L'ANALISI
24 Marzo 2022 - 08:50
MALAGNINO - «La prima volta li ho visti in una foto che mi avevano dato. Poi, quando siamo arrivati al check point con l’Ucraina, li abbiamo geolocalizzati. Eravamo sul furgone, è stato un momento molto emozionante. Li ho visti lungo la strada e ci siamo salutati dal finestrino. Li abbiamo fatti salire a bordo e da allora sono con noi». Moreno Donelli è di Malagnino, paese in prima linea per gli aiuti alla popolazione ucraina. «Sono solo un pensionato che sta cercando di fare quello che può. Avevo questo appartamento sopra casa mia che si è liberato, perché mio figlio presto si sposerà e con mia moglie abbiamo deciso di metterlo a disposizione di chi in questo momento ne ha tanto bisogno. E poi dove si mangia in tre, si mangia anche in sei».
Donelli racconta questa storia di amore e solidarietà mentre è seduto al tavolo della cucina, di quella che oggi è la nuova casa di Ludmilla e dei suoi figli. Arthur 16 anni e Victoria, 5. Ludmilla e Victoria non parlano l’italiano, ma con Moreno si intendono lo stesso. Arthur, invece, parla l’inglese. «Moreno è una persona gentilissima, positiva, ha una grande cuore. Trovarlo è stata una fortuna. Siamo partiti dall’Ucraina, abbiamo attraversato la Moldavia e poi la Romania. Un po’ in auto e un po’ a piedi. Ci abbiamo messo 10 giorni. Papà è rimasto al fronte, a combattere. Però riusciamo a sentirlo, a videochiamarlo tutti i giorni. Cremona è calda e soleggiata, ho trovato degli amici che giocano a calcio con me al campetto. La scuola la seguo in Dad con la mia città Vinnitsya. Ma tra un po’, chissà. Magari andrò a scuola qui, anche se spero che presto questa situazione si risolva e noi possiamo tornare a casa, alla nostra vita. Eravamo così felici».
Ludmilla cerca di sorridere, ma ogni tanto le scende una lacrima. Victoria invece ci riempie di sorrisi. Presto inizierà l’asilo a Malagnino. Anche Arthur cerca di fare il brillante, si adombra solo quando gli chiediamo cosa sarà del suo futuro. «Non so. Vorrei solo che tutto questo finisse e potessimo tornare a casa. Voglio terminare la scuola e poi fare il meccanico come il mio papà». Moreno lo guarda con affetto. «Io lo sgrido ogni tanto, cerco di fare le veci di suo papà, mentre con Victoria non ci riesco, mi può chiedere qualunque cosa. Mi sciolgo. Avevano solo due piccoli trolley con loro. Qui li hanno riempiti di vestiti e giochi per la bambina. In paese si danno tutti molto da fare. Dalla parrocchia alla Protezione civile al sindaco passando per l’associazione ‘Amala..Gnino’ e a tanti volontari come il nostro amico Giorgio, che guida i furgoni negli oltre 3.600 chilometri delle nostre spedizioni. E domenica si riparte. Porteremo cibo e medicinali destinati all’ospedale proprio di Vinnitsya. Sarà il mio secondo viaggio. Il terzo, spero che sia quello per riportare loro a casa».
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