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Le debolezze dei 'capi'

I lati più grotteschi e imbarazzanti dei boss della camorra

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

07 Ottobre 2013 - 19:00

I lati più grotteschi e imbarazzanti dei boss  della camorra
Voglio solo ammazzarti
di Stefano Piedimonte
pagine 256, euro 16, Guanda
Voglio solo ammazzarti
di Stefano Piedimonte
 pagine 256, € 16
Napoli, la droga e la camorra. Tutta da ridere, però. Dopo il fortunato Nel nome dello Zio — caso editoriale dello scorso anno —, Stefano Piedimonte propone in Voglio solo ammazzarti la seconda puntata della saga del camorrista ossessionato dal Grande Fratello. Rinchiuso a Poggioreale (ovvero Poggi Poggi), lo Zio è deciso a vendicarsi di chi lo ha spedito in carcere e i suoi scagnozzi organizzano per lui un’evasione spettacolare. I suoi fedelissimi (ma fino a un certo punto) sono Germano Spic e Span, abilissimo nel ripulire le scene del crimine, Erripò, faccia uguale a quella del maghetto, zazzera bionda e una dipendenza cominciata da piccolo «... che quando papà portava a casa la cocaina, per noi era sempre una festa ». E poi c’è Ciruzzo Stiv Ciops, già fruttivendolo obeso con i capelli unti e la passione per le anfetamine, che con il computer sa fare di tutto e anche di più. A guidare invece i poliziotti che lo Zio lo vogliono in galera c’è Wu, chiamato così perché «prendi il volto di Woody Allen, sbattilo venti volte contro il cofano di un’auto e avrai la faccia di Wu». Cronista di nera prima che scrittore, Piedimonte sa orchestrare una storia che si dipana da Napoli a Milano e che è resa avvincente da un susseguirsi di colpa di scena. Masoprattutto usa l’arma dell’ironia per mettere alla berlina vizi e debolezze dei camorristi, anche se né Nel nome dello Zio né Voglio solo ammazzarti sono in realtà romanzi di o sulla camorra. Sono storie di camorristi demitizzati, svelati al nudo del loro potere e della loro forza, raccontati senza nasconderne l’ignoranza. Come ha sottolineato Roberto Saviano «Piedimonte spoglia letteralmente la camorra mostrandone gli aspetti più ridicoli. La annienta lacerando quel vestito di onnipotenza che in tanti anni di soprusi e prevaricazioni si è ricamata addosso. Ciò che diventa palese è che i boss non sono altro che individui a cui mancano pezzi. Persone che spesso, a causa della loro mediocrità, scadono nel ridicolo e nel grottesco dell’autocelebrazione. Tutto ciò può essere intaccato, il consenso nei loro confronti può calare, ma solo se li si trascina a terra, solo se si riesce a svelare le loro passioni per quelle che sono: grossolane, kitsch, imbarazzanti».
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