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Una vita per la musica

Uto Ughi, il trillo del violino... legato al collo

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

14 Maggio 2013 - 17:21

Uto Ughi, il trillo del violino... legato al collo
Quel diavolo di un trillo - Note della mia vita
di Uto Ughi
Laterza
Pagine 180 - Euro 13
«Si creò un buon giro di amici, strumentisti dilettanti che erano soliti riunirsi con il maestro Coggi a casa di mio padre per far musica insieme. Eseguivano il repertorio cameristico con passione. Io avevo circa tre anni: quando a sera arrivavano gli ospiti con i loro strumenti, m'infilavo sotto il pianoforte. Non c'era verso di togliermi da quella specie di tana per mandarmi a dormire, volevo sentire a tutti i costi le musiche che eseguivano. E quando mi accorgevo che qualcuno stonava o sbagliava le note, protestavo a modo mio, fischiando sonoramente. Avevo trovato due piccoli pezzi di legno, uno un pò piatto che mettevo tra il mento e la spalla, e un altro con cui... 'suonavò! Giravo per casa felice, avevo il mio violino». È l'inizio della storia di Uto Ughi, cui il maestro Coggi regalerà poi un mini-violino (legato al collo perchè non avesse a cadere). Per la prima volta uno dei nostri solisti di maggior fama internazionale racconta la sua vita, gli incontri musicali, ma anche le sue passioni per i viaggi, la letteratura (tra gli altri incontrò Borges) e, naturalmente, i compositori che più ha amato. I suoi due violini, che sempre lo accompagnano, hanno due voci ben distinte: lo Stradivari, dice, è come un dipinto di Raffaello o Tiziano, perfetto per disegno, colore, armonia delle forme, dal suono luminoso, apollineo; il Guarneri, invece, con il suo suono scuro, drammatico, struggente e misterioso, ricorda Caravaggio o Rembrandt. Questi due violini sono naturalmente pezzi unici: lo Stradivari Van Houten-Kreutzer del 1701, è appartenuto al violinista omonimo, al quale Beethoven aveva dedicato la Sonata in La Maggiore op.47; il Guarneri del Gesù 'Rosè del 1744, era di Arthur Grumiaux, e Ughi riuscì a convincere la vedova del musicista francese a cederglielo solo dopo un lungo 'corteggiamentò. L'autore parla con piacere di Dostoevskij e Zweig, Papini e Buzzati, ma anche della sua passione per l'isola del Giglio, dove ha una casa, e dei suoi innumerevoli viaggi, dal Brasile alla Birmania, all'India. Forse questo breve libro può essere il prologo ad un più lungo e approfondito bilancio della vita del nostro violinista più conosciuto, che prima o poi inevitabilmente verrà.
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