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IL CASO

Inquinamento Tamoil, Bissolati: «Stanchi e amareggiati. La perdita va bloccata»

Nella Conferenza dei servizi, l'associazione sportiva respinge la proposta della società petrolifera

Massimo Schettino

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mschettino@laprovinciacr.it

18 Giugno 2022 - 05:00

CREMONA - «È come se invece di chiudere il rubinetto che perde, qualcuno proponesse di asciugare la cucina allagata passando lo straccio ogni mattina». Il presidente della Bissolati, Maurilio Segalini, spiega così il no della canottieri alla proposta di Tamoil, discussa ieri mattina in Conferenza dei servizi, di collegare la barriera idraulica ai piezometri collocati nell’area della società sportiva in modo da poter rimuovere il surnatante. E durante la Conferenza dei servizi che si è tenuta da remoto, la Bissolati ha fatto mettere a verbale: «La richiesta presentata da Tamoil in discussione si pone come una soluzione inadeguata e dilatoria, illegittima e ulteriormente gravosa per la proprietà Bissolati. Per questo la Bissolati esprime parere negativo in ordine sia alla richiesta di Tamoil, sia al proseguimento dell’attuale piano di ripristino sotto qualsiasi ulteriore forma».


Di fronte alla richiesta della società petrolifera e alla conseguente discussione in Conferenza dei servizi, Segalini ha espresso nel pomeriggio la sua amarezza, nel corso di una conferenza stampa a cui hanno preso parte anche il vice presidente Filippo Rizzi, il geologo Gianni Porto, esperto in controlli ambientali e consulente dei legali della Bissolati, e gli avvocati Gian Pietro Gennari e Claudio Tampelli.


«Siamo sconcertati — ha detto Segalini — e molto amareggiati, ci sentiamo anche abbandonati: come se la nostra richiesta di fermare l’inquinamento non riguardasse tutta la città ma fosse solo una questione privata. L’accertamento tecnico preventivo, effettuato su disposizione del Tribunale, ha evidenziato che, 15 anni dopo l’autodenuncia che ha aperto il caso Tamoil, sotto la Bissolati c’è ancora surnatante, cioè idrocarburi che galleggiano sull’acqua e che non sono residuali, ma ‘freschi’. Ebbene: fra tutti gli Enti di tutela, non c’è stato nessuno che abbia posto la questione di come scoprire da dove viene questo inquinamento e di come fare per fermarlo. Invece discutiamo di come rimuoverlo. Sono sbalordito e restiamo in attesa di una posizione degli enti e della città che ci faccia sentire meno abbandonati».


L’indicazione, sintetizza Porto, «deve essere che prima si individua la sorgente della perdita, poi si la si ferma e poi si rimuove l’inquinamento. Questa è l’indicazione di lavoro che ci aspettiamo dagli enti che prendono parte alla Conferenza dei servizi e questo sarebbe un intervento che restituirebbe onorabilità alla pubblica amministrazione. E invece non abbiamo alcuna garanzia sui tempi, i mezzi e la qualità degli obiettivi. E non è certo colpa di Tamoil, ma è il Comune che deve assicurare tutto questo». Segalini ha aggiunto: «Ci aspettavamo una dichiarazione politica da parte dei rappresentanti del territorio con l’indicazione agli enti tecnici di capire e individuare l’origine dell’inquinamento. Non possiamo essere sempre noi a spronare tutti».

Per Tampelli, «l’unica che ha dato alla vicenda la giusta attenzione è stata la magistratura. Le uniche tutele le abbiamo avute dai giudici. Ed è a loro che dunque ci rivolgiamo». È infatti stata depositata giovedì l’istanza di causa civile nei confronti della Tamoil da parte della Bissolati che chiede un cospicuo risarcimento danni e l’esecuzione di lavori urgenti, per bloccare il passaggio presente e futuro del materiale inquinante. E c’è anche il progetto di una barriera fisica composta di lastre di acciaio da conficcare nel terreno.

La Bissolati ribadisce che la barriera idraulica «non funziona», che il progetto di messa in sicurezza operativa dell’area Tamoil «è inefficiente» e che il piano di ripristino ambientale «si fonda su presupposti errati»: l’inquinamento non è affatto confinato entro il confine della ex raffineria. «L’ennesima dimostrazione del continuo, ininterrotto, passaggio degli idrocarburi dall’area della Tamoil a quella di proprietà della Bissolati si è avuta con l’effettuazione delle analisi sulla datazione del prodotto idrocarburico rinvenuto nel piezometro 2 e 3 dove è stata rilevata la presenza di prodotto di età inferiore ai 10 anni e, in particolare per il kerosene, inferiore a 5 anni». Alla conferenza era presente Giovanna Perrotta, di Legambiente: «Siamo preoccupati e chiediamo all’amministrazione una posizione netta. La questione non riguarda solo la Bissolati, ma tutta la città».

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