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«Belli e dannati 2», batte un cuore sotto il casco del campione

Il cremonese Dal Monte racconta riflessioni intime e drammi umani di dodici grandi della Formula Uno degli anni '70, il decennio più epico: uomini pronti a sfidare la morte

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

08 Marzo 2023 - 05:25

CREMONA - Chissà che cosa passa per la testa di Clay Regazzoni, tornato a vincere su una Williams un Gp di Formula Uno tre anni dopo essere stato liquidato da Enzo Ferrari, sapendo già che l’anno prossimo sarà a piedi anche se ha portato al successo la nuova scuderia. E chissà che cosa pensa ai box dell’autodromo di Monza Carlos Reutmann, ingaggiato dalle Rosse dopo l’incidente di Niki Lauda al Nürburgring nella convinzione che il campione austriaco sia finito, ma che a sorpresa si presenta in gara rendendolo di fatto un’appendice della squadra che già schiera anche Regazzoni. Domande alle quali, con un tuffo nella narrativa, prova a dare una risposta il giornalista scrittore cremonese Luca Dal Monte, che il Circo dei motori e della Formula Uno lo conosce assai bene essendo in passato stato capo delle relazioni esterne della Ferrari negli Usa e responsabile centrale della comunicazione per Maserati. 

Lo fa nel libro ‘Belli e dannati 2. Erano giorni che tutti avevano vissuto’. Dodici racconti con al centro l’umanità e, se vogliamo, anche le debolezze e il lato oscuro di campioni osannati, spesso carichi anche di fragilità. Non a caso il titolo richiama quello di un romanzo di Francis Scott Fitzgerald, che parla di generazioni perdute, passioni e sogni. «Riflessioni sulla vita e non solo su uno sport che sapeva essere crudele perché ti poteva dare tutto così come te lo poteva togliere in un rapido battere di ciglia», come dice lo stesso Dal Monte. Ne parla con Paolo Gualandris nella videointervista per la rubrica ‘Tre minuti un libro’ online da oggi sul sito www.laprovinciacr.it. 

«Parto da vicende di persone che hanno calcato la scena della Formula Uno negli anni Settanta e mi prendo la libertà che la narrativa concede». Anni non scelti a caso perché «quella era l’epoca d’oro dell’automobilismo sportivo popolato da piloti che quanto a personalità erano di spessore superiore dei campioni di oggi perché arrivati in Formula Uno dopo aver compiuto sacrifici personali. Contrariamente a oggi, purtroppo, all’epoca l’automobilismo sportivo era una disciplina pericolosa e in quegli anni ti trovavi davanti a personaggi che sceglievano consapevolmente il rischio. Né scalmanati né incoscienti, ma umanamente affascinanti. Cercare di capire i perché queste persone facevano quel che facevano è stata la mia sfida». Ed ecco allora apparire uno dopo l’altro Clay Regazzoni, James Hunt, Emerson Fittipaldi, Niki Lauda Manuel Fangio, ma anche piloti meno noti come Ignazio Giunti.

«In uno dei racconti, ‘L’argenteria di famiglia’, parla di Peter Revson, pilota americano erede dalla fortuna della casa di cosmetici Revlon: «Cerco di analizzare il perché un uomo come lui che aveva avuto tutto nella vita si è messo in gioco. Dalle corse non poteva avere alcun guadagno in termini di fama o di soldi. E allora cerchi di entrare nella testa dei piloti per pensare che cosa glielo fa fare». Nel libro si parla molto poco di corse e quando lo si fa è perché è propedeutico rispetto a quello che Dal Monte va ad analizzare nelle personalità di questi personaggi. 

Piloti, costruttori, meccanici, giornalisti, mogli e fidanzate al centro di un mondo che gravitava attorno a loro, ma anche vittime più o meno consapevoli di una realtà dalla quale erano fatalmente attratti nonostante l’ombra ingombrante della morte. «Io ho un’idea tutta mia di quello che si può fare scrivendo di sport e di corse - conclude -. Lo spunto reale dal quale ciascuno di questi racconti inizia è per me solo il punto di partenza per andare a scoprire uomini veri ed emozioni intense, a volte laceranti».

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