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LA NOSTRA STORIA

I quattro ducati Longobardi

Dall’alluvione di questa tribù nascono paesi e possedimenti

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

09 Aprile 2014 - 15:48

I quattro ducati Longobardi

Continua il racconto sui popoli insediati in Val Padana. In questa puntata, dopo la guerra e la ricostruzione della città, verrà esaminato il territorio. Dopo quasi tre secoli dopo la fine della dominazione longobarda, in un atto del 1019, una donna di Azzanello si definisce ‘longobarda’. Ermengarda, questo il suo nome, con il documento dona terre al prete Girardo. Un atto che certifica come a distanza di 300 anni dal- l’arrivo dei Franchi fossero ancora forti le radici longobarde nel territorio cremonese, molto di più che in città. Longardore, Pozzo Baronzio, Isengo, Marzalengo, Romanengo, Gazzo, Voltido, San Salvatore. Nomi di comuni e località di origine longobarda. «La presenza di stanziamenti è testimoniata da alcune località del nostro territorio le quali hanno nel toponimo o la radice lang, o quella in Bar o quella in far o il nome di un santo del culto langobardo, o gad...Queste località si sono venute denominando nel territorio cremonese fra il 569-70 e un'età imprecisata. La venuta dei Franchi non è episodio tale da garantire che fosse cessata la introduzione della onomastica longobarda...» Così Ugo Gualazzini, che spiega come la toponomastica franca è molto meno numerosa di quella longobarda. Le tracce longobarde, anche dal punto di vista archeologico sono molto più numerose nel territorio che in città (anche se l’affermazione suona come un controsenso vista l’esiguità di fonti e reperti). Difficile ricostruire l’iter legale che ha determinato i passaggi di proprietà tra i vecchi e i nuovi signori. Nessun documento comprova le diverse tappe. Ma non è da escludere che gli ultimi arrivati, semplicemente forti delle loro armi si insediarono sul territorio a scapito dei vecchi padroni, gestendo per conto del re alcuni possedimenti, oppure con il sistema arimannico. Il territorio dunque può essere suddiviso in quattro grandi aree di appartenenza: il nord era sotto il ducato di Bergamo, la fascia est era proprietà del ducato di Brescia, quella sud probabilmente di Parma, la zona ovest era appannaggio del ducato di Piacenza. Al centro, è bene ricordarlo, c'era Cremona, isola bizantina. Nel Codice diplomatico cremonese nei documenti relativi ai secoli VIII e IX compaiono decine di nomi di località: fundi massarici, castrum, curtis. 

Oggi tutti comuni o località ben definite e conosciute. Ecco Sexpilas (Sospiro), Alphianus (Alfiano), Sextum (Sesto), Iovenalta (Genivolta), Tencara (vicino Pizzighettone), Aucie maior (Cortemaggiore), Trigulo (Trigolo), Castri Soncini (Soncino), Casale maiore (Casalmaggiore), Cornalido (Cornaleto), Sereniano (Serniano), Castri Gabiani (Castel Gabbiano), Camisiano (Camisano), Freganino et Bulgaro (Gadesco), Brisianorum (nelle vicinanze di Castelleone), Urso casale (Oscasale), Pratobiso (Castelvisconti), Crotta (Crotta), Ateldo (Voltido), Casale Maurani (Casalmorano), Acquanigrae (Acquanegra Cremonese), Casalem Sichonis (Casalsigone). Dalle pagine dei preziosi volumi curati da Lorenzo Astegiano emergono altre indicazioni per la ricostruzione del territorio longobardo cremonese, ma erano probabilmente quattro i centri principali: Sexpilas, Sextum, Tencara, Castri Soncini e Casale maiore. Un gastaldo era insediato nella curtes regia di Sospiro-Sexpilas, a sei miglia dalla città, e governava il territorio in nome del re (difficile dire se la curtis fosse stata data al re dal duca di Brescia quando i Longobardi, per rafforzare il potere regio cedettero, al re diverse proprietà, o se invece fosse già suo dominio). A certificare l'esistenza della curtis di Sospiro sono documenti posteriori all’epoca longobarda, relativi a quella carolingia, per cui Gualazzini sostiene che: «E’ verosimile che lo fosse stato (corte regia ndr) già con i Langobardi». Sta di fatto comunque che i documenti la inseriscono nel ducato di Brescia. A Sexpilas era considerato un borgo, sotto la sua giurisdizione c’erano numerose località. L’assetto territoriale corrisponde pressappoco all’attuale suddivisione del Comune, con le sue località e le sue frazioni. Tra i quali Longardore, nome che inequivocabilmente richiama i Longobardi. In un inventario del 1200 che elenca i vari possedimenti della corte di Sexpilas compaiono ‘Tegete de Longoverdore’, Sanctum Salvatorem’, ‘Tidolo’, ‘Sanctum Laurentium’, Sors Warogni’ (forse Ca’ de Varani), ‘Blanci de Cotexela’ (forse Ca’ de Corti). Non è da escludere che facessero parte della curtis di Sospiro alcuni possedimenti della vicina Bonemerse. Ancora oggi esistono due località dai nomi chiaramente longobardi: Farisengo e addirittura Gambara.
Fulvio Stumpo

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