L'ANALISI
01 Febbraio 2023 - 05:25
CREMONA - «Credo che da sempre le poesie vengano interpretate in modo sbagliato, come cipria, bellezza, effimero; invece incidono nella vita quotidiana individuale e collettiva. Non c’è una nazione che non abbia alla propria alba un poeta rivoluzionario, che ha cambiato la storia, che magari è morto sulle barricate. Anche oggi credo in questi momenti di riflessione che entrano nella storia quotidiana di ogni ragazzo». A parlare è Luigi Garlando, firma di punta de La Gazzetta dello sport ma anche - ed è questo l’aspetto prevalente per noi oggi - autore di libri per ragazzi che possono essere non solo goduti ma anche fonte di ispirazione e riflessione per gli adulti. Suo «Per questo mi chiamo Giovanni», dedicato al giudice Falcone, un classico nelle scuole di tutta l’Italia. Con il nuovo romanzo «Siamo come scintille» proprio questo fa, alla sua maniera molto garbata e capace di colpire al cuore il lettore. Racconta la storia di un’improbabile amicizia tra una giovanissima instapoet che spopola su Instagram e uno scrittore maturo ma cotto chiamato a farle da ghostwriter per il romanzo di un tour estivo di reading poetici sulle spiagge. Ne parla con Paolo Gualandris nella videointervista «Tre minuti un libro» online da oggi sul sito www.laprovinciacr.it.
Narra una storia che attraversa le generazioni e i preconcetti e li trascina in un’avventura on the road emozionante, a colpi di versi, musica, incontri eccezionali, qualche paura e molto, molto amore. Scià è una instapoet di 16 anni, ha due milioni di follower e di sé mostra solo un’ombra (il nick viene, appunto, da shadow). Gregorio, Greg per gli amici, è uno scrittore cinquantacinquenne con all’attivo un solo romanzo di straordinario successo, pubblicato ormai trent’anni prima - un miracolo editoriale che non si è più ripetuto. Ecco perché accetta di fare da ghost writer, strapagato, di Scià. Greg è spiritoso e colto, conosce la grande letteratura; pensa ci sia ben poco da imparare da una ragazzina tutta social e frasi fatte. Scià ha capito molto presto che con i suoi pensieri schietti e le sue parole affilate può incontrare moltissime persone; e chissà che non possa far cambiare idea anche al presuntuoso scrittore. Tra i due nasce una relazione profonda, che mette a confronto e in comunicazione adolescenza ed età adulta.
«Io non volevo fare la poetessa, anzi, non so neppure se lo sono», spiega a Greg, al quale tornano in mente le parole della grandissima Marina Cvetaeva: «Ai miei versi scritti così presto, che nemmeno sapevo d’esser poeta, scaturiti come zampilli di fontana, come scintille dai razzi. Spiega: «L’abbinamento poesia-giovani, apparentemente difficile, secondo me è invece molto naturale perché la poesia è emozione e se c’è una stagione della vita in cui siamo disposti a sorprenderti ed emozionarci è proprio l’adolescenza. A maggiore ragione i ragazzi di questa generazione, costretti dal Covid a fermarsi e a guardarsi dentro più di quanto facessero prima. Tra l’altro sono abituati abituati alla sintesi, ai 140 caratteri di Twitter. E la poesia di per sé è sintesi, immagini e flash momentaneo emozione e puntuale».
Gli adulti devono abbattere molti pregiudizi rispetto a questo tipo di comunicazione, assicura Garlando: «È così anche per i social. Sono padre di una bimba di 12 anni e quindi anch’io ho i miei pregiudizi e le mie paure mettendole in mano un telefonino. Però mi rendo conto di quanto poi possa essere uno strumento prezioso per comunicare, per fare rete con i coetanei. È una finestra sul mondo, da presidiare da parte dei genitori, certo, però una finestra dalla quale entrano spifferi preziosi. Ci sono pregiudizi anche per questa forma di poesia, che non è magari quella cosiddetta alta, però ha una sua dignità proprio nel suo modo di essere spontanea e quindi di raccontare comunque un’interiorità preziosa». La parte più divertente del romanzo, ammette Garlando, «è stata inventarmi le poesie, nelle quali ho cercato in qualche modo di avere una sorta di progressione e, man mano che che va avanti, Scià impara qualcosa e la sua poetica si evolve».
Certo grazie anche allo scrittore che le fa conoscere Alda Merini, la porta a Recanati per visitare la casa di Leopardi. E lei si mette a leggere e cresce. Intorno ai due protagonisti c’è un’umanità molto particolare come l’arpista: «Volevo che ci fosse una presenza musicale durante il reading e allora è arrivata questa figura molto particolare, uno dei miei personaggi preferiti. Un giovane falegname brianzolo che suona un’arpa particolare, senza corde sostituite da fasci di luce. Li tocca e produce dei suoni, ha un aspetto così molto affascinante, da indiano Apache». E toccherà oltre che i laser anche il cuore della poetessa. «Il tour non è semplicemente di letture ma un un percorso di iniziazione, come accadeva nelle tribù antiche, quando i ragazzi entravano in un bosco e dopo qualche giorno ne uscivano uomini». Nel mese di rappresentazioni Scià si gioca tutti i rapporti più importanti della vita, quelli con i genitori, con il fidanzato, «quindi un mese di grande formazione. Questo credo che il significato più profondo del libro».
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