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19 luglio 1974

Mattinata al Foro Boario

Annalisa Araldi

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aaraldi@publia.it

19 Luglio 2020 - 07:00

Mattinata al Foro Boario

II blocco al 6% dell'IVA ha incrementato il settore - Ieri l'altro erano presenti oltre duemila animali - I prezzi hanno oscillato sulle 750 lire per i bovini adulti e sulle 1100 per i vitelli - Il cuore operativo degli affari nella palazzina centrale. 

Sergio il «paradùr». Il «paradùr» assolve, in un mercato bestiame, le mansioni di Figaro nella Siviglia rossiniana: dopo aver dato il benvenuto alle manze ed ai torelli, quando sbarcano dagli autocarri, li sistema negli stalli sotto le tettoie, provvede al loro vettovagliamento ed al loro beveraggio, li accudisce e fa loro compagnia; infine accompagna i suoi protetti a quattro gambe all'automezzo che, dopo la vendita, li porterà verso la nuova destinazione.
Incontrarsi e dirsi addio. Un «paradùr» non è elegante come Escamillo della «Carmen» di Georges Bizet, ma forse lo supera come coraggio. Probabilmente si tratta di mestiere. La sua divisa è semplice: un grembiule azzurro, di tela grezza, per non sporcare gli indumenti consueti, ed un bastoncino giallo, che gli serve da «espada» e che usa di piuma e di pelo, per accarezzare ed indirizzare gli animali nel corso delle brevi deambulazioni e per affrontarli quando «danno i numeri».

Se c'è da legnare, legna. Per quanto riguarda i quattrini, non ho osato domande indiscrete. Tuttavia ho visto un negoziante, dopo la vendita di una femmina chiamata «Maruska», che ha allungato due biglietti da mille al «paradùr» che aveva badato alla manza. Forse questa è la tariffa, anche se non escludo che, dopo l'incasso dei due «milani» ci sia magari stata una ripartizione con qualche collaboratore.

Il mercato mi è apparso animato e vivacissimo, anche perché —  l'informazione mi è giunta dal negoziante Leandro Rossi — il «blocco al 6 per cento» dell'IVA ha dato nuovo impulso al settore e l'attività appare in promettente espansione. Devo però confessare che il mio non era interesse economico. Stavo cercando una fetta di folclore. L'ho trovata in Sergio Minzotti, che è forse il più caratteristico dei «paradùr» cremonesi. È un pezzo di marcantonio, tra i quaranta ed i cinquanta, con i capelli a spazzola — innevati ma energici — che ignora sul lavoro l'uso dei pantaloni; tutto il suo abbigliamento è costituito da un grembiule, «che ha fatto più battaglie di una sottana», al cui taschino sta appeso l’immancabile bastoncino giallo. Probabilmente, «sotto» ha anche le mutandine, di quelle abbottonate, che arrivano a mezza pancia. Per lui tutto è splendido e la vita è una meravigliosa avventura. Bravo Sergio!

Taccuini ed assegni Il cuore operativo del mercato cremonese del bestiame è la palazzina, che si trova ad oriente delle pensiline dove viene alloggialo il bestiame. All'interno esiste una grande sala quadrata, con diversi tavoli ed un congruo numero di sedie. Ieri mattina, verso le dicci, c'era il tutto esaurito; «biro» che scrivevano numeri sui taccuini; che si spostavano; infine, che aggredivano i «blocchetti»; un arcobaleno di assegni, azzurri, rosa, violacei, bianchi, amaranto, verdi. Quattrini. Il commercio.

Entrando nella palazzina, a destra, c'è il locale della pesa. L'addetto è Fermo Biazzi, che risiede in via Boschetto e che svolge solitamente le mansioni di giardiniere nelle serre comunali. Un tempo le manze si vendevano a numero: il mediatore avvicinava il proprietario e l’acquirente; poi c’era una contrattazione laboriosa, fatta di botte e di risposte, finché si raggiungeva l’accordo. Infine si pagava con «carte da mille».

Oggi è tutto diverso. La bestia viene pesata e «va» a tanto il chilo: i prezzi di ieri l’altro hanno oscillato tra le 720 e le 750 lire circa (più l’IVA) per ogni chilogrammo di bovino adulto, e di 1100 lire circa per ogni chilogrammo di vitello (sempre più VIVA). Gli animali presenti erano in tutto 2159, divisi in 1636 bovini adulti, 497 vitelli, 5 cavalli e 7 puledri. Gli «effettivi» erano elencati su una lavagna.

Al termine del mercato, i cinque cavalli ed i sette puledri sono tornati sconsolatamente alle loro stalle. «Mala tempora», per gli equini!

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