a Crema nella Sala espositiva Agello. Il nostro Istituto non è affatto deluso, tutt’altro, ma ogni evento deve essere pubblicizzato nel modo giusto. Prima di chiarire la presente nota, un particolare ringraziamento va fatto ai volontari, che hanno prestato l’opera di assistenza durante i pomeriggi di apertura. Ora veniamo alle modalità delle comunicazioni date ai probabili fruitori della mostra. L’Istituto Risorgimento ha diramato ben quattro comunicati stampa dettagliati in ogni particolare, con tanto di loghi e citazioni, ma di questo non si è tenuto conto. Su alcuni siti web la mostra è stata associata ai Garibaldini per l’Italia e pubblicato il logo di questa Associazione, che non ha nulla a che vedere con l’Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini presieduta da Annita Garibaldi Jallet, Associazione Combattentistica eretta ad Ente Morale dal Governo italiano. I Garibaldini per l’Italia sono altra cosa, di colorazione politica, e utilizzano un logo molto simile a quello istituzionale del Governo italiano e su questo si potrebbe discutere. Si è anche parlato erroneamente della Divisione Garibaldi, confondendo la Legione Garibaldina (in cui i 6 figli di Ricciotti Modesto Garibaldi hanno combattuto in Francia nel 1914-1915) con la Divisione Garibaldi della Seconda Guerra Mondiale (formazione partigiana che ha combattuto a fianco degli uomini di Tito). Come vede, signor direttore, se l’informazione (dopo vari comunicati stampa che chiarivano il tutto) è stata data in questo modo, forse qualcuno ha avuto delle perplessità tuttavia, tanto onore alla Divisione Garibaldi, ma non confondiamo i partigiani di Tito e le foibe con i pronipoti di Garibaldi morti nelle Argonne (Bruno Garibaldi 1914 e Costante Garibaldi 1915). Emanuele Bettini (Presidente Istituto Risorgimento della Provincia di Cremona)