ono vari i romanzi, e il più noto è 'Suite francesè della Nemirovsky, che raccontano del sud della Francia e della Costa azzurra dopo il 1940, con il riversarsi di gente in cerca di una via di scampo dopo la sconfitta del maresciallo Petain e l'occupazione nazista di Parigi e del nord del paese. Ora Sellerio pubblica il diario autobiografico di Varian Fry, giornalista e editore, primo cittadino Usa a essere entrato nella lista dei Giusti di Israele, per aver salvato oltre duemila ebrei dalla deportazione. Il suo libro ha, per di più, una storia esemplare, perchè negli anni '40, durante la guerra, fu scritto per fare i conti con un'esperienza difficile anche traumatica, ma pubblicarlo in un'America in guerra, che si trovava come si sa in imbarazzo davanti al tema della deportazione degli ebrei, non fu facile e, quando vi riuscì, rimase quasi clandestino e la sua vita, segnata da quei 13 mesi in Francia, fu piuttosto travagliata. Il libro ha un sottotitolo che ne svela la ricchezza e l'interesse particolare: 'Artisti, dissidenti ed ebrei in fuga dai nazisti - Marsiglia 1940-1941', perchè nelle sue pagine Fry racconta di molti personaggi famosi e importanti, da Andrè Breton a Marcel Dushamp, da Max Ophuls a Anna Seghers, da Max Ernst a Marc Chagall e tanti altri. La sua fu infatti una missione segreta, promossa dall'Emergency Rescue Committee, dietro cui era la moglie di Roosvelt, nato per cercare di mettere in salvo i perseguitati e, in particolare, alcune figure di spicco della cultura e della politica, minacciati dall'obbligo delle autorità francesi di «consegna su richiesta» ai nazisti dei rifugiati, come previsto dalle clausole della resa della Francia. «L'Europa è diventata ben strana, se uomini come quelli sono ridotti ad attendere pazientemente nell'anticamera di un giovane americano senza importanza» scrive a Fry a suo tempo, dalla camera dell'Hotel Splendid da cui operava, per organizzare fughe in America attraverso la Spagna o il Portogallo, con l'aiuto di un gruppo di perone legate alla resistenza, a cominciare da Mary Jayne Gold, ereditiera americana amante di un boss del porto che lei aveva condizionato ideologicamente. E «uomini come quelli» erano personaggi speso molto in vista e come incapaci, per orgoglio e per carattere, di adattarsi alle esigenze drammatiche del momento, in cui per strada si parlava solo di passaporti e visti e si viveva con l'angoscia dell'improvvisa comparsa di tedeschi o gendarmi collaborazionisti a caccia di prede. Ecco allora che Alma Mahler e Franz Werfel, oltre a rimandare la partenza per non farla di giorno 13, pronti a passare il confine con la Spagna a piedi, si presentano con ben 12 valigie, tenendo sulle spalle uno zaino in cui erano la partitura della Nona di Mahler, della Terza sinfonia di Anton Bruckner e il manoscritto della 'Bernadettè dello stesso Werfel, opere giunte sino a noi anche grazie quindi all'operato di Fry. Altrove racconta invece di Emilio Lussu che lo invita a contattare i servizi segreti inglesi, di due statisti noti, che finirono per farsi arrestare, essendosi intestarditi a voler viaggiare solo in prima classe, o di Modigliani, fratello del celebre pittore, importante personaggio del socialismo italiano, che si rifiuta di tagliarsi la folta barba e disfarsi della pelliccia che aveva avuto in regalo da un sindacato. Per aiutare queste persone e tanti anonimi fuggiaschi, in maggioranza ebrei, il giovane americano si industriava come poteva, ma senza mai perdersi d'animo e, quando l'appoggio, per visti e documenti con nomi falsi di ambasciate come quella Cecoslovacca o del Siam era venuto meno, aveva trovato dei falsari e per trovare barche per passare lo stretto di Gibilterra non si era fatto scrupolo di avvalersi della malavita. Questo finche lo stesso suo paese non gli rinnovò il passaporto costringendolo a tornare in patria dopo «i dodici mesi più intensi» della sua vita che hanno lasciato in lui «il segno indelebile di un anno trascorso a combattere la propria piccola guerra personale».