L'ANALISI
‘Il segreto di una vita più grande’
19 Giugno 2014 - 11:42
CREMONA — Si può sopravvivere al dolore. Si può sopravvivere al dolore e riuscire a trasformarlo in qualcosa d’altro. Si può sopravvivere al dolore e riuscire a ritrovare la bellezza, la gioia autentica. Sandro e Tina Avanzini di Sospiro lo hanno fatto. In una domenica d’agosto dell’ 85 una tragedia immane ha cambiato la loro vita. I figli Stefano e Riccardo, di 5 e 10 anni, sono annegati nel Taro durante una scampagnata in famiglia in un punto in cui il fiume non supera il metro. Questione di pochi attimi, neppure il tempo di gridare ‘aiuto’. Presumibilmente Stefano ha avuto un malore o è scivolato e Riccardo, che sapeva nuotare, si è buttato in suo aiuto. La perdita di un figlio è uno strazio atroce, una ferita che resta aperta per sempre. Ma seppure annientati, la mamma e il papà di Stefano e di Riccardo hanno trovato l a forza di guardare aventi. Non è stato facile , né scontato.
A raccontare la loro storia è don Marco D’Agostino ne "Il segreto di una vita più grande". Il ibro sarà presentato venerdì sera (ore 21) nel salone Bolognini del seminario (vescovile) nel corso di una serata di preghiera, riflessione e testimonianze;il ricavato del volumr (edito da Effetà e in vendita a 10 euro) andrà a sostegno delle Famiglie in missione del Cammino Neocatecumenale.
«Sono stato invitato a parlare della storia di questi due fratellini qualche anno fa — spiega don D’Agostino —. Ero molto perplesso, non scrivo mai su commissione. Poi nel novembre del 2012 ho incontrato la famiglia. E’ stato un incontro molto forte, commovente. Il dolore li ha portati a scoprire un cammino di fede con la comunità neocatecumenale, hanno incontrato papa Giovanni Paolo II e hanno avuto sei figli, che oggi hanno dai 16 ai 26 anni. Ma è stato solo quando mi hanno fatto vedere i quaderni di Riccardo che mi sono deciso. Ho trovato pensieri profondi e una saggezza impensabili in un bambino di soli dieci anni. E ho trovato una fede limpida e purissima». Riccardo e Stefano diventano quindi «chicchi di grano deposti nella terra perché portino molto frutto», come scrive in esergo don D’Agostino richiamando esplicitamente il Vangelo di Giovanni.
La storia, tremenda e bellissima insieme, di Riccardo e Stefano, dei loro genitori, e dei loro fratelli (che forse non sarebbero nati) entra in una cornice narrativa, in cui l’io narrante è un agricoltore che arando il suo campo trova un tesoro, un manoscritto che lo spinge a indagare sulla morte dei due fratellini e soprattutto sulla loro eredità d’amore. Ed è a questo punto che la parola passa a Riccardo, ai suoi temi in classe, al suo diario, alle sue preghiere. Pensieri semplici: «Il paesaggio è stato inondato di panna montata», dice dopo una nevicata, ricordando che «per noi bambini (la neve) è bella, perché ci si può giocare e così non ci accorgiamo che fa freddissimo». Pensieri disarmanti, scritti in seconda elementare: «In tutto è Dio. Riconosciamolo anche in quello che soffriamo, anche in quello di cui godiamo e siamone grati». Pensieri di condivisione, nel momento in cui Riccardo assiste in tv alla tragedia dell’Heysel e viene a sapere dei tifosi morti: «Avevo gli occhi pieni di lacrime perché pensavo ai loro genitori che si disperavano». O quando si rivolge idealmente ai genitori di Elena, la bambina rapita a neppure un anno e mezzo, convinto che Dio avrebbe salvato la piccola.
Chicchi di grano che danno frutti. O pesciolini che alimentano l’albero della vita, come sembra suggerire il bellissimo disegno di Piné che ha realizzato la copertina del libro: le radici affondano nell’acqua, che ricorda al tempo stesso il Taro che si è portato via i fratellini e l’e le me nt o simbolo della vita; e tra i rami si intravedono frutti diversi e coloratissimi.
Il segreto di una vita più grande (anche il titolo del libro nasce da una frase di Riccardo) è definito dal suo autore «una parabola, in chiave moderna, da raccontare a tutti quelli che credono al Vangelo, perché vi credano ancora di più. E anche a chi non crede, perché consideri cosa si sta perdendo».
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