L'ANALISI
14 Luglio 2025 - 05:25
Giuseppina Bonali al centro con i coscritti del paese in una foto di alcuni anni fa
LEVATA - Il suo coraggio, la sua forza di sorridere sempre e comunque alla vita l'hanno accompagnata ogni giorno. Giuseppina Bonali, classe 1952 era così. Di Levata, ha convissuto per tutta la sua esistenza con una grave malformazione genetica che ne ha condizionato e poi pregiudicato la struttura fisica e gli spostamenti, costringendola su una carrozzina per molti anni, ma che non l'hanno scalfita nel carattere e nella capacità di reagire.
Così la descrive chi l'ha conosciuta bene, a partire dai suoi coscritti di Levata e Grontardo che le hanno dedicato un pensiero: «L'abbiamo sempre avuta vicino fin dai tempi della scuola, voleva bene a tutti noi e noi altrettanto, abbiamo vissuto con lei molti momenti belli e importanti. Le sue difficoltà fisiche e la sua forza nel far finta di niente, sono state un esempio e un insegnamento. Appena era possibile, la chiamavamo e la cercavamo per passare qualche ora insieme per una cena o una rimpatriata. E lei fin quando ha potuto ha sempre risposto presente. Era la prima a scherzare, a dire una battuta, a chiederci come stavamo. Piangiamo una di noi e una persona che rimarrà sempre nel nostro cuore. Abbiamo alcune foto di gruppo in cui siamo insieme a lei, la ricordiamo tutti così, con la sua energia e il suo sorriso».
Ha sempre frequentato la parrocchia, partecipando alla messa nei primi banchi e ha vissuto in via Gerosa, a Levata, con la sua famiglia. Il fratello Gianprimo, di qualche anno più grande, soffriva del suo stesso problema. Buono, gentile, non ha mai camminato: lucidissimo, tifoso del Milan e di Gianni Rivera, è morto nel 1978.
Negli anni sono deceduti anche i genitori di Giuseppina, prima la mamma e poi il papà (sono tutti al cimitero di Levata), lasciandola sola.
Da allora e per molto tempo ha dovuto affidarsi alle cure di assistenti e badanti. Fino a poco tempo fa usciva sempre accompagnata in carrozzina ed era sempre la prima a salutare. Curiosa, attentissima a quel che accadeva intorno a lei, si teneva aggiornata su tutto, specie attraverso il giornale La Provincia. Seguiva i programmi in TV di attualità e di tutti i temi che la interessavano, a partire dalla Sanità. «Avrei tante cose da dire», ripeteva spesso «dovrebbero fare delle pagine di giornale se racconto tutto». In effetti era competente in materia, al punto che aveva fatto parte anche di alcuni enti o organismi legati al settore. «Il suo coraggio resteranno un esempio per tutti, non si lamentava mai, nonostante la vita non le abbia concesso neanche un giorno di tregua», dicono a Levata. Dove domani alle 15 saranno celebrati i funerali nella chiesa parrocchiale da don Diego Pallavicini.
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