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CREMONA. CONVEGNO CAMERA PENALE

Violenza di genere: drammatiche testimonianze nel docufilm di Mainardi

La sceneggiatrice e giornalista cremonese: «Non si può sottovalutare niente. È nostro dovere intervenire, prendere seriamente qualsiasi segnale. È il messaggio lanciato dal Filo a una platea colpita nel cuore da 'Un altro domani'.

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

16 Marzo 2024 - 15:17

Violenza di genere: drammatiche testimonianze nel docufilm di Mainardi

Annamaria Caporali, Vitina Pinto, Cristiana Mainardi e Micol Parati

CREMONA - La testimonianza di Beatrice, segregata in casa per quattro giorni dal suo ex. Quattro giorni «di botte, violenze, di continue accuse», poi la salvezza, lanciandosi dal balcone. La testimonianza di Giovanna, a cui il marito ha ucciso con il coltello la figlia Laura. E quella di Vera, la cui figlia è stata uccisa dall’ex compagno con 48 coltellate dopo anni di violenze verbali e psicologiche. Sono tre delle drammatiche testimonianze - insieme a quelle di autori di violenza, di orfani di femminicidio e di chi, ogni giorno, si occupa del problema – raccolte nel potente docu-film Un altro domani scritto da Cristiana Mainardi, giornalista, sceneggiatrice di Cremona con il regista Silvio Soldini e prodotto da Lumière & Co: quattro anni di lavoro. Con la proiezione della pellicola, venerdì al cinema Filo si è aperto il convegno sulle violenze di genere: dai reati ‘spia’ ai femminicidi, la punta dell’iceberg. Lo ha organizzato la Camera penale di Cremona e Crema ‘Sandro Bocchi’ presieduta da Micol Parati, che ha moderato il dibattito con Mainardi, il pm Vitina Pinto, e Annamaria Caporali di Amnesty International. Scopo: tenere alte l’attenzione e la sensibilizzazione su un fenomeno culturale, una piaga sociale da sconfiggere con un cambiamento culturale che coinvolga tutti, uomini, donne e nuove generazioni.

docufilm

È il messaggio lanciato dal Filo ad una platea colpita nel cuore dall’affresco di testimonianze restituito da Un altro domani, che ha avuto il pregio (unico docufilm in Europa sul tema delle violenze di genere) di aver anche indagato «sulla sottocultura macista» attraverso le voci dei maltrattanti seguiti da Paolo Giulini, criminologo clinico, presidente e fondatore del Cipm: dal 1995 si occupa di crimini nelle relazioni affettive, lavorando con gli uomini violenti per aiutare le vittime.

«Da qui — ha spiegato Mainardi — è iniziato un percorso che ci ha portato a partecipare, come auditori, per circa due anni, a centinaia di sedute con i maltrattanti».

Perché «la nostra intenzione non era di rappresentarli come dei mostri, ma come persone incappate in quella esperienza e che possano trasformarla in qualcosa che non è solo un destino ineluttabile che porta al peggiore dei crimini. Trovare persone che si mostrassero a volto scoperto, con la voce non camuffata, non è una impresa da poco. Siamo grati per queste testimonianze, perché non era affatto scontato. Come siamo molto grati anche per le testimonianze delle vittime che sono state cercate con grande cura. E con le quali si è cercato di costruire un rapporto umano, innanzitutto, perché quando una persona ha vissuto quella esperienza, te la affida affinché diventi un patrimonio di tutti. È stato molto coinvolgente».

Il messaggio di Mainardi: «Non si può sottovalutare niente, ma non solo. È nostro dovere intervenire, prendere seriamente qualsiasi segnale, piuttosto va a vuoto, ma forse avremmo salvato non una vita, ma qualcuno da tanto dolore. Penso che questo sia importante nell’ottica della cittadinanza consapevole attiva (citando il concetto espresso nei saluti portati da Paolo Carletti, presidente del Consiglio comunale, ndr) : lo possiamo fare tutti. Non è un paese civile quello in cui al 15 di marzo sono già state uccise 20 donne dall’inizio dell’anno. A questo dobbiamo ribellarci tutte e tutti».

Prima di trasferirsi a Torino, a Cremona il pm Pinto ha fatto parte del pool di magistrati (4 su 7) che in procura si occupa dei reati del cosiddetto Codice rosso. «C’è un attenzione sulle vittime e mentre prima si parlava di violenze di genere — ha spiegato —, la legge 168 del 2023 viene definita ‘al contrasto della violenza sulle donne, della violenza domestica’. Il legislatore ha voluto sottolineare che, adesso, il focus è proprio sulla protezione della donna. C’è un presa di coscienza, anche in base ai dati statistici, che sono quasi sempre le donne vittime di questi reati, in particolare maltrattamenti e violenza sessuale». Ed ancora, «il fatto che un gruppo si occupi solo di questi reati, crea una cultura a condivisa nella trattazione di questi reati. Ciò permette di prendere decisioni, di chiedere misure per poi arrivare ad ordinanze e a sentenze che siano omogenee».

Amnesty International ha lanciato la petizione ‘Il sesso senza consenso è stupro’: «Nel nostro codice penale - ha osservato Caporali — lo stupro punito dall’articolo 609 bis dev’essere caratterizzato da violenza, coercizione, da atteggiamenti che inducono a pensare che senza violenza non sia stupro. Tante volte le ragazze non denunciano anche per la paura delle conseguenze che questo atto può determinare, perché si va incontro ad una grande stigmatizzazione della persona, una doppia violenza. Nella convezione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel 2013, ‘lo stupro è un rapporto sessuale senza consenso’. La nostra campagna è importante: si chiede al ministro della Giustizia Nordio di cambiare la revisione dell’articolo, in linea con gli impegni presi nel 2013, affinché qualsiasi atto sessuale non consensuale sia punibile».

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