L'ANALISI
28 Giugno 2024 - 15:09
Arianna Zardi e il luogo dove venne trovata priva di vita
TORRICELLA DEL PIZZO - Nemmeno gli ulteriori sei mesi abbondanti di indagine hanno sciolto il mistero che da 23 anni avvolge la morte di Arianna Zardi, l’impiegata di 25 anni incuriosita dalle religioni, studentessa universitaria di Teologia e frequentatrice della locale comunità dei Testimoni di Geova, uscita di casa il 30 settembre, trovata senza vita dagli zii il 2 ottobre del 2001 sotto il ponticello di Torricella del Pizzo.
Il pm ha di nuovo sentito le persone che 23 anni fa condivisero gli ultimi istanti di vita con Arianna, ma "le indagini aggiuntive non hanno dato risultati di rilievo". Da qui, ha chiesto l’archiviazione del fascicolo a suo tempo aperto con l’ipotesi di omicidio a carico di ignoti.
“Resta un velo di tristezza. Tutti hanno sempre operato al meglio, ma è passato troppo tempo”, ha detto l’avvocato Giovanni Bertoletti, legale di Sara, la sorella di Arianna che da 23 anni non crede né alla disgrazia né al suicidio. Il legale la incontrerà giovedì prossimo. "Leggeremo gli atti e valuteremo se opporci alla richiesta di archiviazione”.
Come ci finì sotto il ponticello Arianna? Precipitò dal muretto? Lo fece di proposito? Fu una disgrazia oppure qualcuno la spinse? Mistero.
Quella domenica, Arianna uscì di casa, prese la corriera, scese a Cingia de’ Botti. Lì abitava il fidanzato, con il quale sembra stesse per chiudere la loro storia che durava da un anno. Il ragazzo era in casa, ma non si fece sentire al telefono né, più tardi, rispose al messaggio telefonico inviato dalla zona del muretto da Arianna, che gli domandò dove fosse.
Poiché a Cingia de’ Botti non passavano più autobus, Arianna si incamminò verso Torricella del Pizzo alla ricerca di amici che in auto l’avrebbero riaccompagnata a Casalmaggiore. La ricerca fu vana. Proseguì a piedi.
Ventitré anni fa, il primo pm che si occupò del caso aprì il fascicolo. Allora, si ipotizzò che Arianna fosse deceduta dopo una caduta da otto metri in seguito a suicidio, malore, assassinio. Le indagini culminarono nella prima richiesta di archiviazione. «Una disgrazia», si convinse il pm. Una persona notò la ragazza barcollare sull’argine. Il medico legale disse che le fratture «non erano incompatibili con una precipitazione dall’alto».
L’unico sospettato, all’epoca minorenne, venne poi scagionato dalle accuse più pesanti. Ammise di aver trovato la borsetta della studentessa sul muretto del ponticello e di aver preso il portafogli e il telefonino. Nel 2004, il giovane ottenne il perdono giudiziale.
Nel 2015, l’allora procuratore Roberto di Martino, riprese in mano il fascicolo aperto con l’ipotesi di omicidio. Un fascicolo contro ignoti. Si ricominciò daccapo. Nuove indagini. L’8 gennaio del 2016, nel cimitero di Casalbellotto, il corpo di Arianna venne esumato. La Procura generale di Brescia diede il placet alla nomina, da parte del capo dei pm di Cremona, di un pool di esperti che sottoposero i resti della giovane a una Tac per verificare eventuali fratture. La finalità: ricostruire la dinamica di quanto accaduto lungo l’argine, ma l’indagine non aggiunse nuovi tasselli. Da qui, la richiesta di archiviazione, a cui la sorella di Arianna si era opposta. Lo scorso settembre il gip non aveva gettato la spugna, ordinando un supplemento di indagini che, però, non ha portato alla svolta.
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