L'ANALISI
26 Novembre 2020 - 07:00
Due figure caratteristiche dell'area cittadina: Albino Pedroni di via Giordano (con il baio «Franco») e Mario Costa del Migliaro (con la cavalla «Gina»)
Si chiama Albino Pedroni, ha 64 anni, abita in via Giordano ed è probabilmente l'ultimo carrettiere che ancora opera nella nostra città. È un figlio d'arte, nel senso che suo padre Angelo ha onorato lo stesso mestiere per sessant'anni, cedendo le redini al rampollo soltanto quando gli acciacchi dell'età senile si sono fatti sentire, consigliandolo alla dolce compagnia del caminetto.
Albino Pedroni lavora per trasporti vari, avvalendosi di un carro con le ruote gommate, tra le cui stanghe campeggia «Franco», un baio di dodici anni, che ha conosciuto i fasti di una «ditta di traslochi» ma che da un quinquennio si è adagiato nel tranquillo crepuscolo, a fianco del nuovo padrone. La zona maggiormente servita dalla simpatica «società» è quella meridionale, con la predilezione per l'antica e caratteristica via del Sale.
L'uomo e l'animale collaborano in perfetta amicizia, cosicché la frusta rappresenta un dimenticatissimo strumento di tortura; camminano senza dannarsi, «clopin-clopan», uno fianco dell'altro, dividendosi la conquista del pane quotidiano. Quando la sera imbruna l'orizzonte, il signor Albino ricovera «Franco» nella comoda stalletta, gli serve una abbondante razione di fieno, gli regala un'amichevole «pacca» su un fianco e raggiunge infine la vicinissima trattoria «Colombina» per una staffa corroborante.
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C'era una volta a Cremona la «Premiata Mascalcia Mombello». Le persone anziane che abitano in via Marmolada — un tempo via Traversa — ricordano perfettamente questa «locandina», che vantava l'aggiunta didascalica nobiliare di «Casa fondata nel 1820». La bottega era ospitata in un edificio caratteristico ed inconfutabile, che venne poi dissacrato dalle ruspe per concedere lo spazio ad un alveare contemporaneo.
Quello di Mombello era uno dei diciotto punti artigianali della città dove si ferravano i cavalli; la sua data di fondazione suggerisce ai romantici un viaggio all'indietro nel tempo verso i confini della nostalgia, anche perchè nel 1820 i rotabili a trazione animale costituivano l'unico mezzo di trasporto ed inoltre i cavalli giocavano un ruolo predominante nel lavoro agricolo e perciò erano indispensabili.
All'inizio del nostro secolo, la provincia di Cremona vantava circa diecimila cavalli; la punta massima della presenza equina si ebbe nel quarto decennio del secolo: il rilevamento, che ebbe luogo nel 1943, accertò l'esistenza di quasi 14 mila animali, tra puledri ed adulti. Poi incominciò l'inevitabile declino: un viale del tramonto permeato di patetica malinconia, che in questi ultimi decenni si è tradotto in una vera ed impietosa decimazione, imposta dallo strapotere meccanico. È quindi diventata eccezione ciò che un tempo fu una regola, cosicché quasi tutti hanno dimenticato la riconoscenza verso l'animale che affiancò per secoli un'intera gente nella sacrosanta conquista dell'agro.
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Tale assenteismo non ha contaminato Mario Costa, di 61 anni, che abita al Migliaro. Il nostro ospite esercita la professione del «baselòn», cioè del venditore ambulante di alimentari, e gode una fama ultradecennale in tutta la fascia periferica cittadina che un tempo costituiva il territorio comunale di Duemiglia.
Mario Costa imbarca i suoi approvvigionamenti in un caratteristico veicolo a quattro ruote, che viene trainato dalla «Gina» — una cavalla bianca umile e paziente che ha già visto per vent'anni le albe ed i tramonti cremonesi — e gira tra i caseggiati della sua zona commerciale, puntuale come accade per i «menalatte» nei loro itinerari quotidiani. Anche Costa, come Pedroni, ha ereditato dal padre l'amore per la specie equina: esercita la sua attività da quando ha avuto dalla maestra la pagella della quinta elementare, perciò da circa mezzo secolo, sempre affiancato da cavalle bianche che si sono trasmesse doverosamente ti nome di «Gina».
Questo simpatico personaggio ha appreso dal padre, Pietro Costa, l'arte del vendere ed il maneggio degli equini, perchè anche il suo conosciutissimo genitore faceva il «baselòn»; l'unica differenza consiste nel fatto che l'avo preferiva gli animali con il mantello scuro; inoltre intercalava il commercio ambulante alla gestione di un frantoio, in cui si provvedeva stagionalmente alla produzione di olio di lino.
La scienza moderna garantisce che determinate inclinazioni si trasmettano per ereditarietà: Pietro e Mario Costa, grazie al comune amore per i cavalli, esemplificano la validità di questa regola — permeata di umiltà, di coraggio e di fede — che fa veramente bene al cuore.
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