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Conversazioni intime con «maestre immense»

Dialoghi con le nuove signore della letteratura

Giorgio Ghiotti studia Lettere a La Sapienza. Ha esordito nella narrativa con la raccolta di racconti ‘Dio giocava a pallone’ (nottetempo 2013). Fa parte dei ‘Piccoli Maestri’, un volontariato di scrittrici e scrittori che si propone di portare la letteratura nelle scuole

Gigi Romani

Email:

lromani@laprovinciadicremona.it

16 Febbraio 2016 - 17:19

Dialoghi con le nuove signore della letteratura

Giorgio Ghiotti
‘Mesdemoiselles. Le Nuove Signore della Scrittura’
Perrone
150 pagine, € 12

Il 22enne Giorgio Ghiotti, astro sorgente della letteratura, pubblica ‘Mesdemoiselles. Le Nuove Signore della Scrittura’, in cui propone 32 anni dopo ‘Le signore della scrittura’ di Sandra Petrignani, il suo tributo alle «maestre immense» della letteratura che in conversazione intime, ironiche e a tratti commoventi, piene di passione politica e civile, ci conducono nel loro e nel nostro quotidiano, percorrendo le strade della memoria e quelle più incerte del domani. Dacia Maraini, Ginevra Bompiani, Luisa Adorno, Rosetta Loy, Sandra Petrignani, Lidia Ravera, Vivian Lamarque, Silvia Bre, Biancamaria Frabotta, Patrizia Valduga, Mariangela Gualtieri: voci che testimoniano del passaggio dai grandi nomi del Novecento a questa nostra complessa contemporaneità. Lo scrittore spiega in esclusiva per ‘La Provincia’ come l’ha fatto.

di Giorgio Ghiotti

Se qualcuno dirà che è un bel libro, lo devo alle mie undici amate Signore (anche se ce ne sarebbero molte altre), alla loro sensibilità e intelligenza. Soprattutto alla loro umanità. Prendersi un dodicesimo del merito di un lavoro del genere ti permette di elogiarlo senza peccare fastidiosamente di vanagloria. Un passo indietro. Due anni fa (il mio primo anno di università), Monica Storini, straordinaria docente di letteratura italiana, apre il suo corso citando il libro di Petrignani ‘Le signore della scrittura’. Ci parlò di quelle interviste come di un bene fatto alla letteratura, di un regalo per gli studiosi e di un debito saldato alla scrittura delle donne. Me ne innamorai. Per un anno intero ho poi pensato: sono passati trentadue anni da questo bel lavoro, trentadue! Sfrontatamente ho alzato la cornetta e le ho telefonato. «E se ora lo facessi io?». Così è nato questo libro, con una telefonata a Sandra e un succo di ace bevuto con Paolo Di Paolo ai tavolini della Feltrinelli; è nato dall’incontro di alcune passioni che si sono velocemente moltiplicate. ‘Mesdemoiselles’ è soprattutto il mio modo di dire GRAZIE (e dirlo così, in maiuscolo) alle storie, ai versi, ai libri che hanno reso più luminosa la mia vita; è un GRAZIE al Bene che i libri immettono nel mondo, è un GRAZIE per tutte le volte che una poesia ci rende più umani. Ed è il ringraziamento di chi ha appena cominciato a scoprire quella fortuna enorme e vastissima che è la letteratura, «una compagna che scenderà alla mia stessa stazione», per dirla con Biancamaria Frabotta, docente di letteratura italiana del Novecento. Con queste straordinarie narratrici e poetesse abbiamo parlato di molte cose: di memoria, di dialogo tra le generazioni, di diritti civili e culture claustrofobiche, di aneddoti privati e divertentissimi e di scrittura. Come per esempio Dacia Maraini: «Ho dei bellissimi ricordi di Sabaudia, ai tempi in cui dividevo la casa con Pier Paolo Pasolini, in cui facevamo il bagno con Ninetto Davoli, in un mare pulito e pieno di pesci. Ora, se ti fai il bagno, incontri soprattutto branchi di meduse, quando non buste di plastica. Allora ci incontravamo a cena con Bernardo Bertolucci, con Laura Betti, con Dario Bellezza, con Lorenzo Tornabuoni», c’era un momento nel pomeriggio in cui andavano a comprare il pesce insieme Dacia, Alberto, Pier Paolo, Ninetto. Era la cerimonia del pesce, Moravia pretendeva di saperne moltissimo e illustrava le sue teorie per riconoscere un pesce fresco, indagava l’occhio, le branchie. «Era un’epoca d’oro che adesso mi pare completamente scomparsa. Ma forse sbaglio. I luoghi cambiano, si deteriorano, ma poi rinascono. L’importante è che ci sia qualcuno che ami il luogo in cui sceglie di vivere, lo rispetti e se ne prenda cura». Patrizia Valduga, alla domanda ‘che cosa direbbe a dei giovani poeti, a dei giovani scrittori?’ risponde: «Solo questo: proteggete i miei padri. Sto rubando le parole al Foscolo dei Sepolcri. Proteggeteli tutti — da Guittone a Raboni — proteggeteli per me che presto non ci sarò più, non lasciate che vengano confusi con i cantanti, i parolieri e i giornalisti. Vi passo il testimone, prendetelo». Ginevra Bompiani invece mi ha parlato di «ciò che di più intimo è nelle persone non è il tempo, ma l’anima. E’ dalla propria parte intima e atemporale che le generazioni si parlano». A più di trent’anni dal volume di Petrignani, questo lavoro raccoglie il bandolo e lo porta avanti. Ma mutata è la cornice, mutato il quadro: nel 1984 il nodo della faccenda era stretto attorno alla mancanza di potere, all’esclusione delle autrici intervistate «perché sono scrittrici e non scrittori». Se è giusto affermare che la vera letteratura (come ha notato Ginevra Bompiani) è sempre lontana dal potere, queste interviste si concentrano su tutto ciò che resta oltre e dopo il potere: la vita reale, le storie raccontate e le poesie scritte, la quotidianità che è il vero miracolo. Le ‘nuove signore della scrittura’ si sono raccontate con sincerità e orgoglio. Per questo le ringrazio.

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Giorgio Ghiotti studia Lettere a La Sapienza Ha esordito nella narrativa con la raccolta di racconti ‘Dio giocava a pallone’ (nottetempo 2013). Fa parte dei ‘Piccoli Maestri’, un volontariato di scrittrici e scrittori che si propone di portare la letteratura nelle scuole

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