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Presentazione del romanzo"Voyeur."

Il critico d’arte Caroli venerdì alla Camera di commercio

Il protagonista del romanzo è un fotografo che cerca di capire la vita

Betty Faustinelli

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bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

11 Marzo 2014 - 13:33

Flavio Caroli
Cremona - sala Maffei della Camera di commercio, ore 18
Incontro aperto a tutti
CREMONA — Cos’è un critico d’arte se non un voyeur, uno che affida all’occhio e alla capacità di cogliere connessioni tra le immagini la sua capacità di leggere il mondo e di decifrarlo? Eppure Flavio Caroli ha pensato a un fotografo quale protagonista del suo terzo romanzo, intitolato appunto Voyeur. I segreti di uno sguardo e pubblicato recentemente da Mondadori (pagine 136, euro 15). 
A ispirarlo, scrive lui stesso, le immagini di un grande fotografo italiano, Romano Cagnoni. Caroli — che il pubblico televisivo ha imparato ad apprezzare per le sue lezioni nel talk show di Fabio Fazio Che tempo che fa — presenterà il suo libro nella sala Maffei della Camera di commercio accompagnato dalle letture di Paolo Valerio. L’incontro, aperto a tutti, si terrà venerdì alle 18 ed è organizzato dal Lions Club di Vescovato presieduto da Giacomo Spedini e dall’ente camerale.
 Il protagonista del libro è dunque Fabrizio, un fotografo che vive attraverso l’obiettivo e che attraverso le esperienze di un’intera vita perfeziona il suo sguardo come ‘strumento filosofico’ che lo dovrebbe portare a comprendere il mondo, la realtà. Ma Fabrizio riesce a vivere la sua vita oppure sono le sue macchine fotografiche a scegliere per lui? Fotografo di guerra, ma anche di moda, Fabrizio sembra giocare a scacchi con l’esistenza, con tante donne inseguite e forse amate, con tante avventure.
In cinquanta brevi capitoli, Fabrizio — raccontato in terza persona —ricostruisce la sua vita dall’adolescenza all’età matura, fino a un ultimo sguardo che si colora di viola. «Bisognava vedere. Non era bastato guardare... Fabrizio seppe di aver guardato per tutta la vita, e di non aver visto nulla, perché le forme sono apparenza; sono uno schermo per la verità, che probabilmente è informe », scrive Caroli in uno degli ultimi paragrafi del romanzo. In precedenza, il protagonista aveva ammesso: «Del senso delle cose, a Fabrizio sembrava di non aver capito nulla per tutta la sua vita. Un morso qua e unmorso là, come a una grande mela: nulla di più. La verità gli sembrava una linea lunghissima che si estendeva da lui al punto più remoto dell’universo, e, ammesso che l’universo fosse finito, tornava a lui e alla sua macchina fotografica — scrive Caroli —. verità fisica, beninteso: Fabrizio non osava nemmeno inoltrarsi nei territori di quella che si dice verità metafisica. Un morso qua e un morso là, a quella immensità di cose che certamente avrebbero meritato di essere capite nel loro placido significato. Eppure, continuava ad apparirgli più appassionante che capire, o intuire, qualcosa della verità. Dare un morso». Ed è cercando di dare morsi che Fabrizio corre per il mondo, inseguendo per lo più situazioni di violenza: dal Biafra alla Cambogia, dall’Italia dilaniata dalle Brigate rosse all’Afghanistan, da una rissa a Camden Town a Londra alla Cecenia. Vede morire amici e colleghi, soldati, cittadini inermi.
Fabrizio vive, sopravvive, fotografa. In mezzo, lampi di bellezza: donne, per lo più, donne con cui intrecciare storie senza futuro o amicizia durature. Ma anche scorci legati all’arte, come quelli regalati da Mantova all’alba in una «coincidenza di opposti: fatalità dell’illusione, imprevedibilità della bellezza, che passa, ma lascia uno strano profumo di spermatozoi, insinuante, estenuante, lunghissimo ».
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