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Pancotto, la scelta di Chase e la regìa Vanoli

La stagione difficile dei playmaker biancoblu

Michele Talamazzi

Email:

talamazzi@gmail.com

11 Marzo 2014 - 17:37

Pancotto, la scelta di Chase e la regìa Vanoli

Brian Chase in palleggio

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Disse una volta Gianmarco Pozzecco: “Se mi trovo in contropiede tre contro uno con Michael Jordan e Charlie Foiera, la passo a Jordan. Ma se Michael sbaglia ad appoggiarla al vetro, non devo avere rimpianti, anche se immagino che Foiera avrebbe segnato”.

Questo per dire che la scelta di domenica di Cesare Pancotto di rimettere Brian Chase nel finale è stata la scelta più logica. Forse è costata una vittoria che sarebbe stata importante in chiave salvezza, contro un'Acea tutt'altro che irresistibile. O forse no, chi può dirlo con certezza? E se Marchetti fosse rimasto in campo e avesse gestito male il finale? Non si sarebbe puntato il dito contro Pancotto per non aver rimesso Chase?

Pancotto ha fatto la scelta che la maggior parte degli allenatori avrebbe fatto: le gerarchie, la razionalità, contro il rischio, il “momento”. Non sempre è quella giusta, ma penso la rifarebbe altre mille volte.

Detto questo, quello della regia è uno dei problemi che la Vanoli si trascina dall'inizio dell'anno. Forse il primo (assieme ai limiti difensivi) che impedisce a Cremona di trovare un filo logico nella propria stagione, anche dopo le 4 vittorie in fila.

Vediamo, dunque, la "difficile" stagione dei playmaker della Vanoli.

Ben Woodside. Il grande enigma. Ha impiegato tutto il girone d'andata per trovare le chiavi della squadra, ma quando le ha avute la Vanoli ha giocato le sue migliori partite. Nelle vittorie ha oltre 13 punti e 5 assist di media col 37% da tre, nelle sconfitte 7.7 punti e 2.8 assist col 28% dall'arco. Deve avere palla in mano per gestire il ritmo, anche a costo di tenerla 15”: per come è costruita questa squadra, una buona fetta del destino è in mano a Ben.

Brian Chase. Cantù e Roma hanno dimostrato come non fosse pronto. Potrebbe esserlo domenica, potrebbe esserlo tra 2-3 settimane. Il problema è che averlo aspettato 4 mesi, a suon di “se avessimo avuto Chase...” e senza sostituirlo con un pariruolo, ha ovviamente alzato l'asticella delle aspettative nei suoi confronti.

Uros Tripkovic. Sì, venne presentato come uno che poteva giocare anche play. Più dell'anca, l'errore-Tripkovic fu lì. Reiterato nella scelta di Kyle Johnson.

Jason Rich. Il grande equivoco. Far giocare Rich playmaker è come avere una Ferrari e usarla in centro storico. Fa la sua bella figura, ma i cavalli sono sprecati. Questo Rich mette assieme numeri importanti, quello di due anni fa vinceva le partite.

Gianluca Marchetti. I tifosi lo vorrebbero sempre in campo. Perché? Semplicemente perché a dispetto degli errori ha spesso il miglior linguaggio
del corpo. Penso che Gianluca possa dare il suo contributo, ma il suo ruolo
dev'essere definito e regolare, o finisce vittima della incertezze della squadra.
Passare da zero a venti minuti, o da salvatore della patria per demeriti altrui,
non giova nemmeno a lui.
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