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Uomini che uccidono donne Non è un raptus,non è follia

Betty Faustinelli

Email:

bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

30 Settembre 2013 - 10:16

Uomini che uccidono donne Non è un raptus,non è follia

I necrofori alla casa di Cinzia Agnoletti

Uomini che uccidono donne. Ogni giorno leggiamo sui quotidiani, ascoltiamo notizie in tv, se ne parla al bar, davanti a scuola, sul lavoro. Storie di violenza, violenza contro le donne. Una violenza che ci riguarda, riguarda le nostre città, le nostre strade, le nostre case. Siamo addolorate, per ogni donna che vive una vita priva di libertà, per ogni donna che subisce prepotenze e aggressioni psicologiche, morali, fisiche. Siamo addolorate, ogni volta che sui quotidiani leggiamo parole che ripropongono i dettagli morbosi della uccisione di una donna: umiliazione e violenza che continuano oltre la morte. Siamo addolorate, quando per giustificare la violenza si parla di raptus, si parla di gelosia, si parla di follia: non è un raptus, non è amore, non è follia.
Anche riguardo l’ultimo caso di cronaca, avvenuto a pochi chilometri dalla nostra città, alcuni giornalisti parlano di raptus e di impulso incontrollabile, riportano la versione dell’avvocato difensore a cercare giustificazioni e attenuanti. Si parla di difficili condizioni economiche e sociali, trascurando il fatto che la violenza contro le donne riguarda tutte le classi sociali, e la tragedia si annida dove la relazione tra uomo e donna si basa sul possesso e sulla violenza. Queste parole ci feriscono. Noi chiediamo a tutti, uomini e donne, di combattere l’inerzia con la quale, tacendo, si diventa complici. Chiediamo ai mezzi di comunicazione di accettare il confronto sui linguaggi con cui si parla della violenza contro le donne: le parole contano, le parole hanno un peso, le parole costruiscono giorno per giorno il senso e i significati dei nostri ruoli e delle nostre opinioni. Anche alla stampa, alle giornaliste e ai giornalisti, chiediamo di non essere più complici.
Rete Donne Se Non Ora Quando?
(Cremona)

Non considero un’aggravante il fatto che a essere vittima di un delitto sia una donna per il semplice fatto che quando una persona ne uccide un’altra è in assoluto il crimine più esecrabile. Per definizione, omicidio è l’atto di soppressione di una vita ad opera di un altro essere umano. Nonmi piace, quindi, il termine femminicidio che voi avete usato come titolo della vostra lettera spedita per posta elettronica. In quanto componente fisicamente più debole della coppia, la donna viene spesso sopraffatta,ma ogni caso fa storia a sè. Comunque, un conto è trovarsi di fronte a forme di violenza, gravissime e da punire con la massima fermezza, e un altro davanti a un omicidio. Parlare di raptus non significa dare delle giustificazionima, semplicemente, raccontare i fatti. Come da dizionario, un raptus è un improvviso impulso di forte intensità che può portare a uno stato ansioso e/o alla momentanea perdita della capacità di intendere e di volere.
Senza voler entrare nelmerito del lavoro degli specialisti, nel caso del delitto di Castelvetro, per esempio, l’ipotesi è realistica se— come ci hanno detto amici e vicini di casa della coppia in questione —Cinzia Agnoletti e Giampietro Gilberti sembravano una coppia tranquilla, brave persone che mai litigavano né alzavano la voce. E anche la vittima non aveva mai parlato male del suo compagno in pubblico, da quanto ci è stato riferito. Tutto questo, lo ribadisco per non essere frainteso, per amore di verità e non certo per anticipare sentenze.
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