L'ANALISI
28 Gennaio 2024 - 05:25
CREMONA - Nuovo appuntamento con la rubrica ‘Il medico risponde’: la protagonista è la dottoressa Cristina Galavotti, medico ortopedico della UO di Ortopedia dell’Ospedale di Cremona.
Quali sono i problemi più diffusi legati al gomito?
«Bisogna distinguere le patologie traumatologiche dalle patologie elettive che al giorno d’oggi sono sempre più diffuse. Nei traumi, le fratture che possono interessare gli sportivi riguardano spesso l’omero, mentre le patologie elettive sono spesso legate a tendinopatie note come il gomito del tennista o del golfista».
Quali sono i sintomi e come si arriva alla diagnosi?
«Bisogna sempre distinguere il trauma dalla patologia. Nel primo caso, il gomito presenta difformità, molto dolore, grossi ematomi, alterazioni funzionali. I pazienti accedono al pronto soccorso in cui parte l’iter della diagnosi e del trattamento della frattura. Le patologie elettive le vediamo soprattutto a livello ambulatoriale: la persona manifesta dolore che può essere localizzato lateralmente al gomito, nel caso di epicondilite, o all’interno se si è in presenza di epitrocleite. Il dolore può essere anche presente nella parte anteriore per esempio nelle patologie del bicipite. E interessano pazienti culturisti, ma anche tennisti e giocatori di paddle, che lamentano un dolore sordo, costante, che impedisce l’allenamento. Un altro aspetto fondamentale è la rigidità del gomito sia nei bambini, in caso di una frattura non trattata in modo corretto, sia negli adulti magari a causa dell’artrosi. Il problema fondamentale è che il gomito ci serve nei movimenti quotidiani, dal mangiare al pettinarci, quindi le limitazioni ci influenzano notevolmente. Per la diagnosi in caso di frattura si parte da una radiografia, per poi fare uno studio più approfondito con la Tac. Nelle patologie elettive, invece, l’ecografia ci dà l’idea della parte dinamica del gomito, della funzionalità dei tendini. L’ecografia è poi importante quando è interessato il nervo ulnare che porta la sensibilità alle ultime due dita della mano. L’altro esame è la risonanza magnetica attraverso la quale si possono valutare i tessuti molli».
Come vengono trattati i pazienti?
«In caso di frattura di un paziente giovane l’obiettivo è quello di ricreare un’anatomia il più vicino possibile alla perfezione con placche e viti. Nella persona anziana, over 80, abbiamo a disposizione la protesi che però una volta impiantata costringe il paziente a non sollevare pesi superiori a 2-5 chili. Per le tendinopatie, invece, si comincia con la fisioterapia per recuperare il più possibile prima di arrivare eventualmente a una chirurgia. Oggi è molto diffuso anche l’utilizzo del Prp (Plasma ricco di piastrine) dello stesso paziente che ha un’importante funzione antinfiammatoria che agisce sul dolore. A Cremona, poi, abbiamo una chirurgia di nicchia, l’artroscopia, per ricreare l’articolarità completa del paziente».
La rubrica, realizzata in collaborazione con Asst Cremona, può essere ascoltata sul sito e sul suo canale YouTube.
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