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COLD CASE IN GOLENA

Caso Zardi, sei mesi per risolvere il mistero

Nel 2001 Arianna fu trovata morta a Torricella del Pizzo: il gip non ha archiviato il fascicolo. Nel 2016 venne riesumata la salma della 25enne di Casalbellotto, adesso la proroga dell’indagine

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

16 Settembre 2023 - 18:18

Caso Arianna Zardi

Arianna Zardi e il luogo dove venne trovata priva di vita

TORRICELLA DEL PIZZO - Sei mesi ancora, nel tentativo di risolvere, ventidue anni dopo, il mistero che avvolge la morte di Arianna Zardi, l’impiegata di 25 anni incuriosita dalle religioni, studentessa universitaria di Teologia e frequentatrice della locale comunità dei Testimoni di Geova. Il gip non ha archiviato il caso, prorogando di altri sei mesi l’indagine, restringendo il raggio di azione alle persone già sentite nel 2001. Le stesse che condivisero gli ultimi istanti di vita con Arianna, uscita di casa domenica 30 settembre. Il suo corpo, sotto il ponticello di Torricella del Pizzo, lo trovarono i suo zii, il 2 ottobre successivo. Come ci finì lì sotto, Arianna? Precipitò dal muretto? Lo fece di proposito? Fu una disgrazia oppure qualcuno la spinse?


Forse, qualcosa non quadra nelle dichiarazioni all’epoca rese agli investigatori. Il gip pare abbia rilevato contraddizioni. Quella domenica, Arianna uscì di casa, prese la corriera , scese a Cingia de’ Botti. Lì abitava il fidanzato, con il quale sembra stesse per chiudere la loro storia che durava da un anno. Il ragazzo era in casa, ma non si fece sentire al telefono né, più tardi, rispose al messaggio telefonico inviato dalla zona del muretto da Arianna, che gli domandò dove fosse. Poiché a Cingia de’ Botti non passavano più autobus, Arianna si incamminò verso Torricella del Pizzo alla ricerca di amici che in auto l’avrebbero riaccompagnata a Casalmaggiore. La ricerca fu vana. Proseguì a piedi.

Giovanni Bertoletti


Ventidue anni fa, il primo pm che si occupò del caso aprì il fascicolo. Allora, si ipotizzò che Arianna fosse deceduta dopo una caduta da otto metri in seguito a suicidio, malore, assassinio. Le indagini culminarono nella prima richiesta di archiviazione. «Una disgrazia», si convinse il pm. Una persona notò la ragazza barcollare sull’argine. Il medico legale disse che le fratture «non erano incompatibili con una precipitazione dall’alto». L’unico sospettato, all’epoca minorenne, venne poi scagionato dalle accuse più pesanti. Ammise di aver trovato la borsetta della studentessa sul muretto del ponticello e di aver preso il portafogli e il telefonino. Nel 2004, il giovane ottenne il perdono giudiziale.


Da 22 anni, la sorella di Arianna non crede né alla disgrazia né, peggio, al suicidio. Nel 2015, l’allora procuratore, Roberto di Martino, riprese in mano il fascicolo aperto con l’ipotesi di omicidio. Un fascicolo contro ignoti. Si ricominciò daccapo. Nuove indagini. L’8 gennaio del 2016, nel cimitero di Casalbellotto, il corpo di Arianna venne esumato. La Procura generale di Brescia diede il placet alla nomina, da parte del capo dei pm di Cremona, di un pool di esperti che sottoposero i resti della giovane a una Tac per verificare eventuali fratture. La finalità: ricostruire la dinamica di quanto accaduto lungo l’argine. Due anni fa, la Procura ha di nuovo chiesto l’archiviazione, alla quale si è opposta la sorella Sara, assistita dall’avvocato Giovanni Bertoletti. Da allora, silenzio, rotto ora dal legale. Indagine prorogate di sei mesi. Il legale è soddisfatto. «L’importante è che ci sia ancora chi crede, come il gip, di far luce. Per certi versi, uno potrebbe dire: ‘Quanto tempo abbiamo dovuto aspettare’. Invece, si può vedere il lato positivo di questa lunga attesa. Ancora oggi, a parte noi (il legale e la sorella di Arianna, ndr), c’è anche il gip che non vuole gettare la spugna».

LA SORELLA SARA: «FINALMENTE SAPREMO LA VERITA'»

«Sono contentissima». Sara Zardi, la sorella di Arianna, è davvero soddisfatta della notizia che le ha comunicato l’avvocato Giovanni Bertoletti. «Finalmente ci hanno ascoltato e se lo hanno fatto deve essere per forza perché ci sono ancora aspetti che meritano di essere approfonditi. Diversamente avrebbero archiviato tutto in via definitiva da un pezzo», commenta Sara, che ha preso atto di come per l’autorità giudiziaria non sia giunto ancora il momento di chiudere tutta la questione. Un anno fa, dalle colonne del giornale La Provincia, Sara ricordò che nel 2021, nel corso di una udienza davanti al giudice per le indagini preliminari, chiese di non archiviare la vicenda, ma poi non seppe più nulla. La situazione è rimasta inalterata sino all’ultimo sviluppo, positivo quanto forse ormai insperato.

«Quello di mia sorella è un ‘cold case’ a tutti gli effetti», dice Sara. Un caso, cioè, ‘a pista fredda’, da analizzare in quanto non ancora risolto, ma per il quale nuove informazioni potrebbero emergere da elementi quali, ad esempio, la rielaborazione di quel che è stato raccolto finora, anche alla luce dei progressi tecno-scientifici intervenuti nel tempo. «Io - riflette la sorella di Arianna - confido che con le nuove tecniche di indagine e con le tecnologie si possano finalmente avere le risposte che non ci sono state date. In vent’anni credo ci sia stata una evoluzione che può aiutare». Gli aspetti che anche a suo tempo Sara aveva indicato come fonte di perplessità riguardano alcune ferite che non si giustificano con la caduta dal muretto, la torsione di un polso, impronte di una scarpa e di uno pneumatico. Ci sono circostanze indicate nel primo referto che non sono state poi prese in considerazione, secondo la famiglia di Arianna

Sara Zardi, sorella di Arianna

«Speriamo che adesso si riesca a ricostruire tutto, che sia fatta luce, che si capisca finalmente com’è morta mia sorella», auspica Sara. La sua famiglia, è noto, non ha mai creduto né al suicidio né alla disgrazia. Sara si rende perfettamente conto che a distanza di 22 anni dal ritrovamento del corpo senza vita della sorella non sarà semplice arrivare alla verità. «Ma io continuo a sperare. Presto mi risentirò con l’avvocato Bertoletti per fare il punto della situazione». (Davide Bazzani)

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