L'ANALISI
26 Marzo 2023 - 05:20
CREMONA - Nuovo appuntamento con la rubrica «Il medico risponde»: il protagonista è il dottor Gian Battista Danzi, direttore della Struttura complessa di Cardiologia dell’Ospedale di Cremona.
«La miocardite è una malattia infiammatoria del tessuto miocardico, ossia del muscolo, che determina anche una morte cellulare. È una patologia relativamente rara. E si stima che la sua incidenza sia di 10 casi per 100mila abitanti. In una provincia come la nostra dovremmo aspettarci circa 35-40 casi l’anno».
Si tratta di una patologia molto sottostimata perché è subdola, non facilmente diagnosticabile. «Negli ultimi anni grazie all’introduzione della pratica clinica della risonanza magnetica si riesce a fare diagnosi molto più frequentemente e in maniera più accurata» sottolinea il dottor Danzi. «Questa malattia interessa soprattutto i giovani (la popolazione tra i 20 e i 40 anni). E in seguito alla pandemia abbiamo riscontrato un aumento dei casi perché pur avendo genesi diverse la determinante maggiore sono appunto le infezioni virali». Ci sono anche miocarditi da cause tossiche, provocate da farmaci quali gli antipsicotici e alcuni chemioterapici. Esiste poi una predisposizione genetica.
«I sintomi sono molto variabili - chiarisce il dottor Danzi -. Spesso insorge come sensazione esclusiva di aritmia. Nelle forme più sfumate, che sono la maggior parte dei casi, c’è il dolore cardiaco. Le rare forme gravissime, dove il danno è esteso a tutta la quantità del muscolo, esordiscono in maniera violentissima, con shock cardiogeno e morte improvvisa».
La diagnosi è difficile e gli specialisti si orientano innanzitutto sull’anamnesi del paziente: «Se ci troviamo di fronte un ventenne con dolore toracico ed extrasistolia non dobbiamo pensare che abbia un infarto acuto del miocardio. Se poi ha avuto di recente anche un’influenza o una malattia infiammatoria siamo propensi a pensare che si tratti di miocardite».
Oltre all’elettrocardiogramma sono soprattutto i marker bio enzimatici, che risultano dal prelievo del sangue, a orientare verso la diagnosi. È poi la risonanza magnetica a mettere in luce il danno muscolare, l’edema nella fase acuta. Per i casi più gravi si effettua la biopsia endomiocardica.
«Si tratta di una patologia infiammatoria, con una fase di acuzia che poi si spegne nel tempo - afferma il dottor Danzi -. Dobbiamo, quindi, supportare il circolo con l’idea che la patologia si risolverà fino a stabilizzare il paziente».
La rubrica - in collaborazione con l’Asst di Cremona - tratta tutte le settimane un argomento specifico con l’aiuto di uno specialista e può essere ascoltata sul sito del giornale o sul suo canale YouTube.
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