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COLD CASE

Il caso Zardi, l'appello di Sara: «Chi sa parli»

La sorella di Arianna creerà una pagina social per raccogliere testimonianze. Il criminologo Langella a caccia di tracce: «Strani traumi»

Davide Luigi Bazzani

Email:

davideluigibazzani@gmail.com

29 Settembre 2023 - 05:20

Il caso Zardi, l'appello di Sara: «Parlate»

Il luogo in cui fu trovato il corpo di Arianna Zardi il 2 ottobre del 2001

CASALMAGGIORE - Con la decisione del gip di Cremona di prorogare di altri sei mesi le indagini sul caso di Arianna Zardi, la studentessa di Teologia di 25 anni trovata senza vita il 2 ottobre 2001 a Torricella del Pizzo, sotto il ponticello di una chiavica, l’interesse sul cold case si è particolarmente riacceso.

A insistere perché finalmente si possa fare luce sulla triste vicenda, rimasta per diversi aspetti oscura, è la sorella di Arianna, Sara. Ma anche il criminologo Giovanni Langella tornerà ad occuparsi del caso lunedì sera, sul canale ‘Crimedoors’, irradiato tramite il canale social Twitch e successivamente, in replica, su YouTube, nel tentativo di avvicinarsi a quella verità che ancora non è stata ricostruita.

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Sara Zardi e Giovanni Langella

«Rinnovo il mio appello – ha scritto Sara —, chi sa parli. Qualsiasi info può essere utile per ricostruire la dinamica di questa morte assurda, Arianna a oggi non ha pace, come noi famigliari che cerchiamo la verità sulla sua scomparsa avvenuta nel 2001, quando uscì di casa al pomeriggio e non vi fece più ritorno. Oggi esistono molti modi per contattarci, a breve creerò una pagina dedicata ad Arianna, per pubblicare questi appelli e gli aggiornamenti di questo caso che vuole trovare finalmente la verità».

Il richiamo è stato rilanciato anche dal gruppo ‘Noi uniti per Casalmaggiore e le sue frazioni’: «Vogliamo lanciare l'appello e aggregarci alla famiglia di Sara. Abbattete questo muro di omertà, fate la vostra parte pure in anonimato, qualsiasi elemento è utile per le indagini, e diamo giustizia a questa povera anima, affinché possa riposare in pace».

Langella, 35 anni, originario di Torre del Greco ma da quasi quattro anni residente a Cremona, laureato in Biotecnologie molecolari con approfondimenti in studi di genetica forense, criminalistica e criminal profiling, spiega che nel corso della puntata di lunedì prossimo «sarà effettuata una ricostruzione di tutta la vicenda, dall’inizio alla fine, alla presenza di Sara. Mi occupo di cold case e mi ero interessato del caso Zardi perché c’erano elementi che secondo me non tornavano. Peraltro, se il gip ha concesso la proroga delle indagini, significa che effettivamente ci sono questioni ancora aperte. Personalmente, ho ritrovato elementi che non possono essere tralasciati. In particolare ritengo che vi siano da approfondire alcuni aspetti legati agli impatti politraumatici».

Secondo la ricostruzione fatta ventidue anni fa, Arianna cadde da un’altezza di alcuni metri. Ma non si capisce perché: si buttò lei? Ipotesi, questa, sempre decisamente respinta dai famigliari. La spinse qualcuno? C’era qualcuno con lei? Oppure le cose andarono in modo del tutto diverso da come sono state ipotizzate finora? Sara non ha mai creduto né al suicidio e nemmeno alla disgrazia.

Anche altre questioni, oltre agli aspetti dei traumi, secondo il criminologo non hanno trovato per ora risposte convincenti. «Credo comunque che sul Dna e sulle autopsie sia stato fatto un buon lavoro, francamente». Forse all’epoca è mancato qualcosa in termini di «valutazioni svolte» sui dati raccolti.

Per Langella «non è detto che l’obbiettivo ora debba essere esclusivamente quello di trovare un colpevole, tanto più a distanza di così tanti anni. Non è sicuramente semplice. Ma riuscire a scrivere sulla carta in che modo quella ragazza è morta, ad esempio escludendo il suicidio, sarebbe già tanto. Sarebbe renderle in qualche modo giustizia». Nel corso della puntata di lunedì di ‘Crimedoors’ «si parlerà anche di psicologia della testimonianza».

L’iter del caso Zardi si interruppe con una prima archiviazione: la convinzione del pm era che si era trattato di una disgrazia. L’unico sospettato venne scagionato dalle accuse di essere coinvolto nell’accaduto: ammise di avere trovato sul muretto del ponticello la borsetta e di aver prelevato il portafogli e il telefonino.

Nel 2015 il fascicolo venne riaperto, con l’ipotesi di omicidio. Nel 2016 il corpo venne esumato dal cimitero di Casalbellotto per nuove analisi.

La Procura due anni fa chiese ancora l’archiviazione, ma Sara, assistita dall’avvocato Giovanni Bertoletti, si oppose. Il gip alla fine ha deciso di procedere con ulteriori approfondimenti.

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