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Cultura come ricchezza: Cremona sotto la media

Pochi i musei e i parchi storici. Deboli i settori ad alta conoscenza. Tante le biblioteche

Francesco Gottardi

Email:

fgottardi@cremonaonline.it

31 Marzo 2025 - 05:30

Cultura come ricchezza: Cremona sotto la media

CREMONA - «Il benessere di una società si riflette anche nel suo modo di abitare il territorio e di prendersi cura della propria eredità culturale». È quanto si legge in un passaggio contenuto nel report annuale pubblicato dall’ufficio statistica della Provincia di Cremona. Il rapporto, giunto alla nona edizione, si focalizza sul benessere equo e sostenibile (Bes) in provincia ed è realizzato in collaborazione con Cuspi (Coordinamento uffici statistica province italiane), Upi e Istat, per misurare il benessere dei cittadini attraverso il calcolo di 84 indicatori suddivisi in 11 aree tematiche (salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione, qualità dei servizi).

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Se il quadro generale che emerge dall’analisi degli indicatori fotografa una provincia in salute, per molti versi sopra la media regionale e nazionale, non mancano però alcune note dolenti, come nel caso del paesaggio e patrimonio culturale. Il paesaggio, a lungo trascurato dalle ricerche sul benessere dei territori, risulta essere un importante elemento che concorre alla crescita economica dei territori e, prima di tutto, al benessere dei cittadini. Un parco pubblico non è solo uno spazio di socializzazione di grande valore, ma rappresenta una valvola di sfogo per la frenesia della vita in città, funge da polmone verde e da ‘termoregolatore’, contrastando le bolle di calore nel periodo torrido. Ma proprio su paesaggio e patrimonio culturale la prestazione di Cremona è meno lusinghiera, a partire dagli indicatori relativi agli spazi verdi: «nel comune di Cremona la densità di verde storico e di parchi urbani di notevole interesse pubblico è pari all’1,2% della superficie urbanizzata, dato inferiore a quello medio nazionale (1,6%) e meno della metà di quello regionale (2,7%)». Lo stesso discorso vale per i musei: «La densità e la rilevanza del patrimonio museale, che considera sia la densità territoriale delle strutture espositive permanenti (musei, aree archeologiche e monumenti aperti al pubblico) che il numero di visitatori, vede un valore medio nazionale pari a 1,5, mentre in provincia di Cremona il suo valore è inferiore (0,5)». Anche l’indicatore sulla dotazione di risorse del patrimonio culturale evidenzia una minore presenza di beni immobili culturali sul territorio cremonese (50,6 beni culturali per 100 chilometri quadrati) rispetto a quella registrata sul territorio nazionale (77,3) e regionale (89,7).

Ottima prestazione per quanto riguarda, invece, la presenza di biblioteche: nel 2023 se ne rilevavano 33,1 ogni 100mila abitanti, contro un valore medio nazionale di 22,4 e regionale di 20,6. A Cremona, dunque, si legge, merito anche di una fitta rete di biblioteche comunali diffuse nei piccoli centri della bassa, che spesso fungono da unici spazi aggregativi e culturali nei paesi.

Vi sono poi una serie di indicatori validi per il contesto nazionale ma meno rappresentativi per un territorio come quello locale. L’agriturismo, ad esempio, si è rivelato, col passare del tempo, un valido strumento di contrasto all’abbandono delle aree rurali ed è senza dubbio la forma di valorizzazione del paesaggio rurale più praticata nel nostro Paese, soprattutto nel Centro Italia. «Sul territorio cremonese le aziende agrituristiche sono 4 ogni 100 chilometri quadrati, meno di quelle rilevate in Lombardia (7,3 per 100 chilometri quadrati) e circa la metà di quelle rilevate in Italia (8,6 per 100 chilometri quadrati).

Anche l’indicatore sulla presenza di aree di particolare interesse naturalistico evidenzia le differenze paesaggistiche dei territori italiani. «In provincia di Cremona i Comuni che presentano aree di particolare interesse naturalistico sono pochi, il 29,2% del totale, mentre in Lombardia sono il 35,8% e in Italia il 56,7%».

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