L'ANALISI
16 Gennaio 2017 - 16:22
La festa della polenta di Borgo Tossignano è la festa con cui si celebra fin dal lontano 1622 l’ultimo giorno di carnevale, martedì grasso, con grandi abbuffate di polenta ben condita con salsiccia e formaggio, offerta gratuitamente ai paesani ed ai forestieri. La festa della polenta ha origine nel 1622 mentre era governatore di Tossignano Leonardo Scincia di Sermoneta; Quelli erano anni pesanti caratterizzati da guerre e da pestilenze; le genti erano afflitte e meste, ma proprio in quell’anno, un tal Mastrantonio da Farneto, tipo buontempone e gaudente, propose di sollevare il morale festeggiando in modo curioso e particolare l’ultimo giorno di carnevale. Da quella data questa festa, che si celebra con qualsiasi tempo, non ha subito interruzioni, ad eccezione degli anni della guerra. Negli ultimi anni la festa della polenta ha avuto un incremento notevole: si è gemellata con feste simili, come la festa della polenta di Sermoneta e di Ivrea ed ha portato la sua antica tradizione in varie regioni d’Italia, dove si è fatta apprezzare per l’abilità dei cosiddetti Polentari e sopratutto per la bontà della polenta prodotta. Nel maggio dei 1998 si è costituita ufficialmente in Tossignano l’Associazione dei polentari d’italia, alla quale hanno aderito tredici comitati che organizzano sagre o feste della polenta. Per organizzare la festa della Polenta di Borgo Tossignano esiste uno speciale Comitato i cui membri si succedono per diritto di sangue che anticamente era presieduto dal Governatore dello Stato di Tossignano, Fontanelice ed annessi, poi dal Capo dell’Amministrazione Comunale. Il cerimoniale della festa si è mantenuto inalterato nei secoli. Appena terminata l’ultima Messa si accendono, all’aperto, in piazza, i fuochi sotto i capaci calderoni di rame intorno ai quali si danno da fare i cuochi ereditari che indossano casacche e berrette gialli e guanti bianchi. C’è chi fa fuoco, chi gratta il formaggio, chi taglia la salsiccia o la rimescola nel tegame, chi prepara i taglieri. Quando l’acqua inizia a bollire comincia il lavoro più delicato: la polenta deve riuscire senza grumi, altrimenti si compromette la fama dei polentari. Cosa non felice dato il quintalaggio di farina da trasformare in polenta. Verso le 12 o 13 e mezza l’aspettativa del folto pubblico è appagata: si fa la prima distribuzione di polenta. Intanto i polentari si aiutano pranzando con abbondanti libazioni tanto per vincere la fatica, il caldo o sopratutto il freddo e per quattro o cinque ore continuano a far polenta. Queste, ben condite con salsiccia e formaggio, vengono tagliate a fette e tutti possono allungare il piatto ed ottenerne a sazietà. Da molti anni il Comitato provvede anche ai piatti che vengono fatti in edizione artistica che varia d’anno in anno, e vengono preparati con la collaborazione preziosa dei ceramisti di Imola. Questi piatti sono ricercati dai collezionisti. Questa festa ha avuto imitazioni in paesi vicini: il Borgo dal 1900 organizza nella stessa giornata la festa dei maccheroni la quale rende più completa quella della polenta di Tossignano perché i visitatori possono così fare un pasto completo con maccheroni asciutti e ben conditi e poi polenta e salsiccia, o viceversa.
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