Centro Culturale “Agorà” Castelverde (CR) – Via U. Ferrari
Da sabato 19 a domenica 27 ottobre
Achille Meazzi (Cremona 1960), autodidatta sia nelle discipline musicali che in
quelle pittoriche.
Dice di se che “suono” e “segno” son “cifre” interdisciplinari all’interno delle
quali radica la sua ”arte” che è poi, più semplicemente, il tentativo di “ricreare”
se stesso attraverso la ricomposizione del “già vissuto” secondo un personale
canone estetico / poetico.
Contro tendenza rispetto alle correnti “mode” giovanili (o giovanilistiche) il suo
lavoro di restituzione pittorica non è mai permeato dall’inquietudine di quel
“disagio esistenziale” tanto caro a chi crede che opere “disagiate” (o
disagevoli) garantiscano (meglio e di più) d’assurgere al “sacro rango di
artista”, s’accomodassero…tutti quelli che…”se non c’è il disagio non è arte”…
Mai appenderebbe opere inquietanti alle pareti di casa sua, ma solo rilassanti
e suggestivi spunti per possibili “trekking” del pensiero lungo i sentieri della
fantasia, è già sin troppo spenta e densa di inquietudine la vita…per volersi far
del male ancora e di più.
L’approdo ad una condivisione diffusa del proprio esprimersi, per quanto
auspicata ed auspicabile, non è mai vissuta come ricerca ansiogena di un
“idem sentire” o di un qual si voglia riscontro a tutti i costi…se capita (e
spesso capita…) meglio, diversamente: bene lo stesso, l’effetto “terapeutico”
che l’esercizio pittorico determina al proprio livello psico-fisico è comunque
assicurato…con buona pace di ciascuno e di tutti.
Achille Meazzi (Cremona 1960), autodidatta sia nelle discipline musicali che inquelle pittoriche. Dice di se che “suono” e “segno” son “cifre” interdisciplinari all’interno dellequali radica la sua ”arte” che è poi, più semplicemente, il tentativo di “ricreare”se stesso attraverso la ricomposizione del “già vissuto” secondo un personalecanone estetico / poetico.Contro tendenza rispetto alle correnti “mode” giovanili (o giovanilistiche) il suo lavoro di restituzione pittorica non è mai permeato dall’inquietudine di quel“disagio esistenziale” tanto caro a chi crede che opere “disagiate” (odisagevoli) garantiscano (meglio e di più) d’assurgere al “sacro rango diartista”, s’accomodassero…tutti quelli che…”se non c’è il disagio non è arte”.