L'ANALISI
18 Giugno 2025 - 15:08
CASALMAGGIORE - Negli ultimi giorni, alcuni familiari di ospiti della Fondazione Conte Carlo Busi hanno espresso perplessità e malumore in seguito alla ricezione di un documento integrativo al contratto di ingresso in Rsa. L’Addendum, firmato dal direttore amministrativo Marco Ponticelli, informa che la struttura non si ritiene responsabile per smarrimenti o furti di denaro, gioielli, danni agli indumenti (salvo quelli imputabili alla lavanderia esterna) e, fatto che ha suscitato particolare disappunto, per eventuali danneggiamenti o perdite di protesi dentarie, apparecchi acustici o altri ausili sanitari. È inoltre richiesta la firma del residente e di un familiare, definito 'obbligato in solido'.
Il gruppo 'Laboratorio Comune', che ha raccolto le segnalazioni di alcuni parenti, contesta l’impostazione del documento. A loro avviso, mentre può avere un senso porre limiti di responsabilità per beni di valore o contanti, è difficile giustificare lo stesso principio per oggetti come protesi o ausili, che rappresentano strumenti fondamentali per la vita quotidiana e il benessere degli ospiti. Le critiche sollevano anche una questione più ampia: se le Rsa, nate per garantire cura e protezione a persone fragili e non autosufficienti, possano davvero sollevarsi da ogni responsabilità in casi del genere. 'Laboratorio Comune' propone di valutare una copertura assicurativa per danni a terzi, come previsto anche da alcune normative regionali, e rilancia la richiesta di costituire un Comitato dei Familiari.
Alle critiche risponde la presidente della Fondazione, Bruna Masseroni, chiarendo innanzitutto che la struttura dispone già di una polizza assicurativa per la responsabilità civile. Tale polizza copre i danni arrecati a beni in custodia o consegna, ma esclude espressamente i furti e gli incendi, e prevede una franchigia di 1.500 euro, che resta comunque a carico della Fondazione in caso di indennizzo. Masseroni precisa che l’attivazione dell’assicurazione richiede sempre una valutazione specifica della responsabilità da parte dell’ente. In caso di richiesta di risarcimento, deve essere verificato se vi sia una responsabilità diretta della struttura nella causazione del danno, cosa che non può essere data per scontata. Per quanto riguarda l’addendum, si tratta di un’integrazione formale ai contratti già in essere. Nei nuovi contratti, invece, è già stato introdotto un articolo (il n. 13) dedicato alla 'Responsabilità del residente', che disciplina in maniera più dettagliata i limiti di responsabilità relativi a oggetti di valore, denaro, abbigliamento, protesi e altri beni personali.
Il chiarimento arriva anche alla luce di episodi recenti, in cui alcune indagini interne hanno escluso responsabilità da parte del personale della Fondazione, ma hanno comunque generato aspettative di risarcimento da parte dei familiari. Secondo la presidente, questi casi dimostrano l’esigenza di una maggiore chiarezza contrattuale per evitare incomprensioni e contenziosi. Masseroni aggiunge che, in presenza di condizioni cliniche o cognitive che limitano l’autonomia degli ospiti, è frequente che protesi o ausili vengano danneggiati o smarriti senza che sia possibile imputare l’evento al comportamento del personale. La struttura – sottolinea – non può garantire una sorveglianza continua 24 ore su 24 su ogni oggetto personale.
Sul tema del Comitato dei Familiari, Masseroni conferma che già dal 13 maggio la Fondazione ha invitato due parenti interessate a trasmettere una proposta di regolamento per costituire ufficialmente il comitato. La bozza, da sottoporre al Consiglio di Amministrazione per l’approvazione, potrebbe poi essere inserita nella Carta dei Servizi. Al momento, tuttavia, nessun documento è stato ancora presentato.
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