L'ANALISI
25 Giugno 2023 - 05:25
CREMONA - Nuovo appuntamento con la rubrica ‘Il medico risponde’: dopo aver affrontato, la settimana scorsa, le posture scorrette, la dottoressa Erika Viola, direttore della UO di Ortopedia dell’Ospedale di Cremona, ci spiega che cosa sono le fratture patologiche.
«Sono fratture che in condizioni normali non si potrebbero realizzare. Come condizioni normali si deve considerare la consistenza o la morfologia dell’osso. La frattura, dunque, si realizza anche se la forza di per sé non sarebbe efficace per generarla o addirittura in assenza di una forza, le cosiddette fratture spontanee. Quando parliamo di consistenza dell’osso intendiamo un’alterazione delle componenti minerali o del collagene. Durante un processo di invecchiamento l’osso può cambiare, può avere pareti più fragili e un contenuto meno armato. Condizioni che possono portare a una frattura. È ormai provato, per esempio, che la cosiddetta ‘frattura di caviglia’ della donna non più giovane è una frattura patologica legata all’osteoporosi, insieme a quelle vertebrali, del polso, del femore, di omero prossimale. Le fratture metaboliche interessano soprattutto le donne in età menopausale, ma anche gli uomini che sviluppano un osteoporosi secondaria legata a patologie come il diabete, al fumo, all’eccessivo utilizzo di alcolici. Ma sono il risultato anche dell’impiego di alcuni farmaci, dell’anemia e di alcune patologie polmonari».
Oltre alle fratture patologiche metaboliche quali sono le altre cause individuabili?
«Un altro capitolo importantissimo è rappresentato dalle fratture meccaniche. Uno sforzo ripetuto e applicato in modo puntuale, precisissimo su quel segmento di osso, concretizza la frattura, spesso da stress negli sportivi e nei giovani ginnasti».
E poi: «Un terzo capitolo è quello delle fratture oncologiche, con due popolazioni di pazienti. La prima riporta una frattura e così si scopre di una patologia oncologica di cui la persona non sapeva. In collaborazione con oncologi, radiologici, anatomopatologi, si parte alla ricerca del tumore primitivo, al giorno d’oggi per fortuna vincendo spesso. La seconda è rappresentata da chi ha vinto il tumore ma che riporta ancora delle alterazioni dello scheletro. E tornando attivi quello resta un punto di debolezza».
Le fratture patologiche hanno tempi di guarigione normali?
«In genere possiamo dire che il tempo di consolidazione deve essere moltiplicato per un fattore di 1,5. Quindi, quattro mesi diventano sei, tre mesi quattro mesi e mezzo. Siamo noi quindi a dover avvisare il paziente che ha avuto una frattura atipica che il suo tempo di guarigione non sarà uguale a quello di un giovane completamente sano».
La rubrica — in collaborazione con l’Asst di Cremona — può essere ascoltata sul sito del giornale e sul suo canale YouTube.
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