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LUTTO E CORDOGLIO

Il ciclismo piange Giuseppe Soldi, campione cremonese

Nel 1965 conquistò in Spagna uno storico titolo iridato nella 100 km

Felice Staboli

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fstaboli@laprovinciacr.it

06 Luglio 2025 - 17:01

Il ciclismo piange Giuseppe Soldi, campione cremonese

Giuseppe Soldi

STAGNO LOMBARDO - Lutto nel mondo del ciclismo cremonese. Addio a Giuseppe Soldi, campione del mondo, stimato da tutti, sempre col sorriso, umile come solo i grandi sanno esserlo. Era stato macchinista di treno prima di entrare alla Banca Provinciale Lombarda. Nato a Stagno Lombardo nel 1940, quel titolo Mondiale vinto nel 1965 gli ha regalato la più grande soddisfazione personale, un ricordo che si è portato dentro per tutta la vita. Nel 2015, a 50 anni di distanza, aveva organizzato una rimpatriata con i compagni di avventura, proprio a Cremona.

Il prossimo 2 settembre sarebbero stati 60 anni da quel trionfo nella 100 chilometri, a cronometro, insieme a Mino Denti (di Soncino), Luciano Dalla Bona e Pietro Guerra, in Spagna. Da allievo aveva vinto la mitica coppa Dondeo e poi il Circuito di Cremona davanti a 4 mila persone, aveva corso per il Gs Migliaro e poi con la Zoppas di Cremona, fino al Pedale Soresinese.


«Ero un giovane promettente — aveva raccontato Soldi in una intervista al giornale La Provincia, nel 2015 — allora eravamo dilettanti ma, di fatto, facevamo solo i ciclisti. Ero affascinato da Gino Bartali, ma anche da Alfo Ferrari che era stato campione del mondo e Silvio Pedroni. I miei anni erano quelli di Gimondi, Motta, Adorni». Il mondiale a Lasarte, in Spagna, è stato un momento indimenticabile. «Siamo stati là 40 giorni per la preparazione — aveva spiegato —. Ogni mattina, alle 6, colazione con riso e bistecca. Noi eravamo i favoriti, contro i russi e gli spagnoli, gente fortissima. Col bel tempo avremmo vinto in scioltezza. Ma quel 2 settembre del 1965, pioveva forte. Io col brutto tempo non avevo problemi, anzi mi esaltavo. Si dovevano coprire due giri, da 50 chilometri l’uno. Il primo giro avevamo un vantaggio di oltre 2 minuti sugli spagnoli. Poi acqua e vento, pozzanghere e insidie ogni chilometro. E poi Guerra che fora. Dalla Bona un po’ indietro. In due, io e Denti, eravamo avanti e abbiamo dovuto aspettare almeno Guerra. Quando siamo arrivati al traguardo, in 2 ore, 22 minuti e 3 secondi il vento aveva portato via anche la tribuna. Comunque avevamo vinto. Anche se poi c’è stato un piccolo giallo». Soldi lo aveva raccontato così: «I tempi erano redatti su dei fogli, l’acqua aveva un po’ alterato la scrittura, ad un certo punto fu necessario verificare il tempo della Spagna, ma in pochi minuti la questione è stata risolta e noi abbiamo potuto indossare la nostra maglia iridata. Senza inno e con poca cerimonia. Ricordo che in camera, in albergo, ero con Denti. La maglia iridata era ai piedi del letto. Quasi non riuscivo a crederci. Quando siamo tornati a Cremona, in Comune ci hanno dedicato anche una cerimonia con tanto di medaglia, che ci è stata consegnata dall’allora sindaco Vernaschi. Ho ricevuto anche un premio dal Panathlon, nel ‘65».

Poi, Soldi era passato nei professionisti, alla Bianchi. «Ho debuttato nella Milano-Torino. Ricordo che ero emozionatissimo. Sono passato accanto a Van Looy, l’ho toccato sulla spalla. Mi ha chiesto: «Chi sei?», e io gli ho risposto che volevo essere certo che fosse proprio lui. Alla Milano - Sanremo mi sono ritrovato in corsa con Merckx e Motta, Poggiali e Durante. Loro sono andati via ma ero già molto soddisfatto».

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