L'ANALISI
06 Giugno 2022 - 11:16
CREMONA - In piazza del Comune, fra Duomo e municipio, con alle spalle la Cattedrale, ieri sera erano un centinaio a recitare il rosario, atto riparatore per l’oltraggio alla Vergine Maria, rappresentata come una bambola con i seni nudi e portata in corteo durante il Cremona Pride. In piedi, disposti su un quadrilatero, si sono dati appuntamento nel cuore della città: esponenti di tutte le parrocchie sono stati coinvolti con una chiamata passata spontaneamente di chat in chat, per chiedere scusa per quella statua portata in una processione che non era la sua. Lo stupore di chi era seduto ai tavolini, il caldo soffocante e l’andamento mantrico della recita del rosario hanno reso l’atmosfera irreale.
E anche il Movimento Cristiano Lavoratori della Provincia, esprimendo pieno appoggio alle parole di dolore e condanna del vescovo Antonio Napolioni, ha voluto significare il proprio il proprio «sconcerto». Entra nel merito, il presidente Michele Fusari: «Quando abbiamo visto quelle immagini, stentavamo a credere a come certe scene blasfeme e offensive potessero presenziare alla manifestazione oltrepassando oggettivamente ogni livello di decenza e di rispetto. Non esiste alcun legame tra la rivendicazione di qualsivoglia diritto e l’offesa gratuita verso la fede dei cristiani. E dal momento che non è la prima volta che accade, ci poniamo al fianco del vescovo Antonio, che si manifesta ancora una volta come un Pastore attento e incisivo nell’interpretare i sentimenti dei cristiani. Crediamo nella preghiera affinché il dialogo non sia intaccato da questi tristi, davvero tristi, episodi».
Il comitato CremonaPride affida il proprio punto di vista a una comunicazione che fa il punto sull’esito della manifestazione di sabato pomeriggio: «Un corteo composto da persone diverse che hanno differenti modalità di visione e partecipazione alla parata — si legge —. Il Comitato ha organizzato lo spezzone in testa al corteo, con il carro che ha animato la lunga marcia grazie alla musica di Dj Regina Ribelle, studentessa fuorisede di liuteria, e con la collaborazione dello staff di Maitresse, composto da artisti provenienti da Reggio Emilia».
Una definizione dei confini dell’azione organizzativa in cui non rientra l’atto performativo della processione blasfema. E si legge inoltre nel comunicato inviato dall’associazione, presieduta da Mario Feraboli: «Ci preme ricordare che il primo Cremona Pride è stato il culmine di iniziative diffuse che hanno dato vita ad una rete di soggetti coinvolti su tutto il territorio della provincia». Si sottolinea inoltre come «molto spesso, ci si concentri solo su cosa ci divide e non su cosa in realtà ci unisce, cioè fare in modo che ognuno di noi possa trovare e ritrovare il proprio posto del mondo, anche a Cremona. Questo è il motivo per cui c’è ancora bisogno di lotta e mobilitazione».
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