L'ANALISI
10 Settembre 2025 - 14:31
Presentazione attività Tavolo della disabilità nazionale, Presidente Ciambetti: “Uno strumento per garantire alle persone disabili inclusione, uguaglianza e partecipazione attiva”
(Arv) Venezia 10 set. 2025 - “Secondo i dati del Consiglio europeo, il numero di individui con disabilità in Italia è pari al 20%. Che si debba fare riferimento al Consiglio europeo e non a statistiche diffuse da enti italiani come fonte attendibile da cui attingere i dati è significativo della superficialità con cui si studia e si analizza il fenomeno della disabilità nel nostro paese. Le fonti italiane, pur autorevoli, delineano un surreale balletto di cifre che va dai 3 milioni ai 13, passando per i 4,5 milioni e i 7 milioni. Dati che si commentano da soli. Oggi il nostro paese è di fronte ad un momento cruciale da un punto di vista legislativo, con una profonda rivoluzione normativa in atto. L’obiettivo è quello di assicurare alla persona il riconoscimento della propria condizione di disabilità, rimuovendo ostacoli e attivando sostegni utili al pieno esercizio delle libertà e dei diritti civili e sociali. Lo strumento per concretizzare questa rivoluzione è rappresentato dal Decreto legislativo n. 62/2024 in materia di disabilità che attua la riforma PNRR, secondo quanto previsto dalla Missione 5, "Inclusione e Coesione"”. Queste le parole con cui il Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti ha aperto la conferenza stampa di presentazione del Tavolo della disabilità nazionale, svoltasi oggi a Palazzo Ferro-Fini. “Siamo di fronte ad un cambiamento epocale, con il quale si introducono cambiamenti significativi nella valutazione e nell’assistenza delle persone con disabilità. Tra le principali misure, il provvedimento introduce una nuova definizione di disabilità. Nel suo saggio “Sulla lingua in generale e sulla lingua dell’uomo”, del 1916, Walter Benjamin aveva sottolineato l’importanza di dare un nome alle cose, definendo la facoltà di nominarle come la condizione e la possibilità che consente poi di dare un volto e, nel tempo, un contenuto alle cose. Non consente solo di riconoscerle, ma di parlarne. Ben si comprende allora la portata di questo cambiamento perché il decreto sostituisce i termini come “handicap” e “invalidità” con il termine “persona con disabilità”, abbandonando la precedente terminologia obsoleta e potenzialmente discriminatoria. In linea con la Convenzione ONU del 2006, questa nuova definizione evidenzia l’importanza di considerare la disabilità come il risultato dell’interazione tra la persona e il suo ambiente, e non come una caratteristica intrinseca dell’individuo. Si tratta di un vero cambio di prospettiva che smette di considerare il disabile come un individuo isolato per porlo invece in una dimensione relazionale, con l’altro e con la società. Non a caso la normativa introduce il concetto di “Progetto di vita individuale” finalizzato a realizzare gli obiettivi della persona con disabilità per migliorare le condizioni personali e di salute nei diversi ambiti di vita, facilitandone l’inclusione sociale e la partecipazione nei diversi contesti, su base di uguaglianza con gli altri e promuovendo così l’autonomia dell’individuo e la sua partecipazione attiva nella società”, ha affermato il Presidente. “Ad ognuno di noi devono essere garantite pari condizioni che consentano di crescere, di maturare esperienze di educazione, di studio, di formazione e lavoro, di socializzazione il più possibile piene e complete. E se molto in questi anni è stato fatto dalle famiglie e dal Terzo settore – la Regione del Veneto in questo senso ha saputo nel tempo costruire un modello avanzato di servizi innovativi e sperimentali, sviluppando reti, percorsi per l’occupabilità e progettualità specifiche – è pur vero che le istituzioni devono farsi carico degli individui con disabilità, non relegandoli ai margini ma garantendo loro una condizione di vita dignitosa e ispirata ai principi dell’uguaglianza. Se il futuro ci mette di fronte ad una società diversa da quella di oggi, a causa di denatalità, e invecchiamento e patologie degenerative, e ci impone un cambio di passo che è indice di civiltà, lo stesso dobbiamo fare nei confronti del tema della disabilità. In una Regione che ha fatto dell’integrazione sociosanitaria uno dei suoi tratti distintivi, possiamo e dobbiamo fare di più, investendo in educazione, programmazione e coprogettazione, con cittadini, enti, Terzo settore e associazioni chiamati ad impegnarsi insieme per garantire alle persone disabili la vita che meritano”, ha concluso Ciambetti.
La responsabilità editoriale e i contenuti di cui al presente comunicato stampa sono a cura di CONSIGLIO REGIONALE VENETO
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